Dopo mesi di speculazioni su ipotesi di spin-off, cessione della rete, nazionalizzazione della rete e infine fusione con Telefonica ieri Telecom Italia ha presentato al mercato i risultati del 2009 e il suo piano industriale 2010-2012, dando al mercato elementi oggettivi e non opinabili per capire il presente il futuro dell’ex monopolista italiano. I dati arrivano con notevole ritardo rispetto a quanto preventivato date le conseguenze della vicenda Telecom Sparkle che con ogni probabilità genererà una multa di qualche centinaia di milioni di euro per Telecom Italia. Questa multa peserà (negativamente) sul debito 2010, ma non è questo il tema del giorno dato che per quanto grande e negativa la brutta faccenda è già nota da settimane al mercato e non determinerà i destini di Telecom.
Il tema del giorno è la presentazione del piano di Telecom Italia che, a un certo punto della giornata, faceva fare al titolo un rotondo (e decisamente inusuale da queste parti) 3%; in realtà gli entusiasmi del mercato nel corso della giornata si sono ridotti e il titolo ha fatto alla fine segnare un più modesto +1.2%, ma in ogni caso ci sono molti elementi da guardare con attenzione.
Cominciamo dalle notizie positive per il mercato e per gli azionisti Telecom. Telecom non si lancerà in una campagna di acquisizioni. Non che ci fossero grosse attese o preoccupazioni su questo tema, ma vederlo scritto nero su bianco fa sempre un certo effetto ed è sempre rassicurante. Non solo non ci sono soldi per inseguire improbabili sogni di espansione ma anche se ci fossero una strategia basata sulla crescita esterna sarebbe folle, a questo punto della storia delle telecom, da un punto di vista di mera convenienza economica. Gli investimenti diminuiranno e saranno pari a 12 miliardi di euro in tre anni.
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Conclusi gli investimenti nella rete la società poi non si lancerà in progetti faraonici dagli incertissimi ritorni e dagli ancor più incerti risvolti regolamentari. È molto di moda parlare degli investimenti nella rete di nuova generazione come panacea di tutti i mali; la realtà è meno semplicistica e Telecom non si può imbarcare in un investimento di natura così “infrastrutturale” senza un quadro di remunerazione del capitale ben definito. I risparmi sugli investimenti e la cessione delle attività non strategiche porteranno il debito a 28 miliardi di euro nel 2012 dai 35 attuali. Un obiettivo non impossibile.
Poi ci sono gli obiettivi di reddito operativo al 2012. Telecom Italia dovrebbe passare dagli 11 miliardi di euro del 2009 a 12 miliardi nel 2012. Detto così non sembra un obiettivo particolarmente sfidante, ma molti hanno sollevato, a ragione, dubbi sulla raggiungibilità di questo target. Un miliardo di reddito operativo in più è un’enormità nel settore Telecom, soprattutto se questo risultato dipende quasi unicamente dalla crescita dei ricavi. Come tutti gli ex monopolisti, Telecom perde linee fisse a favore degli operatori alternativi; il fenomeno si sta riducendo, ma non è destinato a esaurirsi. In compenso Tim in Italia ha perso circa 4 milioni di clienti nel 2009 e ora è a 30.9 milioni di sim.
La ragione è con ogni probabilità riferibile a una minore diminuzione dei prezzi rispetto ai concorrenti. In un mercato da 90 milioni di sim su 60 milioni di abitanti non ci sono molti modi per invertire il trend come spera di fare la società. L’unico modo è riprendersi i clienti rubandoli ai concorrenti. Per farlo si devono diminuire i costi e investire in marketing (almeno una delle due opzioni se non tutte e due insieme) e farlo meglio degli avversari. Un compito non facile e costoso. In Brasile la crescita che Telecom si attende è meno problematica, mentre il mercato rimane estremamente interessante. Sarà per questo che, giustamente, gli investimenti aumentano mentre in Italia diminuiscono.
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Se i target sul reddito operativo sembrano sfidanti anche gli obiettivi di aumento del dividendo (dai 5 centesimi per le ordinarie attuali) non convincono tutti. Nella migliore delle ipotesi si stimava una conferma dei livelli attuali. Dichiarare una crescita sembra un impegno veramente complicato per Telecom Italia, soprattutto se si vuole dare priorità alla riduzione del debito. Nei prossimi trimestri avremo conferme o smentite dei nostri sospetti (tutti in buona fede), consapevoli che le previsioni del futuro sono difficili per tutti.
A proposito se non avete letto di scorporo della rete o fusione con Telefonica non rileggete dall’inizio sperando o credendo di esservi persi per strada qualche pezzo. Semplicemente non ci sono state novità o chiarimenti e i temi triti e ritriti evidentemente non affascinano più. Non disperate però, perché questa disillusione non durerà molto e prima o poi i due temi torneranno alla ribalta. Questo piano non prevede rivoluzioni e se anche fossero allo studio di certo non finirebbero scritte su una presentazione.
Il settore negli ultimi anni è stato privo si soddisfazioni per tutti e all’orizzonte non ci sono miracoli; Telecom poi è rimasta un operatore locale in un mercato di colossi e di operatori alternativi agguerriti. Se il mercato non si rassegna alla “noia” di una gestione regolare e oculata del business attuale o se si renderà necessario un salto nella strategia questo piano non può cambiare la situazione. Si può benissimo provare ad andare avanti così e da soli e non è detto che questa strategia sia sbagliata. Se invece si dimostrasse sbagliata o non sufficiente si dovrebbero esplorare altre soluzioni. Ma come avete capito questo è un altro capitolo e ci saranno molte occasioni ancora per rifletterci.