Ieri la borsa di Milano ha chiuso una giornata di gloria con un +3,11%, più che annullando il ribasso di lunedì quando la crisi di governo sembrava molto più probabile. La performance è sicuramente da mettere in relazione alle complicate vicende politiche che l’Italia sta vivendo e, più in particolare, con le notizie e dichiarazioni di ieri che danno per molto probabile il proseguimento dell’attuale governo; il +3% di ieri spicca nettamente tra i principali indici europei con Germania e Francia, per esempio, in rialzo di poco più di un terzo.

La reazione di borsa è sicuramente “isterica”, perchè i dati macroeconomici dell’Italia rimarranno quelli che sono indipendemente da quello che accadrà oggi e i problemi da affrontare, il livello del debito o la competitività del Paese, rimarranno gli stessi. Sono dati e circostanze perfettamente conosciute dagli investitori europei e non, così com’è noto in quali condizioni economiche versi l’Italia con un Pil stimato in calo del 2% e un tasso di disoccupazione drammatico.

Quello che è successo ieri sul mercato italiano nonostante sia senza alcun dubbio da mettere in relazione alle vicende politiche nostrane aiuta però a capire quale sia il contesto dei mercati finanziari e come questo possa influire sulla politica italiana. Se l’umore del mercato e degli investitori fosse negativo, se lo “spread” di partenza non fossero i 240/250 di metà settembre ma, per esempio, i 500 di luglio 2012, lunedì avremmo probabilmente visto cali molto più pronunciati e ieri rialzi molto più timidi; certo, già lunedì si intravedeva la possibilità che il governo Letta potesse continuare e che l’Italia potesse evitare il salto nel buio di una campagna elettorale piena di incognite, ma il rischio che tutto potesse precipitare era concreto e reale. In casi come questi, normalmente gli investitori prima vendono, alla grande, e poi si fanno le domande tanto più se il tutto riguarda un Paese con una situazione economica drammatica.

Il contesto dei mercati però oggi è un altro. È quello in cui Bernanke e la Fed decidono di rinviare il tapering, in cui la Fed e il suo nuovo governatore continueranno con ogni probabilità a sostenere l’economia e i mercati, in cui Mario Draghi, governatore della Bce, promette tassi bassi per lungo tempo e si impegna a fare di tutto per salvare l’euro, così come non sembra cessare l’esperimento di immissione di liquidità della banca centrale del Giappone, mentre le elezioni tedesche si sono concluse secondo le speranze degli investitori che tornano prepontemente a guardare e scommettere sull’Europa.

I problemi dell’Italia sono grandi secondo ogni punto di vista; grandi perchè gravi e difficili da risolvere e grandi perchè l’Italia è la terza economia dell’area euro e il primo emittente di debito pubblico in euro; nessuno si illude che la situazione possa continuare così all’infinito, perché senza un’inversione di qualche tipo e se l’economia italiana continua a correre sui binari di oggi alla fine si arriverà a una rottura dolorosa. Il contesto del mercato rimane però molto favorevole e i problemi, tra cui quello europeo e italiano, pur gravi sono “anestetizzati”.

È questo scenario l’altra faccia della medaglia della performance di ieri. Le riforme e il lavoro che l’Italia deve fare per risollevare un’economia allo stremo è tanto e servono interventi decisi in tantissimi settori; le ultimissime vicende di Alitalia e Telecom Italia mostrano senza alcun dubbio quanto sia necessario un governo. Con lo spread a 500, i mercati in ribasso, anche il migliore dei governi può fare però ben poco. Lo spazio di manovra oggi invece c’è ed è sicuramente superiore, con ben pochi meriti dell’Italia, a quello che c’era 12 mesi fa.

Quanto possa durare questa luna di miele dei mercati con gli investitori d’oltreoceano che da diversi mesi guardano all’Europa per scommettere a piene mani sulla ripresa e sulla fine del peggioramento non è noto. È noto invece che serva davvero un governo e che gli spazi di manovra esistono. Perdere altro tempo non è consigliabile e, soprattutto, alla fine gli investitori potrebbero arrendersi alla insistenza con cui l’Italia sembra a volte volersi fare del male.

 

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