I nuovi scenari del trasporto merci e della logistica, ma in prospettiva anche della mobilità delle persone, volano sulle ali dei velivoli a decollo verticale, in gergo droni. C’è un’azienda di Napoli, la Unmanned4You, che da alcuni anni è impegnata in una sperimentazione sull’applicazione di questa nuova tecnologia. I risultati sono promettenti. A breve la cosiddetta «Drone economy» potrebbe dimostrarsi un fattore chiave per colmare il gap competitivo che caratterizza alcune aree del Paese, ma non solo. Dà infatti una forte spinta all’innovazione, facendo peraltro della sostenibilità uno dei suoi punti di forza. Unmanned significa «senza equipaggio» e già oggi i droni vengono utilizzati in via sperimentale in Campania per trasportare materiale sanitario fra gli ospedali di Ischia e Pozzuoli in modo molto più efficiente e veloce rispetto a quanto avviene con i tradizionali mezzi di trasporto.



«Unmanned4You è stata costituita nel 2017 – racconta Carmine Esposito, co-founder della società – con l’intento di portare innovazione nel settore dei trasporti, del delivery, della sorveglianza e del monitoraggio ambientale. In questi ambiti siamo attivi da diversi anni anche se mentre alcuni servizi come il monitoraggio ambientale, le ispezioni termografiche e la sicurezza sono consolidati e ricorrenti, per quanto riguarda il trasporto e il delivery siamo ancora in una fase di sperimentazione. Per ora si tratta di progetti di ricerca e sviluppo, ad esempio in ambito sanitario per il trasporto attraverso droni di materiale biologico, farmaci o dispositivi medici da isole e aree rurali o montane decentrate verso le città o i centri logistici principali. Ma le prospettive di mercato che si stanno aprendo sono molto interessanti».



Attualmente dove state testando questi progetti?

Queste sperimentazioni sono localizzate su tutto il territorio nazionale e anche al di fuori dell’Italia. Abbiamo infatti collaborazioni anche con aziende straniere nello sviluppo di questi progetti. Al momento la normativa limita la possibilità di effettuare questo tipo di servizio ad aree scarsamente popolate in quanto si ha un fattore di rischio considerato accettabile per l’incolumità dei cittadini. Siamo sicuri però che l’evoluzione tecnologica consentirà di superare tali limitazioni riducendo i fattori di rischio al di sotto di quanto previsto dalla normativa e favorendo così un incremento dell’attività di trasporto e delivery anche in aree più popolate.



Per fattori di rischio cosa intende? Si riferisce alle possibili interferenze con altri velivoli?

No, non tanto a questo. In questa fase il sorvolo limitato a zone scarsamente abitate è legato al fatto che quanto si trasporta potrebbe essere disperso in base al livello di sicurezza del box contenente il materiale trasportato o mettere a rischio l’incolumità dei cittadini.

Come sono i primi riscontri di questi progetti?

Positivi. L’anno scorso avevamo avviato questa prima fase di sperimentazione e a breve partirà la seconda nella quale testeremo tutte le nostre tecnologie (velivoli, canali radio di comunicazione, box) in un ambiente ancora più interessante per i progetti di ricerca e sviluppo che sarà quello dell’aeroporto di Aquino, in provincia di Frosinone, gestito da Enac Servizi, in modo da poterle poi strutturare per il mercato.

Che distanze possono essere coperte con questi sistemi di trasporto?

Dai 20 ai 50 chilometri trasportando materiale che va da 2 a 5 chili. Ovviamente l’autonomia è legata alle batterie.

Parallelamente a questi progetti ce n’è un altro per lo sviluppo di una rete di aerospazi sui quali collocare vertiporti per il decollo e l’atterraggio dei droni…

Sì, si chiama Elyhub. L’obiettivo è individuare nelle città e nei territori spazi per la mobilità aerea avanzata dove collocare i vertiporti. Ci stiamo focalizzando prima nelle aree rurali, insulari e montane, ma l’obiettivo è arrivare a una rete capillare di aerospazi in modo da poter garantire massima efficienza degli operatori (vettori, gestori di vertiporti, utenti) che li utilizzeranno.

Infrastrutture indispensabili quindi per quella che sarà la logistica del futuro…

Sia Elyhub che Aetos (il progetto che prevede il trasporto di materiale sanitario via droni), evidenziano i punti di forza del nostro modello di business basato su forniture di servizi con utilizzo di tecnologia altrui, sempre all’avanguardia, in modo da tutelare i clienti dai rischi della continua evoluzione tecnologica di queste attrezzature. Nel caso dei servizi di trasporto, come si può immaginare, i velivoli che vengono utilizzati oggi potrebbero risultare addirittura obsoleti già nel giro di un anno. Allo stesso modo anche per quanto riguarda Elyhub noi non produciamo vertiporti, hardware, attrezzature. Svolgiamo invece tutte quelle attività burocratiche, amministrative e tecniche per poter individuare l’aerospazio sul quale poi installare un vertiporto. Ci focalizziamo quindi sulla fornitura di servizi agli hub che nasceranno: manutenzioni, ricariche di batterie, smistamento, logistica dei vari pacchi trasportati.

Da pochi mesi siete entrati a far parte dell’Osservatorio droni e mobilità aerea avanzata del Politecnico di Milano…

Per noi si tratta di un’opportunità straordinaria di confronto, di contaminazione, di networking sugli ambiti nei quali siamo presenti. Facevamo già parte del distretto aerospaziale campano (DAC) e di Alis, l’associazione logistica dell’Intermodalità sostenibile, ora si è aperta la possibilità di collaborare con uno dei poli più avanzati di ricerca del nostro paese come il Politecnico di Milano. Ma sottolineo anche l’importanza di partecipare ad associazioni come Alis perché il contributo culturale che possiamo ricevere da operatori del settore logistico è molto importante. Come Unmanned4You è stata un progetto innovativo per chi l’ha fondata, allo stesso tempo può rappresentare un’opportunità di innovazione anche per aziende della logistica che svolgono da anni il servizio secondo le modalità tradizionali.

Nel mercato professionale dei droni l’area del trasporto e della logistica è quella destinata ad avere il maggior sviluppo nei prossimi anni rispetto ad ambiti già consolidati come la sorveglianza?

Senza dubbio, non va sottovalutato l’impatto più sostenibile che i droni hanno a differenza di altri vettori. Si pensi all’ultimo miglio, alla possibilità di raggiungere comunità montane isolate o di collegare comunità insulari alla terra ferma, e poi ancora all’emergency.

In Campania avete già avviato un collegamento fra due ospedali…

Sì, abbiamo testato la rotta che collega l’ospedale di Ischia a quello di Pozzuoli. Il risparmio in termini di tempo per la consegna di determinati materiali è decisamente più efficiente e sostenibile.

Soprattutto al Sud potrebbero esserci grandi potenzialità per connettere aree decentrate…

Guardi non solo al Sud, dappertutto. Penso a zone della Lombardia come la provincia di Sondrio o quelle dei laghi, al Lazio, all’Abruzzo, al Molise. 

Avete trovato resistenze nello sviluppo di questi progetti?

Assolutamente no, da molti anni collaboriamo molto bene con gli enti preposti, c’è sempre stato un confronto molto costruttivo, mai ostruzionista. L’Italia in questo settore oggi è uno dei Paesi più avanzati del pianeta, è al settimo posto nel mondo in termini di potenza aerospaziale e al quarto in Europa. Ciò è dovuto a tutti gli stakeholders del settore (istituzioni, operatori supply chain, ecc.).

Il mondo delle imprese potrebbe essere coinvolto nella creazione della rete di vertiporti?

Stiamo incontrando grande interesse. Noi vogliamo individuare gli aerospazi, poi qualcun altro potrà collocarci il vertiporto. Tutti gli aspetti burocratici legati all’individuazione degli spazi, al rilascio di autorizzazioni sono in capo a noi. È un approccio win win: per coloro che destinano gli spazi è comunque un modo per generare introiti provenienti dall’impiego di una determinata area, per gli operatori, sia vettori sia produttori di vertiporti, è un modo per

Quali devono essere i requisiti di tali aree?

Dipende dai velivoli e da cosa si vuole trasportare, merci o persone, perché parliamo anche di questo. Per ora ci stiamo concentrando su aerospazi destinati al trasporto merci. Anche se dal punto di vista vettoriale e dei servizi abbiamo puntato a essere esclusivisti per entrambe le tecnologie, per il trasporto sia di merci che di persone.

Quella del trasporto persone con questa tecnologia sarà la nuova frontiera del settore?

Secondo alcuni osservatori già entro la fine del 2024 potremmo vedere i primi voli. A mio giudizio per assimilare l’impiego di questi velivoli all’utilizzo che oggi si fa dell’elicottero non andremo oltre un triennio. C’è infatti una forte spinta anche in questo settore verso vettori di tipo elettrico, disincentivando i voli domestici con aeromobili tradizionali come è già avvenuto puntando sul trasporto ferroviario. Questa modalità di trasporto è molto coerente con il nuovo concetto di mobilità che si sta delineando.

(Piergiorgio Chiarini)

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