Dopo l’annus horribilis appena terminato in cui il titolo Fiat è precipitato ai minimi storici il rialzo di inizio anno è stato stroncato lunedì sera dalla notizia delle dimissioni di De Meo, responsabile dei marchi Alfa Romeo e Abarth nonché del marketing di gruppo.

La notizia anticipata da Automotive news è stata confermata da un comunicato stampa di Fiat con le formule rituali. In un momento in cui gli investitori sono più che mai attenti a ogni possibile notizia negativa, le dimissioni inattese hanno alimentato le peggiori preoccupazioni sul destino di Fiat.

Il fatto si presta infatti a una duplice interpretazione. Innanzitutto occorre ricordare che meno di un anno fa il buon De Meo era considerato il più probabile successore di Marchionne qualora l’ad stesso avesse deciso di approdare alla guida di Ubs. Tali ambizioni erano state considerate irrealizzabili quando a De Meo era stata tolta la responsabilità del marketing del marchio Fiat per una non meglio precisata responsabilità di gruppo, a cui successivamente si era aggiunta quella del solo marchio Alfa Romeo. Le dimissioni sono l’ultima puntata di questo, molto ben gestito e comunicato, ridimensionamento all’interno della società torinese.

Altrettanto vero è che le conseguenze della crisi hanno reso decisamente poco appetibile il ruolo di De Meo. Di nuovi modelli Alfa per il 2009 non c’è traccia e l’ormai mitico sbarco in America appare sempre meno attuale, rendendo il marketing della casa del biscione molto poco affascinante e ancora meno significativo.

In un momento di difficoltà si punta tutto sui punti di forza sacrificando le parti più deboli e le difficoltà dell’Alfa rispetto alla concorrenza tedesca sono ormai una storia decennale. Inoltre pare proprio che Fiat, nel tentativo di snellire ulteriormente l’azienda, stia procedendo verso una riorganizzazione che prevede l’accorpamento del marketing dei diversi marchi del gruppo, che avrebbe reso ancora più marginale il contributo dell’ex delfino designato di Marchionne.

A ben vedere la faccenda, oltre alle indubbie implicazioni strettamente personali, si inserisce nel più preoccupante tema del destino di Fiat, in particolare dell’auto, di fronte a una crisi che per il settore si preannuncia epocale e che dovrebbe concludersi con un inevitabile processo di consolidamento che avrà senza dubbio vincitori e vinti, sopravvissuti e caduti sul campo.

La questione principale è se e come la principale impresa industriale italiana uscirà dalla crisi. Marchionne a inizio dicembre ha aperto il dibattito dichiarando senza mezzi termini che non è più ipotizzabile per Fiat rimanere da sola e che in particolare in Europa occorre una rivoluzione che si concluda con la nascita di un operatore più forte dopo un processo di fusioni. Qui si gioca il derby tra Germania, Italia e Francia.

In una prima fase si sarà concentrati sugli aiuti al settore che i governi vorranno o potranno mettere in campo per salvare il salvabile e soprattutto per rendere più appetibile il proprio campione nazionale in vista della fusione; poi verrà il momento in cui chiudere la partita del riassetto e il ruolo delle diplomazie e dei Governi diventerà ancora più determinante.

Il punto è che i tedeschi con BMW partono con un enorme vantaggio e possono permettersi il lusso eventualmente di scegliere tra PSA e Fiat che sembrano abbastanza sostituibili. A questo riguardo esistono diversi fattori che penalizzano Fiat rispetto a Psa. Lo Stato francese è potenzialmente in grado di mettere in campo molte più risorse di quello italiano, schiacciato sotto una montagna di debito pubblico, per sostenere la propria industria automobilistica e inoltre la Francia sembra in grado di esercitare un peso politico sensibilmente superiore.

È infine assai probabile che il problema si presenterà molto prima di quanto si tenda comunemente a pensare, perché la crisi con il passare dei mesi diventerà sempre più evidente e drammatica nei bilanci di Fiat oltre che nel numero di settimane di cassa integrazione.

Anche nell’eventualità, per ora assai meno probabile, di fusione a tre lo stato di salute con cui si arriverà all’appuntamento farà tutta la differenza possibile per gli equilibri che si verrebbero a creare nell’eventuale nuovo gruppo. Dopo Alitalia, anche in questo caso, i concorrenti più pericolosi sembrano i nostri vicini più prossimi.