Per la stagione delle vacanze tra Natale e l’Epifania, il Lago dei Cigni di Tchaikovsky è cibo di prammatica quasi quanto il panettone. Ciò è particolarmente vero a Roma. Quest’anno tra Natale e il giorno dell’Epifania, a Roma ci sono quattro teatri che offrono balletti di Tchaikovsky, per lo più Il Lago dei Cigni e Lo Schiaccianoci. Alcune sono compagnie locali di danza, alcuni sono gruppi dell’Europa orientale (tra cui russi) in tournée. Alcuni hanno un’orchestra completa; altri ballano su musica registrata. Anche il Teatro dell’Opera di Roma ha in programma Tchaikovsky, ma su una scala diversa e con uno stile diverso. Quest’anno ha ripreso la nuova produzione del Lago dei Cigni che ha avuto il suo debutto il 28 dicembre 2018. La ripresa è iniziata il 31 dicembre 2019 e ha nove spettacoli, tutti esauriti. Ho assistito allo spettacolo del 2 gennaio. Perché rivedere di nuovo questa produzione? Il cast è nuovo; infatti, quattro serie di protagonisti si alternano nelle nove rappresentazioni. Soprattutto, il giovane coreografo francese Benjamin Pech ha approfondito i cambiamenti del libretto già evidenti nel 2018. Il Lago dei Cigni non è più una favola nera (con una fine tragica), ma una riflessione sulla sofferenza intima dell’autore.
Già nella produzione 2018, il libretto era stato modificato rispetto alla versione tradizionale in quanto il migliore amico del principe Siegfried e il subdolo mago Rothbart erano la stessa persona. Travestito da Benno, l’invidioso e geloso Rothbart tradisce il principe nella sua storia d’amore con Odette/Odile fino alla tragica fine della vicenda. Questa volta c’è più enfasi sulle difficoltà del principe Sigfrido, se non l’impossibilità, di avere una relazione con Odette/Odile, così come con qualsiasi altra donna. La struttura del balletto e la sua composizione drammatica rivelano l’intimo dramma di Tchaikovsky che ha sofferto gran parte della vita per la propria omosessualità. L’ha percepita come una tragedia ineluttabile. Lo stesso accade al principe Sigfrido cui viene negato l’affetto della donna di cui è innamorato.
A mio parere, questa lettura è in linea con il fatto che il Lago dei Cigni è stato composto durante uno dei periodi peggiori della vita di Tchaikovsky, mentre il compositore stava cercando di nascondere il proprio orientamento sessuale tramite un matrimonio che è stato breve ed è finito male. Nella partitura, la giustapposizione tra sì bemolle-ré- fa e sì-fa diesis-do esprime non solo il confronto tra il bene e il male, ma anche il tormento interiore del compositore. Un accordo simile è uno dei temi principali della sesta sinfonia di Tchaikovsky. Per apprezzare appieno questi aspetti, il balletto non deve essere danzato su musica registrata. Nel golfo mistico, ci deve essere un’orchestra di livello che suona regolarmente musica sinfonica e operistica e un buon direttore. L’orchestra del Teatro dell’Opera è di prim’ordine e il maestro concertatore, Nir Kabaretti, è direttore musicale di una grande orchestra sinfonica americana e direttore d’opera di reputazione internazionale. Sono stati in grado di estrarre la sofferenza interiore da una partitura originariamente concepita per puro intrattenimento. La partitura elegante e sofisticata, ma tormentata e triste è eseguita come una superba sinfonia, non come musica per accompagnare la danza.
In questa messa in scena, Rothbart/Benno odia e distrugge il principe, ma sembra anche fisicamente attratto da lui. La produzione differisce drasticamente da quella presentata a Roma nel 2016 dove il balletto è stato messo in scena in una scuola di danza in Francia alla fine del XIX secolo e grande uso è stato fatto di proiezioni per mostrare i sentimenti interiori di Siegfried. Il coreografo Pech recupera le tradizionali scene e costumi di Aldo Buti che sono stati utilizzati per diverse produzioni del Teatro dell’Opera de Il Lago dei Cigni per molti decenni. Ricordano quello che avrebbe dovuto essere il debutto di San Pietroburgo della versione finale nel 1895. Forniscono anche un’atmosfera ambigua per la trama.
Il 2 gennaio i tre protagonisti erano Polina Semionova (Odette/Odile), Daniel Camargo (principe Siegfried) e Alessio Rezza (Benno). La Sermionova è una étoile russa che ha meritato diversi premi internazionali. Daniel Camargo è una étoile brasiliana che ha ricevuto diversi premi ed è un ballerino principale con molte compagnie di balletto europee. Alessio Rezza è primo ballerino con il balletto del Teatro dell’Opera di Roma. Hanno ricevuto applausi a scena aperta e cinque minuti di ovazioni alla fine dello spettacolo. Applausi calorosi anche al corpo di ballo e ai ballerini in diversi ruoli secondari.