Mercoledì nell’ennesima giornata schizofrenica dei mercati azionari con i listini precipitati al -2% e risorti in poche ore fino a chiudere quasi in parità (a testimonianza di una volatilità totalmente fuori dal comune), solo la trimestrale di Morgan Stanley è stata in grado di contendere la scena ai risultati di Fiat. Sulla prima si può evitare di spendere troppe parole ed è sufficiente ricordare che la banca ha chiuso in utile e sopra le attese degli analisti; Fiat invece merita qualche parola in più non fosse altro per il fatto che il titolo, nelle ultime settimane, si è reso protagonista di un rialzo spettacolare.
Il rialzo potrebbe aver causato un senso di smarrimento in chi si ricordava ancora bene che all’inizio dell’anno si parlava dell’industria auto come della “grande malata” dell’economia reale, colpita brutalmente dal crollo della propensione al consumo e vittima di un eccesso di capacità produttiva che avrebbe dato molti problemi anche senza nessuna crisi.
La malattia era così grave che i Governi di mezza Europa si erano precipitati a concedere incentivi di ogni ordine e grado pur di evitare il collasso di una parte importante del sistema industriale. Gli aiuti hanno così invertito il calo delle immatricolazioni e l’industria è sopravvissuta. Fiat ha approfittato in quasi ogni mercato europeo degli incentivi che di fatto favorivano le vetture di bassa cilindrata guadagnando quote di mercato.
Tutto questo riesce, più o meno, a spiegare quanto successo al titolo Fiat e al settore fino a qualche settimana fa. Infatti il settore, seppur non in perfetta salute, si è accodato al rialzo dei mercati e Fiat non ha fatto eccezione. Nel frattempo la casa di Torino è riuscita a mettere un piede in Chrysler senza spendere un euro, nel tentativo di risanare una società che nel periodo più nero della crisi è arrivata a bruciare 100 milioni di dollari di cassa al giorno. Questi elementi sono il punto di partenza per capire cosa è successo al titolo nelle ultime due settimane e soprattutto per osservare dalla giusta angolazione i risultati del trimestre e i target per il 2010.
La trimestrale di mercoledì è stata preceduta da un report di Morgan Stanley che fissava un target stellare sul titolo in previsione di un 2010 florido e di un rapido risanamento di Chrysler. Tutto lecito e tutto possibile, anche perché il 2010 è avvolto nell’incertezza più assoluta e l’ultimo indizio sul destino di Chrysler dato direttamente da Marchionne una decina di giorni fa indica addirittura il pareggio operativo per il 2011.
Il mercato euforico non si è lasciato sfuggire la notizia e ha scommesso su questo scenario senza pensarci su due volte. Il punto è che se così fosse chi ha fatto questa scommessa avrebbe anche ragione, ma per il momento si gioca a carte coperte e gli ultimi risultati e previsioni di Fiat non aiutano né a fare luce né a cambiare questa situazione.
I risultati di Fiat sono stati, come previsto, buoni e leggermente sopra le stime solo che per il 2010 si prevedono ricavi in aumento di un risicato 2-3% mentre il target di reddito operativo nella parte più bassa della stima (compresa tra 1,1 e 1,5 miliardi di euro) è sostanzialmente in linea con la previsione per il 2009. Insomma per bocca della stessa Fiat nel 2010 non ci sarà nessuna ripresa decisa della domanda. Anzi sembra quasi che dalle parti di Torino abbiano messo le mani avanti per evitare di spendere troppe parole per un futuro che rimane avvolto nella nebbia.
L’incognita non è stata risolta e ciò consente di nutrire le speranze più rosee o di cadere nella disperazione; nessuno si stupisca quindi se nei prossimi giorni si assisterà a repentini rialzi o ad altrettanto bruschi ribassi perché su pochissimi dati gli investitori hanno fatto un salto in avanti nel futuro di 6-12 mesi e ancora per molto questi dati scarni potranno essere usati a sostegno di tesi opposte. Una situazione che in realtà è comune a tutto il mercato e che si acuisce in quello che è forse il settore industriale per antonomasia.
A questo riguardo si deve precisare che anche se gli incentivi verranno rinnovati, il contributo dato alla domanda di veicoli sarà via via minore. Anche a parità di incentivi infatti l’effetto è destinato a calare dato che, per una constatazione di semplice buon senso, chi è stato tentato con successo e ha cambiato la macchina difficilmente ne comprerà una nuova nei prossimi mesi e chi ha deciso che quella vecchia andava benissimo probabilmente non cambierà idea (tutt’altro discorso vale per chi cambia per causa di forza maggiore e che sarebbe entrato dal concessionario in ogni caso).
All’incognita del mercato in generale si aggiunge in questo caso quella ormai storica del settore auto. Il problema dell’eccesso di capacità produttiva non è stato assolutamente affrontato in questi mesi ma una sua soluzione rimane inevitabile. Allo stesso modo, nonostante l’operazione Chrysler, non è scomparso il problema di Fiat auto.
Il sospetto che rimanga un problema è decisamente forte dato che gli Agnelli stanno seriamente valutando se comprare una banca (Fideuram), mentre hanno deciso di non tirare fuori un euro di più per Opel. Siamo molto curiosi di sapere come andrà a finire anche se con ogni probabilità la curiosità rimarrà insoddisfatta per i prossimi mesi. Nel frattempo i mercati (Fiat compresa) potrebbero anche chiudere l’anno coi fuochi d’artificio, poi però è il regno dell’ignoto.