Se qualcuno si era illuso che i cali che si stanno verificando da mesi sui mercati si fossero conclusi, la giornata di venerdì ha reso evidente quanto siano ancora fragili le speranze di una facile e immediata soluzione della crisi finanziaria. Un rialzo del prezzo del petrolio senza precedenti e le dichiarazioni del Governatore della Bce che ha paventato la possibilità di un rialzo dei tassi ufficiali prima della fine di luglio, hanno causato pesanti cali sui mercati sia in Europa che negli Stati Uniti.
In questi mesi di passione per i timori di recessione e per la preoccupazione che suscita lo stato di salute del sistema finanziario è più che mai utile osservare le azioni che banche e istituzioni finanziarie stanno mettendo in atto per affrontare questo particolare contesto economico, sfruttandone le opportunità e sventando le minacce. Ancora più utile è esaminare da vicino i piani futuri di quella che è forse la più prestigiosa e autorevole istituzione finanziaria italiana. Mediobanca non solo ha presentato un piano industriale fortemente innovativo, ma l’ha fatto da poco meno di tre mesi, quando già era in corso la crisi finanziaria.
A differenza di diverse banche italiane ed europee che hanno dovuto rivedere i target presentati alla comunità finanziaria nel 2007 e nel 2006, quando nulla faceva presagire una crisi di tale entità, le prime due affermazioni del piano di piazzetta Cuccia dichiarano senza mezzi termini che lo scenario che occorre affrontare è caratterizzato da un mercato finanziario difficile e da incertezza sullo sviluppo macro-economico.
Il piano industriale 2009-2011 contiene alcune importanti novità che mostrano in modo chiaro quanto la nuova Mediobanca, pur continuando a essere il santuario della finanza italiana e un unicum nel panorama domestico, si stia evolvendo verso un modello di business più “normale”. La tradizionale attività di corporate e investment banking verrà sviluppata grazie a una maggiore presenza sui mercati europei, mentre in Italia l’obiettivo è il consolidamento dell’attuale leadership di mercato.
Anche negli ultimi mesi Mediobanca è stata protagonista delle maggiori partite finanziare che si sono giocate in Italia. La banca ha recitato un ruolo da protagonista nella partita Telecom Italia contribuendo a garantire l’italianità della società con un investimento da circa 400 milioni nella holding di controllo Telco. Telecom oltre a essere un’azienda strategica per il paese è insieme alle altre imprese del settore una delle società più difensive del mercato che dovrebbe permettere maggiore stabilità di ricavi anche in un futuro che si appresta a essere tutt’altro che roseo. È invece recente l’interesse manifestato da Mediobanca, attraverso le parole del presidente del consiglio di gestione, per la cordata che prenderà il controllo di Alitalia. Emerge in modo netto la volontà di rimanere al centro dei principali eventi economici italiani continuando a esercitare quel ruolo decisivo nella finanza italiana che le appartiene da alcuni decenni (ricordiamo per onore di cronaca che tra le partecipazioni incedibili di Mediobanca rientrano ancora RCS e Generali).
Ancora legati alla storia della società sono gli investimenti dichiarati nel private equity con l’acquisizione di quote in medie imprese e in special situations dove una società con la credibilità, la forza finanziaria e le competenze di Mediobanca può cogliere importanti guadagni anche, e ancora di più, in un periodo travagliato. Da questo punto di vista sono menzionati il real estate e gli stressed assets, dimostrando ancora una volta che sono proprio le situazioni più complesse e teoricamente compromesse che offrono le maggiori opportunità di guadagno.
Le vere novità che hanno destato la sorpresa di molti sono però altre. La prima riguarda l’investimento nel credito al consumo dove la controllata Compass con l’acquisizione di Linea ha consentito di creare il terzo operatore in Italia. Il credito al consumo è stato la gallina dalle uova d’oro per molte banche negli ultimi anni; bassa competizione, tassi vantaggiosi e mercato di riferimento in espansione hanno consentito ritorni sugli investimenti sconosciuti alla normale attività bancaria. Lo scenario di mercato pur essendo ora meno favorevole, sia per una competizione a tratti asfissiante sia per le difficoltà di finanziamento che hanno la società di credito al consumo, è ancora promettente. Gli italiani sono il popolo meno indebitato d’Europa, i tassi di crescita del settore in Italia sono a doppia cifra e il consolidamento in atto creerà pochi operatori principali che si spartiranno il mercato senza particolari difficoltà.
L’altra grande novità salita agli onori della cronaca nelle ultime settimane è il lancio di Che Banca! che si candida a essere il concorrente più temibile di contoarancio e del modello di business di ING. Con Conto Arancio in Italia ING ha raggiunto risultati notevoli proponendo direttamente al pubblico retail un investimento semplice da effettuare e a basso rischio, facendo leva sulla tradizionale avversione al rischio dell’investitore italiano. Le banche nostrane sono state spiazzate dal progetto e ora devono rincorrere.
Con CheBanca! La società presieduta da Geronzi trova l’accesso a uno strumento di finanziamento semplice ed economico che la rende indipendente dalla volatilità del costo dei finanziamenti ottenibili sul mercato. L’iniziativa è una rivoluzione perché per la prima volta Mediobanca potrà avere accesso diretto ai risparmi dei clienti sostituendo di fatto le reti distributive delle banche tradizionali e facendo un passo verso l’indipendenza dai suoi controllanti.
Le iniziative appena discusse e il rafforzamento nella gestione del risparmio della clientela affluent rendono poi i ricavi di Mediobanca più stabili e prevedibili svincolandola dalla volatilità intrinseca dell’investment banking.
Il piano industriale è la manifestazione più evidente di un cambiamento in atto che l’evoluzione del mercato e i fatti che hanno portato alle dimissioni di Maranghi hanno imposto a Mediobanca. Un’evoluzione che non ha ancora portato a un esito definitivo. La compagine azionaria, le partecipazioni industriali oltre che una storia così particolare fanno dell’attuale Mediobanca una via di mezzo tra una banca di investimento normale e la vecchia custode della finanza italiana.
In attesa che si arrivi a una soluzione (sempre ammesso che la situazione attuale non lo si già) Mediobanca pare essersi attrezzata al meglio per superare anche questa crisi.