Come era prevedibile, gli echi della vittoria schiacciante di Renzi alle primarie del Partito democratico sono usciti dai confini geografici e da quelli strettamente politici e sono arrivati forti anche sui mercati finanziari. Nonostante le politiche accomodanti delle banche centrali e la calma (apparente?) che si respira dalle parti di spread, decennali e dintorni, la situazione economica e finanziaria italiana al momento non appare particolarmente incoraggiante e quello che accade al di qua delle Alpi, nella terza economia dell’area euro con il primo debito pubblico, non passa mai inosservato. Il commento di rito del Financial Times al risultato delle primarie è stato assegnato a Bill Emmott, già direttore dell’Economist. L’articolo contiene tanti spunti molto interessanti su Renzi, l’esito delle primarie e il futuro politico italiano.

“Speriamo che Renzi diventi il Blair italiano”; questo il titolo/augurio dell’articolo. Come la vittoria di Blair in Inghilterra nel 1997 poteva essere spiegata dalla singola parola “new”, nota il quotidiano della City, così Renzi ha rappresentato per gli elettori un elemento di novità dopo il periodo di Monti, associato ad austerity e tasse, e quello di Berlusconi che ha fallito come primo ministro dopo 8 anni al potere su 11. Le elezioni che dovevano portare il Pd alla vittoria, scrive Emmott, hanno avuto due vincitori, Berlusconi e Grillo, e un perdente, l’Italia; è in questo scenario che la vittoria di Renzi costituisce un motivo di speranza per l’Italia stessa.

Non siamo di fronte però a un panegirico del sindaco di Firenze, perché il giornale si occupa anche delle due accuse che più spesso vengono rivolte a Renzi. La prima è che sia “superficiale” e privo di sostanza, la seconda è che sia più simile a Berlusconi che a Blair. Il FT non può fare a meno di notare quello che a molti sembra evidente e cioè che Renzi sia stato evasivo sulle politiche che vuole attuare e che non si è circondato di consiglieri che possano far intendere cosa abbia davvero intenzione di fare; l’accusa è giudicata quindi seria e non senza fondamento (ce ne eravamo accorti anche noi). Emmott, in realtà, concorda anche con la seconda anche se non ritiene significhi niente di diverso dal fatto che sia un grande comunicatore.

Il punto più interessante arriva però alla fine quando si nota che Blair era comparso sulla scena politica con il suo partito all’opposizione mentre Renzi con il Pd alla guida dell’attuale governo, con il suo collega Letta “meno carismatico ma rispettato” che siede sulla poltrona di primo ministro. Il consiglio spassionato non è suscettibile di particolari interpretazioni: “quello che Renzi deve fare è concordare con Letta un’agenda di riforme che l’Italia può e dovrebbe fare prima delle prossime elezioni nel 2014 o nel 2015”, perchè “attaccare briga con Letta per forzare nuove elezioni sarebbe rischiare un suicidio politico”.

Se non fosse abbastanza chiaro ecco il finale: “Renzi deve essere paziente. Questa deve essere la sua speranza se lui vuole essere quella dell’Italia”. I mercati per bocca del Financial Times votano quindi la fiducia a Letta con la speranza che si possa finalmente aprire una stagione di riforme.

L’origine dei consigli potrebbe anche generare qualche sospetto e si potrebbero avanzare dei dubbi sul fatto che si sia di fronte a “cattivi” o “buoni” consiglieri. In questa fase, a differenza di molte altre in precedenza, i mercati sembrano da un certo punto di vista fare un tifo vero per la ripresa economica italiana. La situazione economica globale è meno tranquilla di quanto si possa credere superficialmente; la ripresa negli Stati Uniti e fragile e gli elementi di criticità sono ancora tanti, l’Europa del sud se la passa ancora male e neanche la Francia si sente troppo bene; una crisi in Italia sarebbe un problema troppo grande con ripercussioni economiche, finanziarie e politiche.

Lo scontro è chiaramente con la Germania che è rimasta sola o quasi a sostenere l’austerity e che si oppone, non si capisce con quale grado di malafede, a qualsiasi novità che possa invertire il trend. Se anche i mercati fossero il nemico, varrebbe l’assunto che il nemico del mio nemico, la Germania, è un amico.

Il fatto che non si leggano sui giornali di crolli di borsa e incrementi dello spread, perchè la borsa e il debito statale italiano beneficiano dell’azione delle banche centrali a partire dalla Fed, non significa in nessun modo che ci sia tempo da perdere o che la situazione non sia grave. Lo sa anche il FT che infatti vota per la fiducia e chiede che all’Italia venga risparmiata un’altra campagna elettorale, dagli esiti incertissimi e inquietanti, e che Renzi usi invece quel tempo e la sua forza per fare finalmente le riforme. Per quanto il sindaco di Firenze sia un buon comunicatore, magari anche eccezionale, l’arena, in questo particolare campo, sembra molto affollata tra “forconi” e “grillini” che sono saliti di livello e toni collocandosi su un piano a cui neanche Renzi sembra volere e potere arrivare.