Completamente assorbiti dall’andamento dei mercati azionari e dalla miriade di notizie macroeconomiche, più d’uno ha dimenticato di dare uno sguardo al bistrattato mondo delle obbligazioni, che non meno di quello azionario è in grado di dare qualche indicazione interessante per capire il contesto in cui viviamo.
Gli eventi dell’ultimo autunno in realtà hanno prodotto sulle obbligazioni un effetto molto simile a quello ben più pubblicizzato delle azioni e si è così assistito a un crollo che ha riguardato moltissime società. Un crollo che segnalava rischi più gravi di quanto non emergesse dal contemporaneo stato di debolezza delle azioni; ipotizzare che molte società non fossero in grado di pagare i propri debiti era infatti ancor più preoccupante che sostenere che il valore della stesse società fosse molto minore di quello, per esempio, di un anno prima. In sostanza si ammetteva implicitamente che il fallimento era una possibilità concreta per gran parte del sistema produttivo e finanziario.
Negli ultimi mesi un certo ottimismo, giustificato o meno, sulla situazione macroeconomica ha determinato uno spettacolare recupero del valore di molte obbligazioni fino a determinare una situazione che merita di essere osservata da vicino. I tassi ufficiali al minimo storico hanno dato più di una soddisfazione ai titolari di mutuo a tasso variabile e hanno dato una boccata d’ossigeno all’economia; il problema è che un livello così basso costringe chiunque abbia un po’ di risparmi o liquidità parcheggiata a qualsiasi titolo e per qualsiasi fine a una faticosa ricerca di un modo per ottenere rendimenti decenti. La ricerca diventa ancora più complicata per chi non sia alla ricerca di emozioni forti ma solo di un modo per proteggere i propri risparmi.
Accade così che su molte nuove emissioni di obbligazioni si concentrino richieste ampiamente superiori alla disponibilità offerta, nonostante i rendimenti siano particolarmente modesti. Solo nelle ultime settimane si è assistito a un numero imprecisato di testimonianze di questa fase particolare. Per quanto riguarda le obbligazioni statali si è assistito a un forte aumento delle richieste dei Treasury Usa che hanno portato a un’ulteriore riduzione dei rendimenti; lo stesso fenomeno si è registrato per i bund tedeschi e anche le emissioni dello Stato italiano hanno fatto il pienone.
Sempre in Italia abbiamo assistito alle richieste record per il bond Eni, la cui pubblicità è servita solo per rimpinguare le casse esauste dei media nostrani, mentre i riacquisti di debito da parte delle banche stanno dando risultati deludenti e gli investitori si tengono stretti i titoli acquistati qualche anno fa. Infine è un fatto abbastanza noto che molti investitori riescano ad acquistare solo una minima parte dei bond richiesti, soprattutto se la società emittente è considerata affidabile.
Se queste sono le premesse si può anche dedurre che ci sia un elevato livello di liquidità che per vari motivi non riesce a trovare un approdo. Investire in azioni oggi comporta quasi un salto nel buio e se c’è una cosa sicura è che per i prossimi mesi assisteremo ancora a forti squilibri con probabili violente correzioni e risalite, in uno scenario che sembra fatto apposta per scoraggiare l’investimento azionario; allo stesso modo investire in attività produttive è diventato molto complesso in un contesto in cui ancora ci si interroga su quale sia il livello normale di crescita e domanda che si avrà nei prossimi anni. Ecco perché c’è la corsa al rendimento sicuro con le conseguenze di cui sopra.
Non è lecito sperare in un imminente cambiamento che può essere innescato solo da un definitivo chiarimento sulle prospettive dell’economia, perché altrimenti senza alcuna certezza ci sarà sempre la gara ad arrivare prima degli altri al primo porto sicuro. Il primo passo si potrà fare quando diverrà chiaro che le vendite delle imprese calate del 20/30% sono con ogni probabilità una condizione strutturale e quando si vedrà che il sistema produttivo si è adattato a questa novità. A questo punto il rendimento delle azioni e degli investimenti in attività produttive diventerà attraente e la coda per entrare nei porti sicuri sarà molto meno affollata.