Dopo il rally di lunedì e martedì che ha fatto rimbalzare i mercati europei di quasi il 15% in soli due giorni, ieri si è registrato un nuovo pesante calo con le borse in discesa del 5% in tutta Europa.

Ciò che comincia a emergere chiaramente sono le conseguenze che l’economia reale subirà dall’attuale crisi finanziaria. Gli interventi annunciati lo scorso week-end avevano lo scopo di evitare il tracollo del sistema bancario e di ricostituire quel minimo di fiducia necessaria a garantire la sopravvivenza delle istituzioni finanziarie. Ora è chiaro che ogni azione verrà intrapresa dagli Stati per evitare il fallimento a catena delle banche e per tutelare i risparmi delle famiglie, anche se non è altrettanto certo che i provvedimenti annunciati saranno sufficienti a raggiungere lo scopo e se occorrerà un intervento ancora più massiccio e diretto da parte dei governi.

Nella peggiore delle ipotesi, che nessuno si augura, si arriverà alla nazionalizzazione delle principali banche riportando, almeno nel caso dell’Italia, le lancette della storia indietro di qualche anno, quando le BIN (banche di interesse nazionale) rappresentavano la fetta più importante del mercato bancario italiano.

L’ipotesi ha smesso da tempo di essere solo di scuola, dopo le tristemente note vicende accadute in mezza Europa, che ha visto la nazionalizzazione di Northern Rock e più recentemente di Fortis. Si può comunque avanzare l’ipotesi che questo scenario sia già stato fatto proprio da alcuni operatori del mercato e che molti comincino a ritenerlo una delle evoluzioni possibili. Le file per ritirare i depositi dalle banche meno sicure e per metterle in quelle considerate più affidabili (a Londra HSBC) hanno sicuramente indotto più di un operatore a trarre le proprie conclusioni nel corso delle ultime settimane. Per quanto ci riguarda possiamo limitarci a ricordare che ai tempi delle BIN sopravvivevamo dignitosamente e che pur essendo un approdo pessimo e assolutamente traumatico non sarebbe la fine del mondo.

Il calo di ieri è stato invece scatenato dai timori sui piani di investimento delle imprese e sulla propensione al consumo delle famiglie. Le prime stanno rivedendo gli investimenti sulla base di una domanda di prodotti finiti che si assume molto meno forte di quanto si faceva sei mesi fa, le seconde rimandano gli acquisti a tempi migliori. In ogni caso gli utili delle imprese si ridurranno fortemente e il mercato sta cominciando a realizzare ciò che molte imprese si rifiutano forse di prendere in considerazione.

Anche se le quotazioni attuali stanno scontando già adesso una recessione dura, l’impossibilità di paragonare quello che si ha di fronte con le crisi degli ultimi decenni rende estremamente incerti e cauti gli investitori con le conseguenze cui stiamo assistendo.

Fatte queste premesse si possono ipotizzare alcune strategie per limitare i danni. I mercati azionari sono diventati di difficilissima comprensione anche per gli operatori più esperti e capaci, aumentare l’esposizione sulle azioni sperando di fare l’affare del secolo potrebbe essere molto imprudente, soprattutto se si considera che l’investimento potrebbe subire cali notevoli in poco tempo causando una perdita irrecuperabile per chi avesse bisogno di liquidare l’investimento. In questo momento le azioni potrebbero essere adatte solo per una parte di una somma molto alta o per chi ha una spiccata propensione al rischio.

Le obbligazioni hanno subito cali elevati e un mercato illiquido ha ulteriormente aumentato la loro discesa. Anche in questo caso chi acquista potrebbe incorrere in decrementi di valore in poco tempo anche se molto meno accentuati del caso precedente (escludendo casi di fallimento). Le obbligazioni bancarie dovrebbero comunque tenere nel medio periodo mentre per quelle emesse da società industriali occorre prestare un’attenzione estrema sulla solidità patrimoniale e economica di chi le ha emesse. L’investimento potrebbe avere senso in un orizzonte temporale di medio termine ( anche perché il governo si è impegnato a garantire le nuove emissioni obbligazionarie bancarie emesse entro il 31-12-09 con scadenza entro cinque anni) ma dati i tempi che corrono non è totalmente esente da rischi.

I depositi bancari sono sicuri e garantiti fino a 103mila euro, per i fortunati possessori di una somma più alta sarebbe utile dividere l’importo tra più conti di banche diverse.

Per quanto riguarda i beni rifugio per eccellenza, immobili e oro, nel primo caso ci si può attendere che i prezzi scendano almeno per tutto il 2009 e quindi non sarebbe sconsigliabile attendere ancora per qualche mese, mentre nel secondo caso ci si espone a variazioni di prezzo molto consistenti anche nel breve periodo, che potrebbero far perdere all’investimento buona parte di quelle che al momento non sembrano cattive ragioni.

Farsi prendere dal panico, dalla fretta o peggio ancora dall’illusione di poter fare affari d’oro sono invece atteggiamenti da evitare in ogni modo. In attesa che finalmente si cominci a discutere di come far ripartire i piani di sviluppo delle imprese e i consumi e che si vedano i primi segnali di inversione, per i propri investimenti, di qualsiasi tipo siano, non è lecito essere più ottimisti dei propri clienti e degli investitori.