Il rimbalzo delle borse non finisce di stupirci e ormai anche solo qualche modesta dose di scetticismo è accolta con un malcelato fastidio tra gli operatori. Chi è rimasto negativo si trova ora in una posizione scomodissima, perché andare contro il mercato non è mai né facile né piacevole.

Lunedì i risultati di Barclays e HSBC hanno dato ai mercati finanziari un nuovo pretesto per continuare un rialzo che prosegue quasi ininterrotto da 5 mesi. L’ad di HSBC nel commentare i risultati ha dato ulteriori elementi di ottimismo affermando che è possibile che sia stata sorpassata la fase più difficile della crisi dei mercati finanziari.

Come si concilia questa affermazione con il fatto che martedì il dipartimento del commercio americano abbia comunicato cha a giugno si è registrato il massimo calo da gennaio 2005 dei redditi personali negli Stati Uniti rimane per molti aspetti una questione aperta. Il buon dato sui consumi personali comunicato dallo stesso ente (+0,4% rispetto a maggio contro stime di +0,3%) non riesce a cancellare le preoccupazioni sulla crescente debolezza dei redditi personali che testimoniano in modo evidente lo stato di difficoltà dell’“economia reale”.

Forse è il caso di ribaltare ancora una volta la domanda iniziale e cominciare a chiedersi non se i mercati hanno ragione in un ottimismo che sembra di giorno in giorno sempre più netto e convinto, ma limitarsi a osservare quello che è successo e chiedersi che cosa stiano scontando in questo momento gli operatori. Negli ultimi mesi i settori che hanno registrato i maggiori rialzi sono, oltre ai finanziari, quelli più legati al ciclo dell’economia e ai consumi, mentre i settori “difensivi” (utilities e telecom in primis) con ricavi stabili e meno soggetti all’andamento dell’economia stanno tardando a recuperare.

I dati relativi all’economia e l’andamento dei mercati con le particolarità appena descritte dicono che una notevole scommessa è stata presa sulla data di fine della crisi. Possiamo spingerci a definire un periodo abbastanza preciso e dire che al momento si sconta un’uscita dalla crisi già nel terzo/quarto trimestre del 2009. A inizio settimana una breve analisi di Morgan Stanley sanciva questa sensazione prevedendo l’economia americana fuori dalla crisi già nel terzo trimestre, anche se con ritmi di recupero lenti. Per inciso non si deve nemmeno trascurare il contributo dato ai mercati dalla volontà di ricominciare a guadagnare nonostante tutto, che ha in qualche modo determinato il rimbalzo e che ha spostato l’attenzione dai segnali negativi a quelli positivi.

Adesso che la scommessa azzardata è stata presa bisogna solo aspettare l’esito della partita che è ancora completamente aperto. Una cosa però è certa: come il clima di sfiducia totale che si respirava negli ultimi mesi del 2008 e nella primissima parte dell’anno ha contribuito in modo determinante ad acuire gli effetti della crisi, così il clima ottimista che si respira sui mercati e il loro andamento non è privo di conseguenze per l’economia in generale e per alcune società in particolare.

L’ultima prova di questo è arrivata martedì dai risultati di Unicredit che come molte sue colleghe europee è stata aiutata in modo decisivo dai ricavi da trading che hanno beneficiato dell’andamento estremamente positivo dei mercati nel secondo trimestre. Andando nel dettaglio però, gli accantonamenti su crediti, il dato che forse più di ogni altro “misura” lo stato di salute di famiglie e imprese e le loro difficoltà a onorare i debiti, ha mostrato ancora un netto peggioramento. È bastata però la previsione del management di un miglioramento nella seconda parte dell’anno unita alla ormai granitica fiducia degli investitori per determinare un rotondo rimbalzo.

Quest’ultimo fatto seppure relativo a una società finanziaria con le relative peculiarità è comunque un buon esempio di quanto sta succedendo. Nessuno si può crucciare di questo rialzo perché comporta certamente più i benefici che svantaggi. Tra questi ultimi rientra la possibilità che in realtà si stia assistendo a una nuova bolla speculativa senza adeguati fondamenti. Una bolla che potrebbe tranquillamente avere ancora qualche mese di vita prima che sul finire dell’anno (diciamo in occasione della penultima trimestrale del 2009) si abbia una definitiva conferma.