Alla riunione del G-20 che si è tenuta nel weekend appena terminato, il ministro dell’economia Tremonti ha annunciato un piano di sostegno all’economia da 80 miliardi di euro, che dovrebbe essere approvato già questa settimana attraverso un apposito decreto.

Un piano così importante si è reso necessario per contrastare gli effetti della crisi finanziaria che sta colpendo in modo sempre più evidente le famiglie e le imprese. Gli ultimi dati sulla crescita del Pil nel terzo trimestre mostrano senza equivoci quanto la recessione sia già in atto, mentre il primo semestre del 2009 è probabilmente destinato a essere ancora più negativo.

I fattori positivi che sono emersi nelle ultime settimane non sembrano sufficienti a invertire il trend. Il crollo dei prezzi delle materie prime, in particolare il petrolio, e la riduzione del costo del debito si traducono sicuramente in minori spese per i consumatori, ma non sono di per sé in grado di dare la svolta in un clima di pesante sfiducia e recessione.

Il piano pubblico si pone quindi l’obiettivo di aiutare l’economia a uscire il prima possibile e nel modo più indolore dall’attuale contesto economico, facendo leva su alcuni particolari settori e grazie a mirati incentivi fiscali.

Al momento tra le poche cose certe si conta il forte impulso che verrà dato alle opere pubbliche con un’attenzione particolare ai trasporti, a cui saranno dedicati 16 miliardi di euro. Il settore dovrebbe essere interessato anche da uno snellimento normativo che permetta di dare avvio nel minore tempo possibile al piano di sviluppo. Non è un caso che tra i pochissimi titoli in positivo nell’ennesima giornata nera per i mercati ci siano gli ever green del settore costruzioni e trasporti.

L’altro grande settore industriale che verrà coinvolto dal piano di investimento statale, anche se in questo caso con un coordinamento europeo, è il settore auto. Per quanto si possano avanzare critiche sulle finalità strategiche di un sostegno all’auto (e non per esempio alla chimica, alle telecomunicazioni o alle macchine utensili), il settore occupa ancora un notevole numero di persone e, considerato l’indotto, un suo declino o una sua ripresa avrebbero effetti immediati e significativi sull’intera economia.

Il calo pauroso che il settore auto si appresta a subire nel 2009 avrebbe effetti devastanti su una larga parte della popolazione, mentre un deciso sostegno può essere un volano efficace e diretto per sostenere l’economia. Si tratta quindi di una decisione che verrà presa per necessità a prescindere da qualsiasi altra considerazione. A questo riguardo, soprattutto dopo gli interventi annunciati negli Usa, si possono facilmente prevedere interventi già nelle prossime settimane.

Annunciato e rimandato più volte nelle ultime settimane è invece l’intervento di sistema a sostegno delle banche, che pare debba ammontare a 20 miliardi. Ciò che preme in questo caso è evitare a ogni costo che le banche si rafforzino patrimonialmente riducendo il credito a famiglie e imprese, proprio nel momento in cui le esigenze di finanziamento stanno diventando pressanti; senza considerare che la sottoscrizione statale di obbligazioni bancarie renderebbe le banche meno vulnerabili a eventuali risultati economici deludenti. Il sistema si avviterebbe su se stesso se gli istituti finanziari non fossero nelle condizioni di dare tutto il sostegno possibile al sistema produttivo. In questo senso le dichiarazioni di Tremonti consentono di nutrire più di una speranza sul fatto che il finanziamento pubblico alle banche si tramuti in un effettivo vantaggio per tutta l’economia.

Infine l’intervento dovrebbe contenere la detassazione della tredicesima per alimentare i consumi all’avvicinarsi di un Natale che si preannuncia pessimo per i commercianti e una riduzione dell’Irap che darebbe una boccata d’ossigeno alle imprese. Come è ovvio il piano del Governo avrà un effetto negativo sulla finanza pubblica che potrebbe portare a uno sforamento del rapporto deficit/Pil previsto dall’Unione Europea (deve rimanere al di sotto del 3%).

Si può scommettere a questo proposito su un atteggiamento benevolo da parte delle autorità comunitarie, che altrimenti dovrebbero dare spiegazioni molto difficili sull’attualità di un vincolo che non sembra proprio essere stato concepito per un periodo di crisi sistemica.

Tutto questo senza considerare che l’Italia potrebbe avere più di un argomento da utilizzare a propria eventuale difesa, dopo che in Europa, a cominciare dal Regno Unito (in primavera con Northern Rock), si è dato il via alla stagione degli interventi pubblici a sostegno delle banche.

Se si esclude Alitalia (un prestito ponte prima dell’intervento privato) siamo al momento tra i più virtuosi. Siamo abbastanza sicuri che nessuno ci negherà il provvedimento Tremonti, fosse solo per il fatto che prima o poi una medicina così potrebbe servire a tutti.