Le notizie giunte da Dubai, oltre ad averci dato l’occasione di una rinfrescata sulla geografia del Golfo Persico, hanno interrotto l’andamento piatto del mercato che si avviava senza troppe emozioni verso la fine dell’anno.

Minimizzare l’accaduto sarebbe sbagliato, perché per la prima volta da molti mesi si è tornati a interrogarsi su quanti asset tossici ci siano ancora, in realtà, tra gli attivi delle banche e perché una reazione così scomposta suggerisce l’idea che sul mercato non ci siano più molte ragioni per comprare azioni con troppa convinzione.

La contro-reazione di questi ultimi giorni è però altrettanto significativa e ci ricorda che la liquidità da investire è ancora tanta e “vogliosa” di trovare approdi tra l’economia reale. Se qualcuno si attendeva un mercato finanziario morto si è trovato di fronte una vitalità insospettabile, che, purtroppo o per fortuna, non pare destinata a esaurirsi nel breve.

Tra i mille importanti motivi dell’andamento attuale del mercato, totalmente indeciso sulla direzione da imboccare prima della fine dell’anno, possiamo sicuramente includere qualche elemento che poco ha a che vedere con spiegazioni finanziarie o macroeconomiche.

Partiamo dal presupposto che sul mercato è ampiamente condivisa una visione disincantata sulle prospettive dell’economia e che contrariamente alle apparenze l’ottimismo cieco è molto meno diffuso di quanto possa sembrare. Data questa visione molto poco “ingenua” e data la nota mancanza di idee forti su quanto ci riserverà il 2010, i gestori di fondi sono attualmente occupati, sempre ammesso che, come probabile, non l’abbiano già fatto, a evitare qualsiasi peggioramento delle performance registrate nel 2009.

Chiunque abbia investito in qualunque modo e quasi in qualunque prodotto nel 2009 da marzo in poi, sta ora contando i rendimenti ottenuti dopo un mercato del toro record che ha coinvolto un po’ tutti i settori e le attività finanziarie, a cominciare da azioni e obbligazioni. Per questo oggi gli acquisti si sono rarefatti, dato che sarebbe stupido compromettere i buoni risultati ottenuti con improbabili operazioni dell’ultima ora.

Questo è invece il momento delle ipotesi sull’anno che verrà. Dicembre e inizio gennaio al più tardi saranno dedicati alle riflessioni sulle attività in cui investire per fare meglio del mercato nel 2010. I titoli bancari saranno ancora da preferire a quelli assicurativi? I ciclici anche nel 2010 andranno meglio dei difensivi? Petrolio e dollaro come si comporteranno? Le domande a cui occorre rispondere il prima possibile hanno più o meno questo tenore.

Chiusa questa fase di studio si vedranno le scommesse fatte tra fine dicembre e inizio gennaio in attesa che i fatti dimostrino la validità o meno delle idee di investimento. Come è ovvio qualsiasi ragionamento sul futuro non può prescindere dal molto che è già successo nei mesi scorsi. Per avere le idee chiare sul punto di partenza bisogna avere ben in mente un riassunto veloce dell’anno che si sta per concludere.

I titoli bancari dati per morti e sepolti a inizio anno hanno corso al di là di ogni più rosea previsione; le azioni più immediatamente legate all’andamento dell’economia (consumi e media in primis), seguono a breve distanza. All’estremo opposto di questa sommaria graduatoria entrano di diritto le telecomunicazioni, le utilities e le società legate al petrolio. Se queste sono le premesse è evidente che una grande scommessa sia già stata fatta, ma ciò di per sé non dice nulla sul fatto che non possa essere ripetuta l’anno prossimo.

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Per i più distratti è utile ricordare che anche le obbligazioni sono ai massimi e che chi crede che il mercato azionario sia sopravvalutato pensa che quello dei bond sia ancora più gonfiato. La materia prima per eccellenza, il petrolio, ha smesso invece già da qualche mese di regalare particolari emozioni e sostanzialmente si mantiene sugli stessi livelli dalla fine dell’estate. Solo l’oro è riuscito a dare qualche brivido agli investitori nelle ultime settimane con un rialzo spettacolare.

Se dopo questo riassunto non avete ancora le idee chiare su cosa fare potete cominciare a preoccuparvi, ma almeno potete essere certi, se vi basta come consolazione, di essere in ottima compagnia. La realtà è che la confusione regna sovrana e che ogni dato è al momento ugualmente buono per sostenere qualsiasi scenario. I rialzi che si sono avuti rendono qualsiasi acquisto rischioso perché la discesa potenziale sarebbe elevata, d’altra parte se le cose si dovessero mettere bene o non troppo male con la liquidità che c’è in giro si potrebbe perfettamente avere un altro rally; anche se, bisogna ammettere, a tutto c’è un limite.

 

Sembrerà incredibile ma ci sono tanti investitori, soprattutto tra quelli più “esperti”, che nell’indecisione si tengono stretta la liquidità a costo nel frattempo di guadagnare poco o nulla. Tutto al momento fa pensare che tale scelta sarà in realtà il vero punto di partenza del 2010 con pochi movimenti in entrambi in sensi. L’ipotesi di fondo è che se le cose dovessero andare bene si fa sempre in tempo a tornare sui mercati, in alternativa la liquidità sarà preziosissima per comprare sui nuovi minimi.

 

Non stupiamoci quindi se tornano di moda i classici beni rifugio. L’oro si è già visto ed è la testimonianza più evidente, poi rimane il dollaro e qualche materia prima da old economy infine, ma con qualche preoccupazione in più, il caro vecchio mattone.