Le prossime elezioni generali nel Regno Unito si presentano piuttosto difficili, almeno secondo i sondaggi, con i due principali partiti, Conservatori e Laburisti, praticamente alla pari e i Lib-Dem, attualmente al governo con i Conservatori, in forte calo. Come scrive Silvia Ballabio su queste pagine, potrebbe diventare rilevante il “terzo incomodo”, cioè lo SNP, il partito nazionalista (e separatista) scozzese, che questa volta sostituirebbe i tradizionali “terzi”, i Liberali. Per la verità, vi è anche un “quarto incomodo”, l’antieuropeo UKIP, il partito per l’indipendenza del Regno Unito risultato il più votato alle europee dell’anno scorso, che riuscirà però difficilmente a conquistare più di qualche seggio.

Nel sistema uninominale inglese la corrispondenza tra voti e seggi attribuiti è molto indiretta e dipende dal tipo di distribuzione dell’elettorato nelle varie circoscrizioni, rendendo anche difficili le previsioni sulla definitiva composizione della Camera. Anche per questa ragione, oltre che per la difficoltà di individuare un partito sostenibile in quanto tale dai cattolici, nella sua lettera diretta agli elettori cattolici la Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles ha indicato una serie di criteri per scegliere non un partito, ma un candidato, cosa insita appunto nel sistema uninominale.

I vescovi sottolineano l’importanza che i cattolici partecipino al voto per contribuire a creare il tipo di società che ritengono giusta, per loro e per il resto del mondo. Richiamano inoltre il fatto che in elezioni generali come questa sono coinvolti molti temi, ma alcuni sono più decisivi di altri, in particolare la dignità e il valore della vita umana e della sua crescita. Affermano infine che il nostro rapporto con Dio ci porta al desiderio di costruire un mondo in cui le preoccupazioni fondamentali sono rispetto, dignità, eguaglianza, giustizia e pace.

Ribadendo che il voto rimane una questione personale, ecco i temi che i vescovi ritengono non esclusivi, ma senza dubbio di primaria importanza: il rispetto della vita; il sostegno al matrimonio e alla vita familiare; la diminuzione della povertà; l’educazione come bene di tutti; la costruzione di comunità; l’attenzione al mondo. Per ognuna di queste aeree viene posta la domanda: su questo tema e sulle sue articolazioni qual è la posizione dei candidati nel tuo collegio?

Così, si chiede qual è la posizione nei confronti del suicidio assistito, dell’eutanasia, dell’aborto, o del matrimonio, fondato sulla relazione amorevole e fedele tra uomo e donna, come fondamento della società e sull’impegno a sostenere la famiglia come cuore della vita sociale e politica.

Un altro punto importante è dato da politiche incentrate sull’aiuto ai più bisognosi, su salari e stipendi che consentano di vivere alla propria famiglia, senza dover ricorrere all’aiuto dello Stato o delle associazioni caritatevoli. Questo tema della dignità come caratteristica di una politica rispettosa dell’umano emerge anche nella richiesta di un’educazione che non emargini i più poveri, ma che dia un accesso all’educazione veramente libero per tutti.

Il capitolo educazione contiene un’altra domanda per i candidati, se siano disposti a sostenere la libera scelta dei genitori per scuole basate sulla propria fede; qui i vescovi fanno presente che le scuole cattoliche hanno più di 845mila alunni in Inghilterra e Galles, con una maggiore differenziazione etnica rispetto a molte altre scuole.

Altri temi rilevanti sono la posizione dei candidati verso il volontariato, verso i problemi dell’immigrazione, l’aiuto ai Paesi in via di sviluppo, il rispetto dell’ambiente, ricordando che sia il mondo che le sue ricchezze ci sono state date, non sono nostre e dobbiamo rispettarle e condividerle.

Nel capitolo sul “Costruire comunità”, accanto ai temi del volontariato e dell’immigrazione, è importante la ripresa del tema del lavoro, della sua dignità e della necessità di un retribuzione che garantisca un sufficiente livello di vita. Qui i vescovi sottolineano il ruolo vitale del settore privato, ma lo richiamano a considerarsi al servizio della società, per risolvere problemi e affrontare i bisogni: “L’economia di mercato esiste per servire l’umanità. Le persone non sono pure unità economiche da sfruttare. La dignità del lavoro dovrebbe essere sempre rispettata”. Un forte richiamo, fondato sull’insegnamento sociale della Chiesa.

Un altro richiamo forte è sulla libertà religiosa, che, a seguito del drammatico aumento dell’estremismo violento e delle persecuzioni religiose, è diventata un tema cruciale in molte società, compresa quella inglese, aggiungono i vescovi. Quindi la domanda ai candidati sulla loro posizione verso la libertà religiosa, il rispetto reciproco e il ruolo della fede in Dio nella Gran Bretagna contemporanea, e sulla difesa dei diritti umani fondamentali e della libertà religiosa negli altri Paesi.

I vescovi affrontano lo spinoso problema dell’Europa, ed è significativo che lo facciano nel capitolo “Costruire comunità”. Qui i vescovi sono molto concisi ma precisi: “I principi della solidarietà e della sussidiarietà ci aiutano nel pensare al futuro dell’Europa”. La domanda ai candidati non è quindi se sono per il sì o per il no all’Europa, bensì se sono disposti a sostenere questi valori nel dibattito sulle istituzioni europee.

Credo che questa lettera possa essere utile come stimolo a centrare i nostri dibattiti su temi concreti, in cui possiamo dire qualcosa di solido come cattolici, uscendo dalle strumentalità degli attuali dibattiti politici. Come ha chiesto anche il Papa recentemente, richiamando la definizione che della politica diede il Beato Paolo VI, “la forma più alta ed esigente della carità”, e richiamando i cattolici a “non stare al balcone”.

La lettera dei vescovi inglesi porta però a una domanda piuttosto amara dopo la recente approvazione dell’Italicum: con questa legge elettorale, le domande essenziali che i cattolici inglesi potranno porre alle persone che li rappresenteranno in Parlamento, noi italiani a chi potremo farle?