Ieri il presidente del consiglio, Mario Monti, nel discorso per l’inaugurazione del salone italiano del tessile “Milano unica” ha rilasciato alcune dichiarazioni “interpretative” sull’azione economica del governo degli ultimi mesi: “Quando leggo titoli che dicono ‘Monti ha contribuito alla recessione’ io rispondo ‘Certo’: solo uno stolto può pensare di incidere su elementi strutturali che pesano da decenni senza provocare, almeno nel breve periodo, un rallentamento dovuto al calo della domanda” e ancora “il governo ha contribuito ad aggravare la congiuntura economica già difficile con i suoi provvedimenti, che però serviranno ad un risanamento e ad una crescita duratura”.
Prima di entrare nel merito delle dichiarazioni è impossibile non chiedersi se queste affermazioni sarebbero state possibili anche un mese fa con lo spread a 550 e la borsa ai minimi di sempre o se, per caso, il clima da scampato pericolo e da “il peggio è passato” che si respira, complice Draghi, non renda tutti un po’ più audaci; nel senso che oggi presentare alcuni provvedimenti antipatici come sacrifici necessari per la ripresa è un bel po più facile di quanto lo fosse qualche settimana quando gli scenari economici sembravano solo pessimi.
In ogni caso è opportuno fare alcune puntualizzazioni. La prima è che ormai oltre ogni evidenza a determinare lo spread italiano non è l’azione economica del governo; dall’arrivo di Monti per due volte lo spread italiano è arrivato alla drammatica cifra di 550 e per due volte è stata la Bce di Draghi a risolvere la situazione. Il mercato sapeva di Monti e dei suoi provvedimenti sia febbraio che a luglio ma le vendite sui titoli di stato si sono fermate solo davanti agli acquisti, fatti o promessi, della Bce. I fatti a questo riguardo sono incontestabili. Non sono questi i mercati in cui ci si mette a riflettere sugli effetti di medio, lungo o lunghissimo termine delle riforme quando il dibattito per mesi è stato se domani l’euro sarebbe esistito ancora o meno. E se anche fosse questo il mercato, ma non lo è, disposto a fare certe considerazioni rimarrebbe il problema di capire se la situazione permette o meno che certi effetti possano manifestarsi, perchè con spread greci dibattere sulla bontà o meno delle riforme diventa un esercizio poco utile.
I meriti di Monti possono essere a questo punto di due tipi. Il primo può essere relativo a una maggiore fiducia che i mercati nutrono nei suoi confronti, o a una maggiore “benevolenza” o “vicinanza” che istituzioni europee, investitori e partner poltici possono avere verso l’attuale presidente del consiglio. Se la sola presenza di Monti garantisce uno scudo all’Italia dalla speculazione più cattiva e una collaborazione dei soggetti in grado di aiutare allora i meriti sono indubbi; perchè negoziare un periodo di grazia in cui si ha il tempo di fare quello che serve per “sistemare l’economia” è un passaggio imprescindibile qualsiasi sia il governo in carica. Se invece, come sembra, quello che sta accadendo è il tentativo, della Bce e degli “amici della Bce”, di evitare che la situazione precipiti in maniera irrecuperabile perchè si pongano le condizioni per un risanamento allora i meriti sono altri e devono essere valutati con un altro metro. La questione diventa se il tempo concesso dalla Bce, dai “mercati” e dalla politica “internazionale” sia usato bene o male e il problema diventa capire se le riforme di Monti siano in grado o meno di rilanciare l’economia italiana. L’innalzamento dell’Iva, l’aumento delle accise sulla benzina e l’introduzione dell’Imu se sono servite per garantirsi lo scudo di cui sopra possono anche essere valutate “positivamemte” come parte di un pacchetto complessivo ma se l’obiettivo vero è porre le basi per una ripresa economica duratura allora bisogna “dimenticarsi” di queste azioni e valutare il resto in un’altra ottica.
Sembra che i problemi veri dell’economia italiana, dal carico fiscale, alla burocrazia asfissiante all’eccessivo peso dello stato passando per una legislazione sul lavoro discutibile e un sistema scolastico e universitario con più di una pecca richiedano ancora tanto lavoro, non molto inferiore, per intendersi, a quello che era richiesto a dicembre. Illudersi che i problemi siano risolti perchè la Bce ricomincerà a comprare bond statali è un errore mortale perchè i debiti restano e non se li dimentica nessuno così come i numeri sulla crescita, nel caso italiano decrescita, del pil. Se i provvedimenti peggiorano la situazione ma contribuiscono a risanare l’economia allora sono benvenuti altrimenti sono solo inutili. L’impressione è che rimanga tantissimo da fare e che si sia appena iniziato ma il periodo di grazia concesso non è infinito e per rimanere nel club dei migliori serve molto di più.