Nell’intervista di ieri al Corriere della Sera, Mauro Moretti riconferma i punti cardine del suo programma di ristrutturazione della Finmeccanica, di cui è amministratore delegato dal maggio del 2014: vendita delle attività non considerate centrali o strategiche per l’azienda, rendere il gruppo più omogeneo, anche trasformando in divisioni società separate possedute al 100%, riduzione dei dirigenti (già ridotti di 200), contenimento dei costi, recupero di efficienza, anche attraverso la vendita di quelli che l’intervistatore definisce “pied-a-terre” di lusso. Grosso modo quanto già esposto un mese fa al Meeting di Rimini, con in più la esplicitazione dell’obiettivo di ridurre per il 2017 a 3 miliardi l’attuale pesante indebitamento di quasi 5 miliardi.
Questa dichiarazione, insieme alla notizia dell’accordo preliminare su una commessa da 8 miliardi per la fornitura di 28 Eurofighter al Kuwait, ha avuto immediati risvolti positivi sul titolo Finmeccanica in Borsa. La quota Finmeccanica nella commessa consentirebbe al gruppo di raggiungere il target di circa 12 miliardi di ordini firmati nel corso di quest’anno, sempre che il contratto venga confermato e il governo degli Stati Uniti non intervenga per sostenere la Boeing sconfitta dal consorzio europeo. La commessa Eurofighter confermerebbe un punto della strategia illustrata da Moretti nell’intervista, cioè il ruolo rilevante attribuito alla fornitura di servizi. Nella citata commessa, la quota di Finmeccanica sarebbe notevolmente incrementata dall’assegnazione al Gruppo dei compiti di training del personale del Kuwait.
Nella stessa direzione, pur con dimensioni limitate a circa 19 milioni di euro, è da registrare l’estensione per altri due anni del programma Finmeccanica-Selex ES che garantisce la sicurezza delle informazioni dalle minacce di attacchi in 52 siti Nato in 29 Paesi. Moretti, nel ribadire che il gruppo ha lavoro per due o tre anni, non nasconde le difficoltà che l’attuale situazione presenta, dal basso prezzo del petrolio alle sanzioni contro Mosca per la questione ucraina: non è da dimenticare che la Russia rappresenta un mercato importante per Finmeccanica.
Qui si introduce una parte più dichiaratamente politica dell’intervista, a partire dall’apprezzamento di Moretti per il governo Renzi e per le sue riforme, come quella sulla scuola e quella elettorale. Un riconoscimento tutto sommato ovvio per il capo di un’azienda il cui socio di riferimento è lo Stato e che da Renzi è stato nominato al posto che occupa. Nomina avvenuta dopo che Moretti, allora a capo delle Ferrovie dello Stato, aveva contestato l’intenzione di Renzi di tagliare gli stipendi ai manager pubblici, minacciando le dimissioni. Moretti, peraltro, motiva le ragioni del suo appoggio alle due riforme: per la “Buona scuola” perché introduce il principio della valutazione, principio guida nella gestione del personale dell’azienda; per la riforma elettorale perché mira ad assicurare quella stabilità del quadro politico che fa premio su ogni altra considerazione per un settore come quello in cui opera Finmeccanica.
Vi è un altro aspetto sul quale Moretti, se non proprio una critica, rivolge una esplicita richiesta al governo, cioè l’insufficienza di ciò che si suole chiamare “sistema Paese”. Aziende come Finmeccanica, che produce il 75% del proprio fatturato all’estero, risentono evidentemente di questo insufficiente appoggio da parte del governo, che Moretti invita a non limitarsi ad aiutare le Pmi o a promuovere gli investimenti stranieri, ma a occuparsi anche delle grandi aziende. Tanto più che quelle italiane, vien da dire, sono tutto sommato poche. Al pari di tante altre interviste e dichiarazioni di manager e imprenditori di grandi e piccole aziende impegnate sui mercati esteri, anche da questa emerge la richiesta di una politica industriale per l’Italia, che manca ormai da troppo tempo. Malgrado tale grave mancanza, le nostre imprese riescono a operare egregiamente sui mercati mondiali; in Europa, l’Italia è seconda alla sola Germania per le esportazioni.
Un maggiore e più intelligente supporto del governo e degli apparati pubblici potrebbe potenziare di molto la loro attuale operatività. Il programma delineato da Moretti per Finmeccanica sembra essere consistente, ma occorrerà aspettare la sua concreta realizzazione per poterlo giudicare appieno, così come occorrerà vedere come saranno risolte le numerose questioni ancora aperte. Tra queste, la possibile uscita dalla azienda missilistica MBDA, con la ipotizzata cessione della quota del 25% ad Airbus, già socia nella società con il 37,5%, alla pari con l’inglese Bae Systems. In cambio, Airbus cederebbe la sua quota del 50% in Atr, permettendo a Finmeccanica di conquistare il 100% dell’azienda produttrice di aeroplani per il trasporto regionale.
Un altro dossier che sembra interessare particolarmente a Moretti, data la sua attenzione al settore aerospaziale, è la quotazione di Avio Spazio. Finmeccanica ha il 14% della società, mentre l’81% è in mano al fondo di investimento inglese Cinven e con la quotazione il Gruppo potrebbe ottenere i controllo della società. Sembra invece confermata la decisione di ritirare dal mercato Drs Technologies, società attiva nel settore della difesa, mantenendo così una presenza diretta negli Stati Uniti. Si potrebbe concludere che, per quante critiche si possano fare a Moretti, la più difficile è quella sulla mancanza di decisionalità.