Avventurarsi in un’analisi sull’andamento recente dei mercati finanziari è un esercizio rischioso anche per il più esperto dei broker, ma la tentazione di scovare qualche spunto interessante in quello che si è visto nell’ultimo mese e mezzo è irresistibile e forse dare un’occhiata un po’ più da vicino può dare persino qualche indicazione utile.

Il fatto in cui si imbatte chiunque dia uno sguardo anche distratto ai grafici di borsa è un forte rialzo delle quotazioni iniziato nella seconda settimana di marzo, in particolare i titoli bancari hanno sperimentato un repentino e violento incremento che non si è ancora arrestato. Altri indiscussi protagonisti della risalita sono le società industriali i cui valori, seppur ancora in netto calo rispetto ai tempi precedenti all’avvento della crisi, hanno registrato un forte rialzo. Siccome questo andamento stride con altri, non meno importanti, fatti, è inevitabile che sorga qualche interrogativo e qualche perplessità sulla sostenibilità e significatività dell’ultimo rimbalzo dei mercati.

Volendo riassumere, i mercati in questo momento ci stanno dicendo che: a) il rischio di implosione del sistema finanziario e di fallimenti bancari a catena (su cui si scommetteva fino a qualche mese fa) è scongiurato come si può desumere tra l’altro dalle capitalizzazioni delle banche europee ormai allineate al valore del patrimonio netto; b) la ripresa economica dovrebbe cominciare a farsi sentire nel terzo/quarto trimestre del 2009 e ciò renderebbe le attuali ed enormi difficoltà del sistema industriale una fase di passaggio durissima ma limitata nel tempo.

Questo non significa che le cose andranno come si attende il mercato, ma solo che attualmente questo è lo scenario che il mercato sembra aver fatto proprio. Se questo è il presupposto non detto su cui ci si è basati negli ultimi mesi, allora diventa più comprensibile anche lo scatto in avanti delle quotazioni e infine la maggior propensione al rischio che lentamente sta incominciando a emergere. Il mercato scommette in anticipo rispetto all’effettivo verificarsi dei fatti e soprattutto prima che ognuno possa avere tutti gli elementi in mano per arrivare alla conclusione giusta. Il motivo è tanto semplice quanto comprensibile e all’origine di ogni attività commerciale perché si tratta sempre di battere in volata i concorrenti.

La realtà oggi è più complessa e presenta luci e ombre che rendono una conclusione definitiva in uno o nell’altro senso azzardata. Le luci non si possono nascondere e per quanto deboli ed effimere sono un elemento di novità rispetto allo scenario tetro in cui ci si muoveva nei primi due mesi dell’anno. Molte banche sono state ricapitalizzate con l’aiuto del mercato o con quello dello Stato; nel primo trimestre i risultati da trading e investment banking (seppur discutibili e questionabili da più angolazioni) sono stati anche molto positivi e hanno salvato i conti delle banche (da questa parte dell’oceano vedere Credit Suisse e Deutsche Bank per credere); i recenti rialzi, sia delle azioni sia delle obbligazioni, stanno facendo molto bene ai bilanci massacrati delle istituzioni finanziarie in particolare, anche se nessuno lo dice, alle assicurazioni che finora sono riuscite a mostrare ben poco delle sofferenze patite negli ultimi mesi.

Per quanto riguarda “l’economia reale” molti indicatori, per quanto ancora pessimi, sembrano aver toccato i minimi. Uno degli ultimi in ordine di tempo è il dato sugli ordini al settore industriale in Germania che a marzo sono aumentati del 3,3% rispetto a febbraio dopo sette mesi consecutivi di calo. Negli Stati Uniti l’Ism manifatturiero ad aprile è passato da 36,3 a 40,1, toccando i massimi da settembre ed è migliorata la fiducia dei consumatori (l’indice dell’università del Michigan a fine aprile è salito a 65,1 da 57,3 di marzo).

Quanto sopra per la parte “luci”, poi rimangono tantissime, e assolutamente preoccupanti, ombre dato che il settore finanziario è stato puntellato e incerottato ma sta subendo tutte le conseguenze della crisi con un aumento vertiginoso delle sofferenze e delle inadempienze dei clienti (Ubi banca nel primo trimestre ha visto quasi triplicare le rettifiche per deterioramento crediti), mentre pesano le incognite ancora enormi sui bilanci statali delle economie europee più fragili e sugli attivi tossici ancora presenti nei bilanci bancari. Gli stessi dati sull’“economia reale” seppur in leggero miglioramento sono ancora ben lontani da una situazione di normalità mentre il mercato del lavoro sta attraversando la fase peggiore.

La scommessa che ha fatto il mercato non sembra del tutto priva di ragioni e in estrema sintesi è stata fatta sull’assunto implicito che, nonostante si sia ancora in un periodo straordinario, sia finito il rischio fallimento per il sistema finanziario. Rimane però il fatto che è una scommessa particolarmente rischiosa che, per questo stesso fatto e come in qualsiasi altro campo, espone a notevoli guadagni o a perdite ingenti.