Chi si fosse talmente abituato e assuefatto ai segni positivi sui mercati azionari da smettere di controllare le quotazioni e fosse quindi, comprensibilmente, non troppo informato sui prezzi, potrebbe ora avere qualche cattiva sorpresa da un rapido controllo di aggiornamento.

Negli ultimissimi giorni infatti i mercati azionari paiono aver imboccato con decisione la strada della discesa e sui listini fioccano i -3% e -4% che colpiscono in modo abbastanza indiscriminato società e settori diversi.

Le interpretazioni su questa fase non sono però univoche e anzi sono il punto di partenza per contrasti tra opposte visioni e scenari sui destini dell’economia. Per i pessimisti che hanno tenuto duro per i sette mesi consecutivi di rialzo dei mercati (da inizio marzo) ciò a cui stiamo assistendo è la fine di una festa (the party is over dicono gli anglofoni) durata fin troppo e il preludio di una discesa che riporterà tutti alla triste e dura realtà. Per altri è solo una normale quanto salutare pausa di riflessione dopo un rialzo in cui si sono visti titoli triplicati e quadruplicati.

Una cosa è certa, ieri il dato sulla fiducia dei consumatori americani a ottobre (sceso a 47,7 da 53,4 contro un’attesa di 53,1) ha segnato un punto importante a favore dei “pessimisti” e insinuato dubbi inquietanti nelle aspettative dei più “ottimisti”. Piaccia o meno nel consumatore americano e in un suo rapido e duraturo risveglio vengono riposte molte delle speranze per una ripresa nel 2010.

Fino a settimana scorsa i listini erano spinti all’insù da due categorie di persone che seppur con assunzioni molto diverse spingevano nella stessa direzione. Chi credeva a una ripresa robusta nel 2010 si univa a quelli molto più scettici che però avevano deciso di “piegarsi” a un andamento dei mercati finanziari che dava moltissime soddisfazioni a chi comprava e cocenti delusioni a chi vendeva.

Questi ultimi soggetti sono con ogni probabilità i venditori di questi giorni dato che chi credeva sopravvalutato il mercato tre mesi fa difficilmente ha visto opportunità di acquisto nelle ultime settimane. Ciò che spaventa oggi gli opportunisti è la mancanza di buone notizie che potrebbe esserci nei prossimi mesi.

Si attendeva la stagione delle trimestrali americane per testare la salute dell’economia e per raccogliere direttamente dalla voce dei manager indicazioni sui prossimi trimestri. I risultati non hanno suscitato particolari entusiasmi e moltissimi manager hanno accuratamente evitato di esporsi in previsioni su un futuro che rimane in realtà di difficilissima lettura.

In aggiunta è consolidata l’opinione che da qui a fine anno e forse oltre il quadro economico è destinato a rimanere simile all’attuale. Insomma si è passati da mesi di oggettivo miglioramento anche se in confronto alla situazione tragica di inizio anno a mesi interlocutori in cui segnali di evidente ripresa o ricaduta tarderanno a manifestarsi.

Se sono poco chiari o assenti i segnali di ripresa sono invece chiarissimi i rischi a partire da un sistema finanziario fragile e molto poco trasparente (da Goldman Sachs in giù passando per un sistema assicurativo finora rimasto quasi completamente al di fuori dei riflettori) fino alla constatazione che gli Stati hanno già usato quasi tutte le munizioni a loro disposizione nell’inverno scorso nel tentativo di fermare il tracollo del sistema finanziario.

 

Questo è il motivo per cui finito il flusso di notizie “positive” (i risultati in utile delle banche, i miglioramenti sequenziali degli indici macroeconomici) le ragioni per comprare sono diventate molto meno forti.

 

Se qualcuno oggi si prendesse la briga di chiedere a manager e imprenditori cosa vede per il futuro per molti settori si ricaverebbe un’impressione di estrema e al momento giustificata prudenza. Insomma pochi si sbilancerebbero a dipingere un 2010 in grande spolvero e molti indicherebbero un contesto economico solo un poco migliore dell’attuale. Gli investitori hanno scelto di non fidarsi di questo test.

 

Così come a settembre e ottobre dell’anno scorso si sono rivelati troppo poco pessimisti oggi potrebbero essere vittime di un eccesso di prudenza. In sostanza sono accusati di non riuscire a vedere molto oltre il presente. Così tanti tra gestori di fondi e analisti hanno deciso di fare di testa loro scommettendo su risultati futuri molto più positivi di quanto oggi sia lecito sperare. Rimangono allora due punti fermi: ci vorrà ancora qualche mese per capire definitivamente chi ha ragione; se questa volta hanno visto giusto le “imprese” in molti sui mercati si scotteranno le mani.