Kathleen Stock, nota filosofa britannica ed ex docente della Sussex University, ha esposto le sue idee sul gender e sulla transizione sulle pagine del quotidiano italiano La Nazione. Idee contrarie a ciò che la società vorrebbe oggi e che l’hanno costretta a lasciare la sua cattedra universitaria per via degli attacchi ripetutamente subiti dopo averle espresse pubblicamente poco prima del 2020.



La sua idea sul gender è chiara, “sono convinta che esista un sesso biologico e che la propria identità di genere non si può autodeterminare“. In particolare, si dice contraria “alle politiche ‘self-id’, all’idea che con una semplice autodichiarazione un uomo possa diventare legalmente donna e viceversa. Basta dire ‘sono una donna’, e un uomo può ottenere il cambio di sesso sui propri documenti”. Il rischio maggiore, secondo lei, è che con l’autodeterminazione del gender, un uomo “può accedere alle gare sportive femminili, utilizzare i bagni e gli spogliatoi femminili, così come le prigioni“. Una circostanza che per la filosofa femminista “non è sensata, non è sicura per le donne e non è giusta“.



La filosofa: “Il gender non si può autodeterminare”

Complessivamente, insomma, la filosofa, nonché femminista lesbica sposata, si scaglia contro l’idea promossa dai trans che il gender “è una finzione, uno spettro”. Ritiene l’idea fondante sbagliata ed anche rischiosa perché danneggia “le lesbiche, portando adolescenti sempre più giovani, bambine, a identificarsi come uomini o persone non binarie, effettuando mastectomie, isterectomie, terapie ormonali che alterano completante il loro corpo”.

Infatti, chi non si identifica con il suo gender biologico e intraprende, in giovanissima età, percorsi di transizione, potrebbe finire per pentirsene, ma con l’esito che “non possono tornare indietro“. Secondo lei “non dovrebbero poter accedere a tali trattamenti finché non sono in grado di capire quello che stanno facendo”. La filosofa, spiega ancora, ritiene impossibile che “anche se ci si sottopone ad interventi chirurgici, si possa cambiare sesso. Ci sono due sessi e non si può scegliere a quale appartenere”. Concludendo la sua idea sul gender, spiega che secondo lei anche i pronomi sono solamente “una moda” che “contribuisce a creare confusione nei più giovani”.