L’estate scorsa, su questa testata è stato recensito un concerto tenuto, nell’ambito del Festival Pontino, al Castello Caetani di Sermoneta. Il concerto includeva madrigali di Carlo Gesualdo da Venosa (1566-1613). Gesualdo da Venosa è un personaggio storico unico sia in quanto Principe molto ricco nel Regno di Napoli sia in quanto musicista. A quel tempo, normalmente i musicisti lavoravano per l’aristocrazia e gli aristocratici non componevano. Quindi, i libri di madrigali pubblicati da Gesualdo erano firmati con pseudonimi. Gesualdo è anche noto per un fatto di sangue: ha ucciso la prima moglie e il di lei amante quando, tornando a casa da una partita di caccia, li trovò nel suo letto. Dovette fuggire a Ferrara, perché le famiglie della coppia assassinata volevano trucidarlo. Lì sposò, in seconde nozze, la duchessa Eleonora d’Este e si fermò a lungo nella capitale estense.



Già a Napoli Gesualdo era stato in contatto con grandi musicisti italiani e fiamminghi e con grandi poeti come Torquato Tasso, ma il vivace ambiente artistico ferrarese diede nuovo impulso alla sua arte. Lì compose il suo Quarto Libro di Madrigali, pubblicato proprio a Ferrara nel 1596. Nei testi sempre molto tormentati e cupi si è voluto vedere il riflesso del tragico fatto di sangue che segnò la sua vita, ma questa è un’interpretazione moderna, perché le concezioni estetiche dell’epoca non prevedevano commistioni tra vita e arte. 



 Conobbe il mondo musicale del Nord Italia e sposò una principessa d’Este, che lo lasciò pochi anni dopo il matrimonio. Tornò al suo castello e visse il resto della sua vita lì con i suoi servi e con le attrezzature per stampare spartiti musicali, attrezzature acquistate nel nord Italia. La sua musica veniva eseguita nel castello per un pubblico di pochi amici.

Fu dimenticato per quasi quattrocento anni quando Igor Stravinky lo scoprì negli anni Sessanta del secolo scorso. Nelle parole di Stravinsky: Gesualdo è un pianeta senza satelliti e un compositore con né padre né figli. Glenn Gould lo ha paragonato a Bach. Vissuto a cavallo dei secoli sedicesimo e diciassettesimo, Carlo Gesualdo principe di Venosa è uno dei più originali e geniali musicisti di tutti i tempi e una figura chiave della transizione dal Rinascimento al Barocco, poiché la polifonia vocale, che rappresenta il culmine della musica rinascimentale, venne da lui usata per esprimere gli affetti contrastanti e portati all’estremo del barocco, usando dissonanze e cromatismi non ammessi dalle regole del tempo e anticipando così di oltre due secoli i successivi sviluppi della musica.



I suoi madrigali sono unici. Sono molto drammatici, non sentimentali o addirittura religiosi come la maggior parte delle raccolte di madrigali di quel periodo. Sono molto cromatici e comprendono modulazioni incredibili. Si basano sovente sul contrasto di blocchi armonici non correlati. Nella sua scrittura vocale, ci sono veri e propri salti di intervalli e difficoltà di intonazione. Sono anche molto sensuali, quasi carnali. Rispecchiano una persona tormentata. Inoltre, parole e musica si fondono sapientemente e mirano all’espressione del sentimento piuttosto che alla descrizione di una situazione o di un paesaggio. Il loro accento è sulle sofferenze e sulla morte.

Questa diversità dalla musica dell’epoca può essere uno dei motivi perché i suoi esperimenti non sono stati continuati da altri compositori dell’epoca. Ciò è anche uno dei motivi per cui i madrigali di Gesualdo sono così moderni. Hanno attratto molti compositori contemporanei: ad esempio, un’opera su Gesualdo di Alfred Schnittke è stata presentata nel 1995 alla Staatsoper di Vienna e ha avuto diverse produzioni in Europa. Di Salvatore Sciarrino, l’opera Luci Mie Traditrici è largamente ispirata dalla storia della vita ed alla musica di Gesualdo.

L’Istituzione Universitaria dei Concerti (IUC) dell’Università di Roma La Sapienza ha iniziato l’autunno scorso un Progetto Gesualdo che si articola su due stagioni. Non ho potuto assistere al primo concerto il 15 ottobre, ma ero al secondo, sabato 15 febbraio 2020 nell’Aula Magna dell’Università con il Quarto Libro dei Madrigali di Gesualdo da Venosa nell’esecuzione de Les Arts Florissants con la direzione di Paul Agnew. Nell’ambito del progetto è prevista una serie di conferenze, presentazioni di libri ed altri appuntamenti intorno all’esecuzione dei Madrigali di Gesualdo da parte de Les Arts Florissants, che stanno portando questi capolavori in Europa (Parigi, Madrid, Siviglia, Essen e altre città) e America (New York).

Il programma del concerto prevede, prima dell’integrale del Quarto Libro dei Madrigali di Gesualdo, l’esecuzione di alcuni madrigali e mottetti di altri grandi compositori italiani (Nicola Vicentino, Luca Marenzio, Luzzasco Luzzaschi, Claudio Monteverdi) e fiamminghi (Orlando Di Lasso), più o meno contemporanei di Gesualdo. Ciò consente di meglio cogliere l’unicità del compositore rispetto ai madrigalisti suoi contemporanei. Si prenda, ad esempio, il madrigale Luci serene e chiare, basato su un sonetto di Ridolfo Arlotti: nella versione di Claudio Monteverdi è luminoso e sereno; in quella di Gesualdo è tormentato e sofferto.

Les Arts Florissants è ensemble strumentale e vocale a organico variabile e modulabile a seconda delle esigenze artistiche, che nel 2019 ha festeggiato i quarant’anni di attività. È stato fondato da William Christie, che nel 2013 ha associato Paul Agnew alla direzione del gruppo. È tra le prime e più reputate formazioni in campo internazionale nell’ambito della musica rinascimentale e barocca eseguita ricostruendo fedelmente le modalità originali. La sua attività abbraccia la musica vocale e strumentale, il concerto e l’opera, e il suo curriculum è talmente ricco che è impossibile offrirne un sia pur sintetico quadro: per darne appena un’idea, si può ricordare che l’ensemble ha inciso oltre cento dischi e si esibisce circa cento volte all’anno, a Parigi, New York, Londra, Bruxelles, Vienna, Salisburgo, Madrid, Mosca… praticamente in tutte le principali capitali della musica del mondo intero.

Il concerto ha dimostrato ancora una volta che si tratta di un complesso perfetto per la musica di Gesualdo e dei suoi (quasi) contemporanei, specialmente nel mettere in rilievo un cromatismo raffinato e complesso che diventerà elemento portante della musica solo molto successivamente, nel tardo romanticismo.

La sala contiene mille posti ed era piena di un pubblico che ha applaudito dopo ogni madrigale e ringraziato Les Arts Florissants con ovazioni al termine del concerto. Les Arts Florissants hanno risposto bissando un madrigale della raccolta.