Il Giappone rilascerà in mare l’acqua radioattiva trattata e accumulata nella centrale di Fukushima utilizzata per raffreddare i reattori danneggiati dall’incidente nucleare del marzo 2011. A comunicare la decisione di versare nell’Oceano Pacifico l’acqua contaminata è stato il premier nipponico Yoshihide Suga. Irata la reazione dei vicini, con la Cina che ha giudicato “irresponsabile” tale decisione, mentre la Corea del Sud chiede che “ogni misura adottata tenga conto della tutela della salute“. Il rilascio in mare non avverrà prima di un paio d’anni, ma le polemiche sono scoppiate subito dopo che il Giappone ha comunicato l’intenzione di versare in mare oltre un milione di tonnellate di acqua radioattiva. La presa di posizione più dura è arrivata da Pechino, con il ministero degli Esteri che ha parlato di una decisione che “danneggerà gravemente la salute e la sicurezza pubblica nel mondo, così come gli interessi vitali dei paesi vicini“. A schierarsi dalla parte dell’alleato del Sol Levante, in contrapposizione con la Cina, gli Stati Uniti. Se la stampa nipponica ha sottolineato come Washington sia consapevole della scarsità di opzioni disponibili per Tokyo, il Dipartimento di Stato Usa ha parlato di una “decisione trasparente“, aggiungendo che il Giappone “sembra aver adottato un approccio in accordo con gli standard di sicurezza globali sul nucleare“.
Il Giappone e la decisione di riversare in mare l’acqua della centrale di Fukushima
Non solo i governi vicini del Giappone hanno mostrato scontento per la decisione di rilasciare in mare l’acqua radioattiva di Fukushima. La stessa opinione pubblica nipponica, guidata dal comparto dell’industria ittica locale, che a lungo si è opposta al progetto, è contraria a questa soluzione. La manutenzione giornaliera dell’intera centrale nucleare di Fukushima genera 140 tonnellate di acqua contaminata al giorno che, nonostante ricevuto negli impianti di bonifica, contiene ancora il trizio, un isotopo radioattivo dell’idrogeno. Questa attività, ripetuta negli anni successivi al disastro nucleare del 2011, ha provocato l’accumulo attorno all’impianto di più di mille serbatoi contenenti acqua radioattiva, per un totale di 1,25 milioni di tonnellate che è necessario smaltire prima che la centrale raggiunga la massima capacità consentita, secondo la Tokyo Electric Power, che la gestisce, nell’estate del 2022. riversate in mare prima che raggiungano la massima capacità consentita, secondo il gestore della centrale, la Tokyo Electric Power (Tepco), entro l’estate 2022.