Durante la campagna elettorale Donald Trump aveva espresso nettamente la sua opposizione al Tpp, il Trattato di libero commercio nel Pacifico, e uno dei suoi primi atti da Presidente è stato proprio la sua cancellazione. Una decisione da molti considerata un’ulteriore prova della politica protezionistica di Trump, ma la realtà è un po’ più complessa. Il Trattato, comunque non ancora ratificato dal Congresso, prevedeva la costituzione di un’area di libero scambio che si stima valere circa il 40% dell’economia mondiale. L’accordo avrebbe legato gli Stati Uniti ad altri 11 Paesi del Pacifico, americani (Canada, Cile, Messico, Perù), asiatici (Brunei, Giappone, Malesia, Singapore, Vietnam) e dell’Oceania (Australia, Nuova Zelanda).