Il 7 e 8 ottobre si terrà a Bologna il 51° congresso dell’Aidp, la storica associazione dei direttori delle risorse umane, con il tema “Verso nuovi paradigmi”.
Nuovi paradigmi richiesti da uno scenario completamente nuovo per il mondo HR, immerso nell’onda lunga della rivoluzione digitale, che, sommata alle onde recenti, brevi e intense, del Covid e dell’instabilità internazionale creata dalla guerra, genera incertezze, nuovi bisogni, ma anche apertura di nuove opportunità per il lavoro, per nuove forme organizzative e sociali.
Nelle aziende è crescente l’attenzione ai temi della sostenibilità, del diversity, del dialogo intergenerazionale, di una nuova responsabilità verso il futuro. Parola semisconosciute solo alcuni mesi fa, diventano improvvisamente d’uso comune, come la Great Resignation, per descrivere il fenomeno delle grandi dimissioni, della ricerca di un nuovo senso del lavoro, del benessere, di un nuovo equilibrio o del Quiet Quitting, il disinvestimento verso il lavoro, dove ci si concede il minimo indispensabile, sono fenomeni emergenti con i quali i responsabili delle risorse umane debbono fare i conti senza avere risposte dalla tradizione.
In questa fase di cambiamento, pratiche e culture della tradizione convivono quindi con la ricerca di nuovi modelli e nuove culture. Il mondo HR si ritrova oggi a operare in un’inedita terra di mezzo, dove è necessario tenere contemporaneamente lo sguardo sul versante delle normative e delle scadenze formali, pratiche che non potranno scomparire neanche nelle organizzazioni più moderne, e al tempo stesso è immerso nell’esplorazione del nuovo mondo digitale e nella ricerca di risposte alle nuove tematiche sociali dell’organizzazione, che coinvolge ormai ogni piccola e grande attività della direzione del personale.
Una rivoluzione che sta portando all’abbattimento delle tradizionali ritualità e gerarchie, e ad affermare una nuova cultura organizzativa. Ogni funzione HR deve dare una risposta, in tempi sempre più brevi, alle tematiche poste dai modelli emergenti del versante innovativo, rappresentato dai nuovi paradigmi organizzativi, dalle culture digitali, con tutte le tematiche dell’organizzazione flessibile, piatta, de-burocratizzata. Ma al tempo stesso deve gestire le tematiche tradizionali, che non sono affatto scomparse, perché non sono scomparsi, anche nelle organizzazioni più innovative, silos organizzativi e culturali, organigrammi tradizionali, culture burocratiche, trattative sindacali, relazioni quotidiane con la burocrazia pubblica.
Saper gestire questi diversi mondi, per ibridarli, creare sintesi virtuose, è una competenza emergente, sempre più importante per le diverse leadership aziendali, in particolare per l’HR.
Il mondo dell’epoca industriale, il mondo del taylorismo, della divisione chiara del lavoro, dei ruoli, basata su procedure certe, aveva tutti i suoi limiti, ma era una terra ferma, con tante certezze. Il nuovo mondo che si sta profilando ha disintegrato queste certezze, ma non ne ha create di nuove, se non l’apertura di nuovi spazi e vasti orizzonti, pieni di opportunità, ma anche di minacce, da esplorare, sperimentare, consolidare.
Disimparare culture e pratiche del passato e al tempo stesso portare nel futuro il meglio della nostra tradizione è una sfida affascinante che richiede un disinvestimento e un reinvestimento continuo, dentro e fuori di sé, un nuovo bagaglio professionale e culturale. Ogni responsabile delle risorse umane, mentre gestisce il cambiamento e la formazione delle persone dell’organizzazione, deve al tempo stesso gestire il cambiamento del proprio ruolo, adeguare la sua professionalità, cultura, forma mentis. Verso nuovi paradigmi.
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