Era certo che la saga di Fiat avrebbe concesso pochi momenti di pace anche nel 2011, dato che la storia borsistica offre una quantità enorme di spunti di speculazione. Ieri, complice il salone dell’auto di Detroit, abbiamo avuto una prova tangibile di questa facile previsione con il titolo Fiat (quello dell’auto) che chiudeva la seduta in rialzo dell’1,4%, contro un mercato che al contrario chiudeva con un calo netto del 2,2%, Gli argomenti del giorno sono sostanzialmente due: il primo è Chrysler, il secondo è Alfa Romeo.
I piani di Fiat sull’azienda automobilistica americana sembrano avere subito un’accelerazione repentina. La notizia in teoria non dovrebbe stupire nessuno, visto che da mesi non pochi, e noi con loro, sottolineavano che il vero asso nella manica del gruppo di Torino sia propria la società automobilistica americana; come sempre vedere le teorie trasformate in fatti fa sempre un certo effetto, mercati finanziari inclusi.
La “novità” che ha infiammato il mercato è l’incremento della quota di Fiat in Chrysler dal 20% al 25%. Riassumiamo la storia per chi si fosse perso qualche pezzo per strada; fino a ieri Fiat aveva il 20% di Chrysler con la possibilità di avere gratis un ulteriore 15% in tre tranche da 5%, se avesse raggiunto tre “Performance Events”. Il primo, raggiunto ieri, è stato l’inizio della produzione negli Usa di un motore Fire di cui sarà dotata la 500. Gli altri due target necessari per acquisire un ulteriore 10% sono un miliardo e mezzo di dollari di ricavi addizionali ottenuti al di fuori dell’area Nafta per Chrysler e la produzione di un auto su piattaforma Fiat (sarà la Caliber). Questi ultimi due obiettivi dovrebbero essere alla portata di Fiat già da quest’anno, secondo le attese dei più attenti osservatori dell’azienda di Torino.
È stato poi lo stesso Marchionne a confermare questo scenario dichiarando che Fiat ha la possibilità concreta non solo di raggiungere il 35% “gratis” ma di arrivare già a fine anno al 51%, prospettando addirittura la quotazione di Chrysler nel 2011. Il 16% con cui Fiat salirà al 51% dovrà essere pagato e sarà acquistabile quando Chrysler rimborserà i fondi del governo americano e canadese ricorrendo ai normali mercati finanziari. Le negoziazioni con le banche per ottenere questi finanziamenti saranno, secondo le parole di Marchionne, intensificate nel primo trimestre.
La volontà di Fiat è ormai al di là di ogni dubbio quella di bruciare le tappe della conquista di Chrysler. Una volontà che non dovrebbe lasciare più molte perplessità sulla valenza strategica e finanziaria di questa operazione. A livello industriale si tratta di un passo enorme per raggiungere quelle economie di scala di cui non si può fare a meno nell’industria auto attuale, oltre che l’entrata in grande stile in uno dei mercati principali del pianeta.
A livello finanziario Fiat “compra” con risorse modeste un’opzione su una storia di ristrutturazione potenzialmente unica. Last but not least Fiat diventa un player globale “obbligato” dalle circostanze a rispondere a logiche industriali e finanziarie globali, diminuendo in modo decisivo le pressioni potenziali del sistema Italia. Il fatto che tutto questo avvenga nella settimana del referendum di Mirafiori è ovviamente una circostanza fortunata, e non potrà che aumentare il numero dei sostenitori del sì. L’esito tra l’altro di questo referendum appare già segnato e gli “exit poll” danno una vittoria netta con una percentuale superiore al 70%.
L’ultima chicca della giornata è arrivata direttamente da Volkswagen. L’ad del colosso tedesco si è lasciato andare in una dichiarazione interessante su Alfa Romeo, definita a “good and interesting company”. Una frase di questo tipo non lascia molti spazi all’immaginazione. Volkswagen è veramente interessata ad Alfa Romeo. Ci ha pensato Elkann a ridimensionare la vicenda dichiarando che Fiat si tiene stretta tutto a cominciare da Alfa Romeo, anche se “offrono molti soldi”.
L’ultima precisazione in realtà apre una marea di dietrologie e interpretazioni. Per chi scrive la sostanza di questo rumour è molta. Il ceo di Volkswagen appartiene al genere dei “visionari”. In Alfa non vede quello che vedono la maggioranza dei consumatori e anche degli esperti di auto di oggi; in Alfa vede la possibilità di avere finalmente un marchio di grande impatto presso il pubblico, sportivo e italiano, in grado di sfidare Bmw, con un sostanziale contributo tedesco. Questo è il motivo per cui potrebbe tranquillamente strapagare, rispetto a quella che è e sembra oggi, Alfa Romeo. Marchionne al giusto prezzo probabilmente sarebbe più che tentato.
Rimarrebbero sul tavolo le conseguenze politiche e quelle industriali per quello che diventerebbe in breve tempo un competitor pericoloso. Più verrà dilazionato, rimandato o depotenziato il rilancio di Alfa, più l’ipotesi di cessione guadagnerà credibilità. Giorno dopo giorno si fa più chiara e solida la strategia di Marchionne per rendere Fiat una società internazionale e globale. Chiunque per qualsiasi ragione voglia trattare con Fiat, con richieste che a seconda dei casi possono essere irrinunciabili, lecite o totalmente illogiche, deve arrendersi a questa evidenza, o scontare la perdita di qualsiasi capacità di incidere sui destini di quella che rimane la più grande società industriale in Italia.