Trionfo di Sarkozy, frenata per Le Pen, sconfitta di Hollande. Così sono letti dai nostri media i risultati del secondo turno delle elezioni dipartimentali francesi, una lettura che rispecchia i dati emersi dalle votazioni, ma che è forse anche influenzata da qualche riflessione sulla nostra situazione. Queste prime reazioni sembrano più tese a sottolineare la mancata avanzata del Fronte Nazionale, alleato della Lega di Salvini, che la sonora sconfitta dei socialisti alleati di Renzi.
Il raggruppamento costituito da Ump, di cui Sarkozy è tornato presidente lo scorso dicembre, Udi, a sua volta raggruppamento di una serie di forze di centro e centro-destra, e Ud, unione di partiti di destra, ha in effetti ottenuto un grosso successo, sia per voti che per dipartimenti conquistati, arrivando a controllare due terzi dei 101 in cui è divisa la Francia, mentre il Partito Socialista perde più del 40% di quelli che aveva.
Non è quindi eccessivo parlare di “trionfo” della coalizione di centro destra e del suo leader, Nikolas Sarkozy, che già pensa alle prossime presidenziali del 2017, come traspare dalle primissime dichiarazioni. Nel passato, in diverse occasioni i vincitori delle dipartimentali hanno poi anche vinto le presidenziali, ma non si tratta, ovviamente, di una garanzia e la strada è ancora lunga per Sarkozy e la sua coalizione. I “blu” sono già alla loro seconda vittoria, dopo il successo alle comunali un anno fa, ma un test significativo saranno le regionali di dicembre.
Alle regionali si rifà anche Marine Le Pen che, commentando quello che ritiene un buon risultato a queste ultime elezioni, prevede a dicembre di conquistare quattro regioni su 17, anche favorita dal diverso sistema elettorale, proporzionale su due turni con premio di maggioranza.
Il Fronte Nazionale ha obiettivamente subìto un arresto rispetto alle elezioni europee, dove era risultato il più votato, ma Marine Le Pen non ha torto a dichiararsi soddisfatta, perché, pur non avendo conquistato neppure un dipartimento, il suo partito sarà in grado di condizionare la politica di molti di essi, a partire dalle prossime elezioni dei loro presidenti.
Non esistono invece dubbi sulla sconfitta di Hollande e di Manuel Valls, il Primo ministro responsabile della campagna elettorale, che hanno perso in favore dell’Ump, tra l’altro, perfino i loro dipartimenti di origine. Per i socialisti si tratta della quarta sconfitta consecutiva, dopo le europee, il rinnovo di metà del Senato, le comunali e ora le dipartimentali, dimostrazione di un forte malessere nell’elettorato di sinistra, sia che dipenda dalle divisioni interne o dalla “politica di destra” del governo, come lamenta la sinistra estrema.
In diversi commenti viene evidenziata la prospettiva di tre forti blocchi sulla scena politica francese che, non solo interromperebbe il confronto bipolare, ma porrebbe ulteriori problemi, dato l’isolamento in cui si tende a confinare il Fronte Nazionale.
Una situazione che richiama in parte quella italiana, per le difficoltà poste da alleanze con Lega e M5S e il frazionamento sia della destra che della sinistra, ma la Francia ha un sistema presidenziale che la rende per molti versi più stabile, anche se dall’anno prossimo entrerà in clima elettorale proprio per le presidenziali, in cui si affronteranno di nuovo Hollande e Sarkozy, a meno di sorprese.
Cosa il successo della destra in Francia possa insegnare al nostro centrodestra non è immediatamente comprensibile, neppure in termini di “uomo forte”: Sarkozy mira ad attribuirsi il successo a queste elRenzi viRezioni, ma molti fanno presente che è presidente del partito solo da pochi mesi, anzi, qualcuno potrebbe dire che Ump ha vinto “nonostante lui”, capitalizzando sull’operato dei suoi predecessori.
Forse anche il nostro Pd dovrebbe analizzare bene ciò che sta succedendo nel Partito Socialista francese, anche se Renzi ha finora vinto le elezioni con quella politica di “destra” che Oltralpe viene rinfacciata a Hollande.