Ieri lo spread Btp-Bund ha toccato i massimi di sempre (306 punti base), così come il credit default swap (cds) a cinque anni sul debito italiano; dopo Irlanda, Grecia, Spagna e Portogallo al centro dei timori sulla tenuta del debiti pubblici è finita l’Italia.
Mettere ordine nelle vicende delle ultime settimane dall’approvazione della finanziaria fino ai timori di dimissioni di Tremonti, passando per le nuove regole Consob non è semplice. Chiunque voglia capire cosa stia veramente succedendo deve avere in mente alcuni punti fermi senza i quali si rischia di perdersi nel marasma di fatti, notizie, interpretazioni spesso inquinate da proclami contro supposti spietati speculatori.
Perché l’Italia è sotto attacco? L’Italia è sotto attacco perché ha uno dei debiti statali più alti in rapporto al Pil dell’area euro (120% contro 82% della Germania e 85% della Francia) e perché ha un tasso di crescita del Pil prossimo allo zero (0,9% atteso nel 2011) e ben inferiore, per esempio, a quelli di Germania (3,2%) e Francia (2,1%).
In un contesto di crisi generale economica e finanziaria in cui la principale economia mondiale, gli Stati Uniti, sta arrancando è evidente che nessun creditore dell’Italia possa sentirsi tranquillo; non solo, il fatto che non ci sia alcun segnale di ripresa vera pone dei dubbi pesantissimi sulla reale capacità dell’Italia di convivere con tale mole di debito nel medio-lungo periodo. Se non c’è crescita continuare a far pagare le stesse tasse ai cittadini per far fronte ai debiti è, al limite, solo una soluzione di breve periodo, perché nel lungo periodo si avrà lo stesso debito che grava su un’economia uguale o più povera, sicuramente in relativo, e con cittadini con meno risparmi. Per questo nemmeno raddoppiare o triplicare il bollo sui conti deposito può essere una soluzione.
Perché la finanziaria di Tremonti non ha rassicurato i mercati? La finanziaria di Tremonti non contiene alcuna riforma strutturale e non c’è l’ombra di tagli veri e scomodi; nell’immediato si tassano i risparmiatori (aumento del bollo) e si penalizzano le società quotate, che investono, cambiando le regole in corsa. I principali risparmi sono rimandati al 2013-2014. Pretendere di rassicurare i mercati in questo modo è impossibile oltre ogni dubbio. Qualunque creditore preoccupato di fronte a un debitore inaffidabile non si acconterebbe di promesse rimandate di tre anni, tanto più se queste promesse sono destinate a essere mantenute da un’altra coalizione. In pratica, di fronte alle preoccupazioni dei mercati l’Italia ha risposto rimandando di tre anni le soluzioni.
Perché Tremonti è l’uomo dei mercati? Tremonti è considerato il garante del debito italiano sui mercati per la tenacia con cui si è opposto alla riduzione delle tasse e con cui ha ribadito la volontà di rispettare i parametri di riduzione del deficit; tra le cause del peggioramento delle borse venerdì si può far rientrare anche l’ipotesi di sue dimissioni in seguito alla scandalo Milanese. Il problema che al momento rimane senza soluzione, e che è di natura politica, è che tagli strutturali fare per preservare la crescita e nello stesso tempo rassicurare i mercati. Allineare le spese per la sanità, o per l’amministrazione pubblica, di alcune regioni a quelle dei virtuosi è probabilmente più un problema “politico” che economico.
Il fatto che, a differenza di Grecia e Spagna, in Italia non si sia avuto uno sciopero vero fa venire il forte sospetto che in realtà le soluzioni proposte finora non siano state veramente scomode per nessuno e che i diritti acquisiti, sia quelli sensati che quelli insensati, sui cui di solito in Italia si scatenano battaglie epiche siano stati garantiti a tutti. Uscire da questa situazione senza sacrifici è pura utopia; bisogna “solo” decidere quali siano i sacrifici migliori.
Cosa dice l’Europa? Ieri la Merkel si è permessa (per fortuna) di dire a voce alta quello che al di fuori dell’Italia chiunque abbia un minimo di buon senso sa. O l’Italia si decide ad affrontare i problemi veri subito, scomodando le rendite e tagliando sulle inefficienze, oppure non ce la farà mai; un debitore impoverito è un debitore che farà più fatica a pagare. Trovare un modo per crescere senza massacrare i cittadini impone scelte scomode che oggi non sono più rinviabili, pena “tragedie greche”. Per questo ieri la Merkel ha dato l’unico consiglio che l’irresponsabile Italia deve ricevere: “L’Italia deve mandare con urgenza dei chiari segnali sulle riforme di bilancio”. O l’Italia decide in autonomia oggi come affrontare i problemi oppure ci penseranno domani i suoi creditori come accade in Grecia.
A cosa servono le nuove regole Consob? Se queste sono le premesse, le nuove regole Consob non servono a nulla; si vendono allo scoperto i titoli italiani e non quelli tedeschi perché ci sono dubbi giustificati sulla salute economico-finanziaria italiana e non su quella tedesca. Allineare le regole a quelle tedesche imponendo l’obbligo di trasparenza su chi abbia in essere posizioni short su partecipazioni superiori allo 0,2% del capitale non ha alcun tipo di conseguenza pratica compresa quella di una maggiore trasparenza considerate le migliaia di modalità con cui la norma è aggirabile.
Nei mesi scorsi i ribassi più violenti sulle banche italiane si sono avuti con in essere il “divieto” di short selling (superato brillantemente con i cfd) e non c’è alcun modo di impedire ciò se non quello di chiudere la borsa, un’eventualità che porterebbe l’Italia in guai enormi in tempo zero. Il problema si risolve quindi eliminando alla radice questi dubbi. Solo dopo riforme vere ci si potrà al limite lamentare degli speculatori.
Quanto tempo ha l’Italia? Negli ultimi anni le preoccupazioni sul debito italiano si sono presentate con inquietante regolarità quando i timori sulla crescita globale, e in particolare su quella degli Stati Uniti, si accentuavano. Negli ultimi mesi, dopo il fallimento sostanziale di alcuni Stati europei, l’Italia è finita al centro delle attenzioni anche per le enormi possibilità di guadagno che chi ha deciso di vendere può realizzare date le dimensioni di molto superiori dell’economia e del debito statale italiani. Stimare un orizzonte temporale è impossibile, ma le ultime giornate di borsa fanno sempre più pensare che il tempo sia scaduto.