Ieri, le Borse hanno vissuto l’ennesima giornata da incubo con Milano crollata del 4,5%, Francoforte e Parigi del 5%. Le novità di giornata (in realtà risalgono a mercoledì notte) che hanno fatto precipitare il rendimento dei treasury americani ai livelli degli anni ‘40 sono targate Federal Reserve. Intanto, il mercato sperava che mercoledì sera la Fed mettesse in atto misure molto più decise per sostenere la liquidità (con la misura di mercoledì, la Fed ha ottenuto principalmente di abbassare i tassi di interesse di lungo periodo) che invece non sono arrivate e che, a questo punto, anche arrivassero, potrebbero non dare gli effetti sperati (come vedremo poi).

La giornata di ieri non è spiegabile però da una mancata, anche se attesa, iniezione di liquidità. Sono state le dichiarazioni della Fed sullo stato di salute dell’economia a far precipitare i mercati. Oltre alle solite precisazioni sulla persistente debolezza del mercato del lavoro (vero e costante punto dolente dell’attuale scenario macro), la Fed ha ammesso chiaramente che ci sono “significativi rischi di peggioramento delle prospettive economiche, incluse tensioni nei mercati finanziari globali”.

Vedersi presentare la realtà in modo così netto e crudo evidentemente ha scosso i mercati che si sono visti agitare sotto gli occhi dalla massima autorità finanziaria mondiale lo spettro di una nuova recessione; con la differenza che questa, diversamente dalla precedente, colpirebbe in una situazione in cui le finanze statali sono in serie difficoltà.

Anche se ormai è stato ripetuto fino alla noia, sullo sfondo di queste nuove dichiarazioni rimane il problema dell’area euro, che continua a essere un elemento di incertezza pauroso per la finanza e l’economia. A questo proposito ieri è passata un’altra giornata senza nulla di nuovo con lo spread Btp-Bund, che guarda caso, continua a rimanere ai massimi di sempre.

Dicevamo degli effetti che a questo punto potrebbe avere una nuova iniezione di liquidità (l’ormai mitico Qe3). Il dato che emerge dalle ultime settimane è che le autorità finanziarie non riescono più a convincere gli investitori di poter “guarire” l’economia. Il problema è che anche chi ha liquidità non è nelle condizioni di poter decidere un investimento; gli elementi di incertezza sono tanti e tali che non è nemmeno più un problema di accesso a finanziamenti poco costosi, quanto di impossibilità di stimare i rischi di un investimento.

Lo stesso discorso vale per chi debba decidere oggi se comprare un’azione. Nemmeno gli stati indebitati appaiono credibili e ci sono diverse ragioni, tra cui gli elevati debiti, per credere che siano sostanzialmente impotenti. L’amara conclusione è che nemmeno un’epocale nuova iniezione di liquidità, che rimane sempre possibile, potrebbe cambiare molto in questa fase.

Non sembra ci siano altre spiegazioni possibili a quanto successo ieri sulle Borse e il fatto che la performance negativa abbia colpito indistintamente rafforza l’idea che questa volta sia un problema molto più radicale. La domanda ora è quante altre giornate così ci si possa permettere prima di arrivare al punto di non ritorno.

Passi l’Italia con i suoi problemi politici, un’economia in difficoltà e un debito pauroso, ma vedere Wall Street chiudere a -3% e poi arrivare a perdere il giorno dopo fino al 4% senza che ci sia il minimo accenno di inversione fa decisamente spavento. Se l’idea poi che si diffonde è che né le autorità monetarie, né gli Stati sono più ritenuti credibili nei loro sforzi per risanare l’economia, allora il problema diventa veramente preoccupante.

Le uniche certezze in mano agli investitori oggi indicano che non ci sono le condizioni per cui il quadro macroeconomico possa migliorare; non ci sono ora e non si vedono all’orizzonte. I livelli sono così depressi e i valori così anomali che un rimbalzo può sempre accadere, ma ciò non ha niente a che fare con una vera inversione.

In tutto questo si agitano le dietrologie sugli scontri tra stati europei, tra Europa e Stati Uniti e tra la finanza americana e Obama odiato da Wall Street (a cui tra le altre cose non è mai piaciuto dover pagare più tasse). Se vale la tesi che i mercati non possano reggere molte altre giornate come questa allora è facile scommettere che presto ci saranno altre novità di cui scrivere. Per l’ottimismo ripassare un’altra volta.