Alla fine del disastro dei rifiuti di Napoli, l’idea del neo-sindaco De Magistris – un vero colpo di teatro finale – è stata niente meno che incolpare il governo; un’affermazione talmente priva di fondamento che si commenta da sola, non fosse altro per il fatto che nel resto d’Italia, a sud e a nord di Napoli, nelle regioni amministrate dalla destra, dal centro e dalla sinistra il problema non esiste.

La saga va avanti da anni con alterne fortune, ma in questi giorni sembra arrivata a livelli mai raggiunti. Eppure il sindaco in campagna elettorale aveva promesso che avrebbe risolto il problema in cinque giorni, salvo poi incolpare, chi l’avrebbe mai detto, il sabotaggio della criminalità organizzata.

La frase più incredibile, però, riguarda l’inceneritore di Acerra; tra le cause del disastro, ci sarebbe il guasto all’impianto. Lo confessiamo, alla notizia siamo caduti tramortiti dalla sedia. È la stessa persona che in campagna elettorale dichiarava che avrebbe risolto il problema rifiuti, “non con l’inceneritore come vuole Lettieri, ma con la raccolta differenziata, con l’impianto di compostaggio”?

L’inceneritore è un eco-mostro pericolosissimo, invece i roghi di rifiuti e le discariche abusive sono un’oasi di salute. Quindi, ricapitolando, nessuno vuole le discariche, nessuno vuole siti di stoccaggio temporanei, nessuno vuole gli inceneritori; è inutile dire che date queste premesse qualsiasi demagogia in campagna elettorale, che escluda queste soluzioni, trovi terreno fertile. Il problema, però, è che di fronte ai problemi veri i proclami diventano inutili.

Intanto l’assessore Sodano settimana scorsa ha dichiarato: “Si è fermato anche il termovalorizzatore di Acerra, che è una vera schifezza, lo ribadisco ancora una volta”. Mentre chi lo gestisce ha risposto: ”Il termovalorizzatore di Acerra non ha sofferto di alcun guasto alla turbina e la breve interruzione dell’esercizio non ha causato alcuna riduzione della capacità di conferimento dei rifiuti”.

Fare il panegirico dell’inceneritore è fuori luogo, ma, tra le varie cose che si sono sentite, sicuramente rientra tra le soluzioni concrete per risolvere problemi concreti, nonostante gli anatemi della nuova amministrazione. Secondo l’osservatorio di Acerra, “dall’inizio della sua attività ad aprile 2011 l’impianto ha trattato circa 910mila tonnellate di rifiuti, producendo più di 868mila megawatt di elettricità”; senza dimenticare che garantisce emissioni di gran lunga inferiori ai limiti di legge (inferiori di più del 50% ai limiti fissati dalle Direttive Europee).

A proposito dell’inceneritore, la vicenda in cui è incappata Impregilo che l’ha costruito è di quelle che rischiano di far perdere la sanità mentale. Probabilmente hanno maledetto e stramaledetto il giorno in cui hanno deciso di avventurarsi nel “business dei rifiuti”. Il business dei rifiuti è messo volutamente tra le virgolette, perché finora, tra tutti quelli che sui rifiuti hanno fatto “business”, difficilmente può rientrare la società che ha costruito l’impianto, per il semplice fatto che non è mai stata pagata.

La vicenda che ha interessato la costruzione dell’inceneritore meriterebbe un libro, perché dopo una tale sequenza di fatti (20 pagine di bilancio solo per descrivere la vicenda iniziata alla fine degli anni ’90) difficilmente si troverà un privato disposto a investire un solo euro nel settore (l’alternativa pubblica come si vede funziona benissimo).

Intanto, si è cominciato con i lavori, iniziati dopo l’intervento di centinaia di poliziotti nel 2004 per liberare aree occupate da mesi; poi c’è stato il sequestro preventivo (nel 2007) disposto dal Gip per un presunto illecito amministrativo per 750 milioni di euro della società che ha di fatto bloccato per mesi Impregilo impedendole probabilmente di vincere commesse anche in altri settori; infine, alla conclusione dei lavori, Impregilo non è stata pagata (l’importo è almeno di 355 milioni di euro) per l’impianto che pure funziona.

Oltre al danno anche la beffa,  perché i ricavi derivanti dalla vendita di energia, che l’inceneritore nonostante tutto produce, vanno invece alla Protezione civile e non a chi l’ha costruito. Oltre a questi fatti piuttosto antipatici si potrebbe scrivere un’enciclopedia sugli attentati ai cantieri o sulle difficoltà di reperimento dei rifiuti, che oggi va di moda attribuire alla criminalità organizzata.

I piani originali prevedevano la costruzione di altri due inceneritori (uno a Santa Maria La Fossa e uno nel comune di Napoli) la cui conclusione oggi, stranamente, non si vede nemmeno all’orizzonte. Ammesso anche che gli inceneritori siano assolutamente nefasti per risolvere il problema rifiuti, che senso ha massacrare il privato che lo costruisce, tra difficoltà oggettivamente elevate per usare un eufemismo (avremmo voluto vedere una società estera qualsiasi), rendendo il suo intervento un incubo economico (Impregilo, per la cronaca, da metà 2007 ha perso il 70% in borsa)? La risposta di chi scrive è:  nessuno; rimane invece ancora aperta, purtroppo, la domanda su chi e come adesso risolverà i problemi.