L’intricata questione relativa al destino di Termini Imerese e la decisione del Governo di non rinnovare gli incentivi, con i relativi infiniti dibattiti, hanno oscurato per qualche mese ogni altro aspetto del difficile percorso industriale di Fiat. A riportare la casa del Lingotto al centro dell’attenzione con il tema che sembrava meno attuale ci ha pensato Marchionne, che a questo punto dimostra di avere, tra le molte qualità, anche quella di abile comunicatore.



L’ad di Fiat mercoledì si è limitato a precisare che in occasione della presentazione del piano strategico 2010-2014 di Fiat in aprile verrà discusso anche lo spin-off dell’auto. Nessuno si era dimenticato della convinzione con cui Marchionne aveva dichiarato questo obiettivo quando Fiat era a un passo dalla conquista di Opel, ma fallita la fusione con il colosso tedesco e iniziato un altro anno di magra per l’industria dell’auto lo spin-off, rimandato a data da destinarsi, era in un certo senso scomparso dall’orizzonte di osservazione degli investitori.



Prospettare una seppur decisiva rivoluzione nell’assetto di Fiat in un futuro indefinito è cosa ben diversa dall’affermare che il tema rimane nelle posizioni alte dell’agenda di Marchionne. Tra poche settimane il mercato avrà quindi elementi e dettagli su una tappa decisiva per Fiat. Per ingannare l’attesa che ci separa dalla presentazione del piano possiamo avanzare qualche ipotesi sia sui tempi dell’operazione che sugli obiettivi.

Sul primo punto il mercato potrebbe essere positivamente sorpreso sulle scadenze dell’operazione straordinaria. Al momento potremmo ipotizzare lo spin-off (mercati finanziari permettendo) per l’inizio del 2011; una data lontana solo in apparenza. Preparare dal punto di vista legale, finanziario e organizzativo un cambiamento societario così radicale richiede mesi di lavoro per gli advisor, per i legali e per i manager dell’azienda, che oltre tutto si devono scontrare con i tempi tecnici di convocazione delle assemblee straordinarie.



L’inizio del 2011 è la prima finestra disponibile se il contesto macroeconomico dovesse evolversi come ci si attende. Metabolizzato e digerito un 2010 difficile e sfidante per la fine degli incentivi, Marchionne potrebbe presentare la nuova creatura ai mercati alla vigilia del primo anno “normale” dell’industria auto, quando un minimo di ripresa sarà stata consumata e un’altrettanto minima crescita sarà scontata dagli investitori per il 2011. In aggiunta, se tutto va secondo i piani, per quella data sarà completato il risanamento di Chrysler che potrebbe essere presentata come il vero gioiello della casa; un’azienda efficiente con un’importante quota di mercato negli Usa.

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Gli obiettivi dello spin-off sono decisamente la parte più interessante di tutta l’operazione. Il primo più immediato riguarda quasi esclusivamente i mercati finanziari, che da sempre apprezzano due società focalizzate su business specifici piuttosto che una sola con più attività. Una separazione dell’auto da Iveco e CNH riscuoterebbe di certo i favori degli investitori e degli azionisti, dato che con ogni probabilità la somma delle due società separate darebbe un valore superiore a quello delle società “antecedente” la separazione.

 

Poi c’è il capitolo “alleanze industriali”; Marchionne negli ultimi mesi ha dimostrato di avere le idee molto chiare riguardo al futuro dell’industria auto. Queste idee possono essere criticate o appoggiate, ma è veramente difficile accusare l’ad di Fiat di non aver dichiarato esplicitamente quale strategia di lungo termine intende seguire per l’auto.

 

Il problema è lo stesso da più di un anno e riguarda il salto dimensionale che Fiat deve fare per poter essere competitiva sul mercato e possibilmente redditizia. Lo spin-off rende molto più semplice una fusione con un operatore che abbia solo l’auto e rende molto più immediata un’operazione che passi attraverso un’unione societaria. Dopo aver risanato Fiat, comprato e sistemato Chrysler e superato il 2010, il progetto per essere completato richiede quell’aumento di auto prodotte che non potrebbe mai essere raggiunto con la sola crescita organica.

 

Chi volesse tracciare un identikit del futuro partner di Fiat dovrebbe cercare tra chi ha lo stesso problema dimensionale della casa di Torino. Fiat non è l’unica ad aver bisogno di un partner; anzi, dopo l’acquisto di Chrysler Fiat si è messa in una posizione di vantaggio rispetto agli altri operatori medi. Al momento la nostra terna di “papabili” comprende BMW, Peugeot e Mazda. Non nascondiamo che l’ipotesi BMW sarebbe alquanto affascinante.