Chi segue le vicende di Telecom Italia si sarà segnato in calendario la data di domani, quando si riunirà il cda dell’ex monopolista italiano. Nelle ultime settimane si è speculato su possibili aumenti di capitale a servizio di acquisizioni in Sudamerica o delle ipotesi di scorporo della rete e successiva cessione di quote alla Cassa depositi e prestiti: non si è trattato dei soliti rumours indefiniti date le dichiarazioni e le manifestazioni di interesse di Sawiris e, comprensibilmente, vista l’importanza del tema l’attenzione si è focalizzata su questi aspetti. Data l’incertezza attuale, lo stato delle trattative con la Cdp e le “authorities” è possibile però che sul tema “rete” il cda possa prendere tempo e che chi si aspettava novità imminenti possa rimanere deluso.
La delusione potrebbe però essere limitata e la novità potrebbe alla fine esserci lo stesso, anche se diversa da quella che investitori e mercati si attendevano. Oggi alle 16 è programmata una conferenza stampa di Tarak Ben Ammar in cui l’imprenditore franco-tunisino annuncerà di aver trovato un partner internazionale, quasi sicuramente arabo, per investire in Italia nel settore dei media. Il fatto che il cda del 6 dicembre di Telecom Italia debba decidere anche sulle offerte ricevute per Telecom Italia Media (La7 e Mtv) difficilmente può rientrare tra le incredibili coincidenze della vita.
L’evento si inserisce in uno scenario di mercato liquido e in movimento sia per gli effetti della crisi, sia per i mutamenti tecnologici che stanno stravolgendo il settore dei media. Mediaset ha chiuso, solo qualche settimana fa, il primo trimestre in perdita della sua storia con il prezzo dell’azione irriconoscibile rispetto a quello di qualche anno fa; Rcs, editrice de Il Corriere della Sera, approverà a breve un piano industriale, con nuovi tagli e una maggiore attenzione all’online, insieme a un aumento di capitale, non proprio un dettaglio, che potrebbe essere di qualche centinaia di milioni di euro per rafforzare la struttura patrimoniale. Poi c’è, appunto, la vendita di Telecom Italia Media.
La lista potrebbe allungarsi, ma i tre nomi di cui sopra bastano e avanzano per delineare uno scenario in cui l’intero mercato è in realtà in movimento. L’affermazione è difficilmente contestabile quando si parla di due delle principali televisioni “generaliste” italiane (Rai esclusa perchè statale) e, a seconda dei punti di vista, del primo o secondo quotidiano del Paese.
Tornando alla novità di Tarak Ben Ammar è inevitabile immaginare che se è stato trovato un partner interessato all’investimento nel settore media italiano allora ci sono già delle idee di investimento sul tavolo. Tra quelle circolate due riguardano pezzi di Mediaset: Medusa e, soprattutto, Mediaset Premium, che è stata fonte di perdite consistenti e che molto difficilmente, tanto più nello scenario attuale, potrà generare utili. Poi ci sarebbe Screen Service con il suo Mux e, infine, Telecom Italia Media. L’ipotesi che la discesa in campo di Ben Ammar possa cambiare il mercato televisivo italiano, soprattutto se accompagnato da investitori arabi già soci di Al Jazeera, non è per niente remota.
È inutile poi nascondersi che, data la peculiarità del settore, alle considerazioni economico-finanziarie si possono con ogni probabilità affiancare altre “politico-relazionali”. La fase attuale offre opportunità inimagginabili fino a qualche mese fa, sia per la crisi che rende certi lussi non più mantenibili, sia perchè il controllo del “sistema Italia” è probabilmente meno efficace in una fase di Governo tecnico. La fase dovrebbe terminare a breve e la finestra temporale che oggi c’è in termini di maggiore libertà di azione per gli investitori potrebbe chiudersi per un contesto economico più favorevole che toglie pressione ai venditori o per un contesto politico meno favorevole che aggiunge pressione ai compratori.
Al tema televisivo si affiancherà quello della carta stampata con Rcs; un azionariato eterogeneo di banche, assicurazioni, società industriali (tra cui un noto produttore auto italiano) sarà a breve chiamato a sostenere il rilancio economico della società con, probabilmente, un impegno molto tangibile e materiale sottoforma di aumento di capitale.
La riflessione su tutto il riassetto trascende, per ovvi motivi, gli aspetti meramenti economici e finanziari; le domande su chi, perchè e con quali conseguenze investirà sul settore media italiano alla vigilia di un anno che, secondo tutte le previsioni, non dovrebbe regalare boom economici imprevisti non sono solo un tema per operatori di mercato (altrimenti non si spiegherebbe il motivo per cui la patria del capitalismo richiede che solo chi è in possesso della cittadinanza possa investire in televisioni). Invece, il tema è rimasto quasi esclusivamente confinato a sale operative e dintorni. Oggi se non altro sapremo se le novità saranno tali da allargare il dibattito.