Nel primo giorno di borsa aperta del 2012 il mercato italiano ha festeggiato l’arrivo del nuovo anno con un +2,4%. Niente di particolarmente significativo visto quello che è successo nel 2011 e la marea di incognite che ancora aleggiano sui mercati: dalle prospettive economiche, al destino dell’euro passando per petrolio e materie prime il 2012 non è esattamente di facile lettura. Sul tema si sono esercitati praticamente tutti, incluse ovviamente le principali banche d’affari del globo; non si è tirata indietro ovviamente nemmeno Goldman Sachs che in un report fitto fitto ha mostrato al mercato il proprio outlook per il 2012.

Iniziamo col dire che il quadro non è propriamente ottimistico per la crescita globale in generale e per l’Europa in particolare. Nel nostro continente il 2012 dovrebbe iniziare con una recessione economica e la crescita si dovrebbe rivedere solo verso la fine dell’anno e poi nel 2013. L’andamento tra i diversi membri dell’area euro dovrebbe seguire l’ormai consolidato trend con Francia e Germania da una parte e i periferici, tra cui l’Italia, dall’altra. In compenso anche il mitico Bund tedesco dovrebbe cominiciare a soffrire quando la crisi inevitabilmente arriverà anche dalle parti di Francoforte.

Per quanto riguarda l’euro e l’Europa sarà decisivo il mese di gennaio, quando Spagna e Italia dovranno andare sul mercato per raccogliere miliardi di euro di nuovo debito; il periodo è di difficilissima lettura anche per la banca d’affari statunitense, ma l’euro dovrebbe sopravvivere pur tra mille difficoltà e momenti di incertezza.

Dopo questo inizio “esaltante” c’è ancora qualche aspetto che merita di essere sottolineato. Se qualcuno pensa che l’euro si debba schiantare contro il dollaro schiacciato dalla crisi dei debiti sovrani europei si sbaglia di grosso. Dai livelli attuali, sempre secondo Goldman, l’euro si dovrebbe rafforzare se l’Europa come sembra riuscirà a evitare la catastrofe della rottura dell’euro. Per il resto ci sono altre due simpatiche previsioni: una riguarda il prezzo del petrolio ancora in salita, l’altra il prezzo dell’oro in rialzo che come bene rifugio non dovrebbe essere un segnale di ottimismo.

In pochissime parole e in modo estremamente sintetico questa è probabilmente non solo la view della principale banca d’affari, ma quello che esprime il mercato oggi e probabilmente quello che pensa la maggioranza degli investitori istituzionali. L’unica avvertenza che probabilmente è bene avere in mente quando nei prossimi giorni le previsioni sul 2012 si sprecheranno è che quello che è successo nel 2011 è andato ben oltre le previsioni che 12 mesi fa venivano generalmente prese per buone; la precisazione ovviamente vale in entrambi i sensi, anche se almeno per le prime settimane e forse mesi dell’anno non è lecito coltivare particolari ottimismi.

A proposito di prime settimane dell’anno vale sempre l’assunto che più che le oscillazioni della borsa, ormai vittima di speranze o momenti di panico di giornata, è il mercato dei debiti statali a dare le indicazioni più valide sullo stato di salute della finanza. Le prime settimane dell’anno saranno decisive per capire l’evoluzione della crisi dell’area euro quando Spagna e in particolare Italia dovranno rifinanziare in condizioni di mercato tutt’altro che facili decine di miliardi di euro di debiti.

La manovra finanziaria che poteva avere qualche effetto utile è già stata fatta e i provvedimenti di cui si parla oggi in Italia, indipendentemente dalla loro efficacia, non potranno cambiare la situazione delle prossime settimane. Questo significa che se la situazione si dovesse mettere male si potrebbe sperare solo in un intervento dell’Unione europea e più specificamente della Bce; data la mole di debito da rifinanziare e la già precaria condizione di salute dell’Italia con lo spread ancora a 500 si dovrebbe sperare anche in una inusuale velocità di reazione da parte delle autorità europee.

Non è un caso quindi che il prossimo meeting tra Sarkozy e la Merkel sia programmato già per il 9 di gennaio a Berlino, perché lasciare che il mercato faccia il prezzo senza predisporre reti di sicurezza può essere estremamente pericoloso; avere contemporaneamente una crisi più o meno grave e i debiti statali di alcuni principali paesi dell’area euro in sofferenza vorrebbe dire imboccare una strada di cui non si conosce la fine.

Se dovessimo invece arrivare in primavera con il debito italiano “sano e salvo” e con l’eurozona in sicurezza si potrebbe invece coltivare un po’ di ottimismo anche per i mercati.