L’ultima novità dai mercati finanziari è lo spettacolare rimbalzo (+11,49% a Milano) con cui le borse hanno salutato i provvedimenti annunciati dalle autorità monetarie.
Per tentare di trovare una ragione e un filo logico nella follia che sembra caratterizzare i mercati azionari è utile, anche se è un esercizio del tutto fuori moda, provare a ribaltare l’approccio che è stato normalmente utilizzato negli ultimi giorni.
Si può partire dal presupposto che i mercati abbiano avuto ragione e quindi cercare di capire quali scenari i mercati stessero scontando settimana scorsa e cosa potrebbe giustificare il rialzo di ieri. L’andamento da incubo che hanno avuto i mercati negli ultimi giorni ha portato i titoli ai minimi assoluti degli ultimi anni; le valutazioni espresse dalle recenti quotazioni sono poi incomprensibilmente basse anche se si assume l’ipotesi di una recessione dura e non breve.
Ciò che è successo è invece la naturale conseguenza dei fortissimi dubbi del mercato sulla tenuta del sistema creditizio e sulle più elementari e banali implicazioni che il sistema stesso ha per le famiglie e le imprese. Il sistema bancario ha sostanzialmente smesso di funzionare quando è venuta meno ogni certezza sugli attivi e sulla conseguente tenuta delle principali istituzioni finanziarie. L’impossibilità di capire chi e in che misura abbia in portafoglio gli attivi tossici, ha prima completamente gelato il mercato interbancario e poi ha causato la corsa dei correntisti a ritirare i propri depositi dalle banche via via più chiacchierate.
Ogni banca finanzia i crediti che concede con i depositi della clientela e collocando obbligazioni; in un clima di pesante incertezza non si trova nessuno disposto a finanziare una banca se non con il pagamento di interessi da favola. Questo è lo scenario che si è materializzato agli occhi del mercato la scorsa settimana. Nessuno, nemmeno con una lettura attenta del bilancio di una banca, è in grado di dare un giudizio sulla quantità di titoli spazzatura o non più liquidabili presente tra gli attivi di una banca.
Il mercato diffidava poi completamente delle rassicurazioni date dai manager dopo le innumerevoli prove provate dell’incapacità delle agenzie di rating di misurare il rischio e dopo i molteplici casi di fallimenti annunciati a pochi giorni dalla conferma di target e da smentite di aumenti di capitale. Quindi, riassumendo, si prospettava l’ipotesi di vedere banche non in grado di onorare i propri impegni nei confronti dei clienti e degli obbligazionisti e che avrebbero smesso di concedere crediti al sistema.
Queste preoccupazioni erano esacerbate dai deflussi dai fondi comuni che costringevano i gestori a vendere azioni a qualsiasi prezzo per poter restituire i soldi ai clienti. Gli investitori attendevano con ansia la giornata di lunedì per sapere se le autorità monetarie avrebbero agito per spezzare questo circolo vizioso. Quello che si chiedeva era in sostanza: il salvataggio di Morgan Stanley dato che il suo fallimento avrebbe aumentato a dismisura l’incertezza sul mercato. Ancora oggi non si sa chi siano le controparti di Lehman Brothers e chi ne abbia in portafoglio i bond. Azioni decise per scongelare il mercato interbancario. Rassicurazioni sulla capacità delle banche di rifinanziare il debito e di onorare gli impegni.
Gli annunci fatti tra domenica e lunedì vanno decisamente verso questa direzione e il mercato se ne è accorto immediatamente. Far ripartire il mercato del credito e restituire certezze agli operatori e alle famiglie sono le priorità del momento. Per questo scongiurati gli scenari più foschi i prezzi delle azioni sono stati considerati eccessivamente compressi e hanno scatenato la corsa all’acquisto. La traversata del deserto sarà però ancora lunga. Si stanno infatti cominciando a vedere gli effetti della crisi sull’economia reale causati dal calo deciso della propensione al consumo e agli investimenti. Inoltre occorre rivedere profondamente l’intero sistema di regole del mercato del credito per evitare che i provvedimenti di questi giorni durino lo spazio di sei mesi e si ricada nei vizi che ci hanno portato sull’orlo del baratro. Ciò non è meno importante della cura da cavallo che le autorità stanno facendo in queste ore ai mercati.
L’attenzione esasperata alle quotazioni è fuorviante se si vuole capire cosa sta accadendo e l’andamento di borsa è solo uno, e non sempre il più affidabile, degli indicatori della bontà delle azioni dei governi.
Garantire subito la sopravvivenza del sistema è perfettamente condivisibile e auspicabile, ma adesso non sarebbe meno utile interrogarsi su come verranno usati i soldi chiesti ai risparmiatori e se, imparata la lezione, si comincerà finalmente ad aiutare le imprese migliori a investire e le famiglie a vivere il più dignitosamente possibile.