Dopo mesi di speculazioni, supposizioni e congetture sui possibili beneficiari dei Tremonti bond, ieri al mercato è stato comunicato il nome della prima banca italiana che ricorrerà agli aiuti di Stato.
Con un comunicato stampa, il Banco popolare dichiarava ieri di aver richiesto l’accesso ai Tremonti bond per 1,45 miliardi di euro. La notizia è in linea con quanto da mesi si leggeva sulla stampa economica che indicava tra i primi fruitori degli aiuti di Stato Unicredit e Intesa con 3 miliardi di euro ciascuna e Monte Paschi e appunto Banco Popolare con 1,5 miliardi di euro.
Le speculazioni da incubo circolate sui mercati sulla controllata Italease hanno probabilmente reso necessario l’intervento prima di quanto lo fosse per gli altri “indiziati”. Prima gli scandali sui derivati di Italease, poi le dimissioni dell’ad Innocenzi (dall’inizio della crisi le uniche “non spontanee” di un ad bancario italiano) e infine i dubbi sul portafoglio leasing di Italease stessa avevano condannato il titolo a una discesa impietosa.
Con questi aiuti, a meno di altre inattese sorprese, la banca sarà in grado di ripristinare coefficienti regolamentari accettabili e probabilmente di rendere meno opinabili gli atti di fiducia che gli investitori fanno ogni giorno sulla sua solidità. I dubbi sono per la verità gli stessi che con diversi gradi di preoccupazione vengono sollevati quotidianamente su ogni istituzione finanziaria.
Senza addentrarsi in analisi dettagliate su svalutazioni, coefficienti patrimoniali e sofferenze e limitandosi alla cronaca di quanto accaduto in Gran Bretagna, si può osservare che attivi che si scoprono progressivamente deteriorati difficilmente possono essere compensati da aumenti di capitale o aiuti senza determinare conseguenze irreversibili. Anzi l’esperienza inglese in alcuni casi ha dimostrato che in un crescendo di aumenti di capitale che nessun privato è disposto a sottoscrivere e di aiuti si può anche arrivare di filato a statalizzazioni più o meno conclamate.
Ovviamente le misure di cui il Banco popolare ha avuto l’onere di beneficiare per primo (altri seguiranno) non sono né inutili né di per sé tremendamente preoccupanti; anzi sono assai preziose se raggiungono lo scopo di dare un po’ di ossigeno temporaneo in una situazione contingente particolarmente complicata.
Se proviamo però a ipotizzare che il mercato abbia avuto ragione nel determinare i cali drammatici cui abbiamo assistito (il Banco è solo una delle tantissime vittime) e infine i prezzi infimi a cui siamo arrivati, dobbiamo concludere che ciò che il mercato sconta sia con probabilità più o meno alta, a seconda del caso, il fallimento stesso delle istituzioni finanziarie quotate.
Se ammettiamo questi timori anche il rimbalzo di ieri è comprensibile e spiegabile. Se il punto è il fallimento del sistema finanziario o di una sua parte basta solo poter scongiurare questa evenienza per togliere improvvisamente il tappo che ha compresso le quotazioni.
Gli aiuti al Banco popolare e alle altre banche italiane che ne beneficeranno sono utilissimi se continua a valere il presupposto non detto che siano sostanzialmente sane. In caso contrario la speculazione prima e poi l’emergere di perdite e svalutazioni lo renderebbero un inutile palliativo.
Nelle ultime settimane si sono fatti sempre più evidenti gli effetti della crisi sulle imprese e sulle famiglie, ma lo spettro che si aggira sulle borse da mesi trascinandole a minimi mai visti è la speculazione sulla tenuta del sistema finanziario.
Negli ultimissimi giorni da più parti si spiegava la notevole sotto-performance del mercato italiano rispetto all’Europa con i rumours che aleggiavano sul possibile fallimento di una banca italiana. Ovviamente ogni ipotesi sull’origine e sul motivo di tale voce è possibile, ma è bastato questo singolo, per quanto serio, timore per tirare giù tutto il mercato. I necessari interventi del Governo non tolgono la sensazione che senza una preventiva ricognizione che dimostri, al di là di ogni dubbio, chi possa sopravvivere o no e con che costi i rimbalzi saranno effimeri o privi di reale significato.
Intanto godiamoci gli aiuti che sicuramente serviranno ad aumentare la fiducia, ma con la consapevolezza che per far uscire definitivamente i mercati dalle secche e per dare sostanza agli interventi di sostegno all’economia occorre un’“operazione verità” sulle banche che al momento nemmeno si intravede all’orizzonte.