Lo spettacolare rialzo del 46% registrato da Moncler nel primo giorno di quotazione alla borsa di Milano si è meritato anche la prima pagina del Financial Times; i soci finanziari che hanno venduto nella quotazione probabilmente si staranno mangiando le mani e avranno anche qualcosa da ridire a chi ha curato l’Ipo visto che il prezzo di collocamento poteva essere più alto. In ogni caso lo spettacolare rialzo fa di Moncler il debutto di maggior successo in Europa del 2013 e per una volta mette con non poca sorpresa la derelitta borsa di Milano al centro dei radar degli investitori.

La performance di apertura, come facilmente comprensibile, non è di quelle che passano inosservate, soprattutto se, sempre sullo stesso listino, si trovano almeno altre due storie di eccezionale successo borsistico come Ferragamo e Cucinelli oltre a Tod’s. Insomma, per una volta non si parla di banche dai supposti bilanci fragili o sottocapitalizzate, di aziende telecom famose più per gli scontri tra gli azionisti che per i risultati o le strategie o per qualche scandalo finanziario.

Per capire la ragione di questa, altrimenti incomprensibile, euforia bisogna premettere che il settore globale del lusso vive da diversi trimestri una stagione di luna di miele con gli investitori e i multipli a cui vengono scambiate le società quotate sono stellari; è difficile riassumere in poche righe cosa sia a solleticare gli appetiti dei gestori, ma è probabile che il segmento di clienti a cui si rivolgono queste società, i ricchi, sia il più immune alla crisi e che ci sia una vasta fascia di potenziali consumatori nei paesi in via di sviluppo o tra i nuovi ricchi (cinesi o russi) sostanzialmente inesplorata. Sembrerebbe un mix esplosivo tra potenzialità di crescita, solidità dei ricavi e la bolla dei mercati che si sta vivendo. Quanto certe valutazioni, probabilmente da bolla, siano sostenibili è un altro discorso che non intacca minimamente il fatto che gli investitori vogliano fortissimamente diventare azionisti di queste società, soprattutto se, come Moncler, mostrano storie di crescita incredibile.

Le vendite del marchio francese rilevato nel 2003 da Remo Ruffini erano di 45 milioni di euro, mentre per il 2013 sono attese a 570 milioni. Non bisogna aggiungere molte parole a questi numeri per descrivere una storia di successo. Una storia italianissima nei manager/imprenditori, nell’azionariato post-quotazione e in un settore italiano per eccellenza. Il lusso tricolore, quotato a Milano, è una storia di successo che piace, tantissimo, agli investitori. Non è un’affermazione scontata, perchè negli ultimi anni, forse dati i risultati di oggi con molto rammarico, sono partiti per lidi stranieri Bulgari, Loro Piana e Pomellato, mentre Prada ha preferito quotarsi a Hong Kong. Creare un marchio del lusso che abbia anche successo economico è un’impresa molto difficile; i “giovani” o magari meno noti marchi italiani che ci sono riusciti hanno prospettive di crescita superiori a quelli dei marchi già pienamente affermati.

Ci sono tutti gli ingredienti per creare una storia di successo che non si limiti alla singola società o a un piccolo numero di società quotate. Milano, polo del lusso, anche finanziario, sarebbe una leva per la crescita di tutto il sistema Paese, senza considerare gli effetti di immagine, purchè la congiunzione astrale di fattori di questi mesi venga sfruttata pienamente. L’approdo in borsa per le società con problemi di ricambio generazionale, o con azionisti in uscita è una possibilità concreta.

Il successo avuto dalle società quotate può accendere un faro su tutto il settore aiutandolo a reggere la concorrenza che viene da appena oltre le Alpi sull’alto di gamma e da tutto il mondo sul basso. La sfida è quella di trasformare una manciata di grandi successi singoli in un sistema vincente. Oggi il sistema francese è quello di poche grandissime società quotate; non è assolutamente detto che quello italiano debba replicare esattamente queste caratteristiche che probabilmente nemmeno ci si addicono. È però certo che se questi successi rimanessero isolati sarebbe una grande occasione persa per tutti, anche e soprattutto nel contesto economico attuale.