Domani, dopo la chiusura dei mercati americani, dovrebbero essere resi noti i risultati dello stress test sulle 19 maggiori banche americane. L’esame annunciato qualche settimana fa ha il non banale scopo di offrire ai mercati informazioni affidabili e di prima mano sullo stato di salute di una parte importante del sistema bancario Usa. Si tratta in sostanza di capire quanto siano solide le banche in esame e soprattutto quanto siano in grado di reggere le pressioni che la crisi economica inevitabilmente eserciterà sul sistema bancario.

Se nelle ultime settimane sono state ventilate tutte le ipotesi possibili e alternativamente si è speculato di risultati paurosi o del tutto rassicuranti, negli ultimi giorni si sono avute le prime autorevoli indiscrezioni che hanno dato qualche importante indicazione sull’esito finale del test.

Prima ancora di qualsiasi riflessione su quanto emerso lunedì e martedì, risulta evidente che il mercato ha proseguito la corsa iniziata a metà marzo senza alcuna sosta e tentennamento, nemmeno di fronte alle voci più paurose sullo stesso test. A questo riguardo si possono citare molteplici motivazioni per un atteggiamento che potrebbe anche essere considerato strano, date le incognite che si potrebbero celare nel test e di conseguenza nel sistema finanziario. Ciò che conta è che il mercato in questo momento ha quasi completamente accantonato o dimenticato le gravi difficoltà che il sistema bancario ha attraversato e sta attraversando.

Tralasciamo il fatto già ampiamente dibattuto che tra le ragioni di questo test specifico si potrebbe includere la “poca affidabilità” degli ultimi bilanci bancari (che hanno fatto ampiamente tesoro delle modifiche ai principi contabili introdotte nell’ultimo trimestre 2008). Dal fallimento di Lehman Brothers in poi è emersa la volontà ferrea di soccorrere le banche in difficoltà e soprattutto di evitare di lavare i panni sporchi della finanza pubblicamente per evitare, tra l’altro, i possibili contraccolpi mediatici e il calo generalizzato della fiducia e delle aspettative.

Tutti sanno che nei bilanci bancari si nascondono parecchi scheletri e che gli asset tossici sono stati coperti con una mano di vernice, ma la cosa non sembra avere alcuna importanza perché si è diffusa la convinzione, giusta o sbagliata, che lo Stato porrebbe rimedio a qualsiasi brutta sorpresa dovesse ancora essere comunicata, mentre è fortissima la volontà degli investitori di uscire finalmente dalla crisi finanziaria. La liquidità immessa sui mercati e i primi timidi segnali di inversione hanno fatto il resto e il mercato ha potuto vivere senza stare più di tanto col fiato sospeso.

Al momento si può affermare che abbia avuto ancora una volta ragione. Lo scorso fine settimana Warren Buffett, persona di solito abbastanza informata, dopo l’assemblea di Berkshire ha fatto qualche interessante dichiarazione sullo stress test: prima ha dichiarato che non era necessario per 15 delle 19 banche in esame perché potrebbero essere vendute e accasate “normalmente” in caso di ulteriori difficoltà, poi ha escluso per tre banche partecipate da Berkshire e oggetto di esame (tra cui Wells Fargo) la necessità di nuovi capitali; Buffett si è infine preso la libertà di criticare la bontà e la significatività del test e di esprimere tutte le proprie perplessità per un test che ritiene causa di confusione a prescindere da qualsiasi modo sia comunicato.

Ieri è stato poi il presidente della Fed Bernanke, interrogato sullo stress test, a dichiarare che la maggior parte delle banche non avrà bisogno di ulteriori aiuti statali. Se questa è la situazione non dovremmo assistere a risultati apocalittici né a inaspettate pessime notizie, anche se ieri è stato lo stesso Bernanke a dipingere uno scenario economico con qualche segno di miglioramento, ma ancora estremamente debole e difficile in particolare per il mercato del lavoro.

Nel contesto attuale basta e avanza la quasi certezza sulla tenuta del sistema finanziario, anche se nessuno si illude, Bernanke compreso, che l’economia reale abbia davanti a sé ancora molti mesi di passione.