Nel disastro generale che la crisi ha portato con sé, due fattori hanno contribuito significativamente a rendere le conseguenze del peggioramento economico meno pesanti di quanto altrimenti sarebbero state.
Nei mesi più duri, quando nessuna luce si vedeva all’orizzonte, il petrolio in caduta libera e un repentino abbassamento dei tassi di interesse hanno alleviato notevolmente le pene delle imprese e dei consumatori. Nella situazione attuale, che rende lecite speranze ritenute quasi impossibili fino a qualche mese fa, i due importanti ribassi stanno continuando, anche se in misura diversa, a esercitare il proprio effetto benefico. Chiedersi per quanto tempo si potrà godere ancora di questi benefici è quindi decisamente ragionevole fosse solo per il fatto che un loro rialzo potrebbe vanificare buona parte dei benefici di una eventuale ripresa economica.
L’abbassamento dei tassi di interesse ha cominciato a farsi sentire sulle rate variabili dei mutui già da qualche mese, mentre il potenziale effetto benefico che poteva avere sulle imprese è stato quasi del tutto neutralizzato dalla ridottissima propensione al credito delle banche, che vista l’aria di crisi hanno diminuito l’erogazione dei prestiti (un atteggiamento volendo anche naturale e comprensibile dato che finanziare aziende in crisi senza un’adeguata rete di salvataggio alla fine comporterebbe un grave danno economico e patrimoniale alla banca e in definitiva a chi ci ha depositato i soldi). Secondo i dati ABI, il tasso medio sui prestiti delle banche è diminuito da circa il 6,5% di fine ottobre al 4,9% attuale e la tendenza non pare essersi modificata.
A meno di improvvisi e robusti miglioramenti del quadro economico, che al momento non sono preventivati, si potrà godere di questa situazione anche per i prossimi mesi anche perché l’inflazione continua a essere più che contenuta. Fare ipotesi precise su un’inversione delle politiche BCE è però estremamente difficile dato che in sostanza si tratterebbe di stimare una data affidabile di uscita dalla crisi. Al momento il mercato sconta una situazione molto simile all’attuale per i prossimi 6/12 mesi, ma è chiaro che di fronte a un’evidente ripresa economica (con tutta la liquidità immessa fino a oggi) questi livelli di tassi sarebbero destinati a una inevitabile e probabilmente veloce risalita.
Ancora più complessa e ardua è una assunzione sull’andamento del prezzo del petrolio perché le variabili da prendere in considerazione sono estremamente varie e numerose. In questi mesi la spettacolare discesa del prezzo del petrolio cui abbiamo assistito dall’inizio dell’estate 2008 fino a marzo, ha concesso una boccata d’ossigeno ai consumatori che a partire dal costo del pieno fino alla bolletta della luce hanno potuto godere di prezzi inferiori. Anche per le imprese la generale discesa delle materie prime (petrolio in testa), in un contesto comunque difficilissimo, ha avuto più di un effetto positivo.
La notizia delle ultime settimane però è che la discesa del petrolio si è completamente arrestata e ha anzi lasciato spazio a un sensibile rialzo. Anche in questo caso avventurarsi in una previsione attendibile sui prossimi mesi è compito quasi impossibile.
Almeno due osservazioni vale la pena però tenere presente. La prima è che nel medio-lungo periodo il prezzo del petrolio è da molti stimato essere decisamente superiore (80-100 dollari) rispetto ai circa 55 dollari attuali e che in un mondo e un’economia normali livelli di prezzo eccessivamente bassi (i 30-40 visti a febbraio marzo) non sono a lungo sostenibili; la seconda è che un prezzo particolarmente basso è la prima causa di futuri rialzi. Se la produzione si ferma perché per le compagnie non è più così conveniente estrarre (perché prezzo e guadagni sono bassi), si pongono le basi per una riduzione dell’offerta con le classiche e inevitabili conseguenze sul prezzo.
Su questo secondo fattore le incognite sono elevate e le speranze di un ulteriore periodo di grazia più flebili. Se tutto va come deve andare un rialzo dei tassi e del petrolio sarebbe contemporaneo a una ripresa economica e quindi risulterebbe sopportabile e perfino auspicabile, anche se, data la situazione attuale, qualche altro mese di respiro sarebbe più che benvenuto.