Sembra un controsenso, ma c’è una spiegazione. Capita che per la prima volta, negli ultimi quattro anni, gennaio si apra con un bilancio complessivamente positivo per il mercato del lavoro veneto (+600 posizioni dipendenti), frutto soprattutto dei risultati registrati dalla componente maschile e da quella straniera. Ma capita anche che le assunzioni si rivelino in calo dell’1,4% rispetto al 2023 e del 3,8% sul 2019, e ancora più marcato sia il calo delle cessazioni (-3%, un calo che determina appunto il saldo positivo), tra le quali spicca la contrazione del volume delle conclusioni di contratti a termine, diretta conseguenza della riduzione del bacino di assunzioni registrata dei mesi precedenti.



Il calo dei flussi in entrata e in uscita dal mercato del lavoro conferma il rallentamento della mobilità interna al mercato del lavoro, il quale, dopo una lunga fase di crescita, sembra ora assestarsi su un nuovo equilibrio. In crescita i contratti part-time (+3,9%), soprattutto per specifiche dinamiche settoriali in agricoltura e in alcuni comparti del terziario: ora interessano il 27% delle assunzioni mensili complessive (percentuale che arriva al 44% per le donne).



La sintesi arriva dall’agenzia regionale VenetoLavoro. I contratti a tempo indeterminato aumentano di 5.400 unità nel mese, un risultato più contenuto rispetto a un inizio 2023 che aveva registrato performance particolarmente positive, ma mostrano una diminuzione sia delle assunzioni che delle trasformazioni. Il tempo determinato registra invece un saldo tipicamente negativo (-5.100), ma più favorevole rispetto a quello del biennio precedente. I rapporti di lavoro in somministrazione, per i quali i dati sono disponibili fino a fine 2023, registrano un calo delle missioni attivate presso le aziende venete (-11,6%) e un bilancio annuale negativo per 3.800 posizioni lavorative, su valori analoghi a quelli dell’anno precedente.



Anche dal punto di vista settoriale si evidenziano dinamiche fortemente differenziate: le attività del terziario, trainate da servizi turistici e logistica, segnano un bilancio negativo (-2.500) ma in miglioramento rispetto al 2023 (quando era stato di -4.100 posti di lavoro), mentre l’industria, nonostante un bilancio di inizio anno complessivamente positivo (+3.300), conferma un progressivo rallentamento rispetto al biennio precedente ed evidenzia un calo delle assunzioni pari al -6,2%. Si distinguono in particolare gli andamenti positivi dell’industria alimentare e delle costruzioni, mentre tessile-abbigliamento e metalmeccanico denotano maggiori difficoltà. L’agricoltura mostra un saldo appena negativo ma lievemente più favorevole rispetto allo stesso mese dei due anni precedenti grazie all’aumento osservato nelle assunzioni (+7,6%).

A livello regionale, il saldo mensile positivo è trainato dalle province di Treviso, Rovigo e Vicenza (circa +550 posti di lavoro ciascuna), le uniche a registrare tipicamente un aumento delle posizioni di lavoro in essere nel mese di gennaio in quanto meno legate alla stagionalità delle attività turistiche. Bilancio lievemente negativo a Belluno (-450), Venezia (-300), Padova (-200) e Verona (-102). La domanda di lavoro risulta invece in rafforzamento a Belluno (+12% delle assunzioni sul 2023), Rovigo (+7,7%) e Padova (+4,5%), invariata a Treviso (+0,5%) e in calo a Vicenza (-2,2%) e Verona (-1%). A Venezia, nel gennaio 2023 si era registrato un picco di assunzioni dovuto a circa 2.000 attivazioni di contratti di breve durata (più di 1.000 giornalieri) nell’ambito dell’editoria e cultura (legati in particolare alle riprese cinematografiche) e il risultato del gennaio 2024 (-11,3%) risente soprattutto di quel picco estemporaneo, che peraltro si riflette sul bilancio regionale complessivo.

Gli ingressi in disoccupazione nel mese di gennaio 2024 sono stati complessivamente 12.700, in lieve riduzione rispetto all’anno precedente (-4,6%), ma aumentano lievemente quelli di inoccupati, lavoratori più maturi (over 55) e stranieri.

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