Si è conclusa ieri l’emissione del nuovo Btp Italia per un importo di 17 miliardi di euro e un rendimento per i sottoscrittori del 2,25% con scadenza 22 aprile 2017. Ancora prima dei risultati definitivi, autorevoli quotidiani nazionali celebravano il successo dell’operazione con ordini che avevano superato anche le più rosee previsioni del Tesoro sostenendo che Maria Cannata, Direttore del Dipartimento del Debito pubblico, “dominasse i mercati” (Il Corriere della Sera di martedì). La realtà è però più complessa di come è stata presentata.
È vero che l’emissione di ieri non ha avuto importi trascurabili, ma nel 2013 il totale delle emissioni di debito pubblico italiano sarà pari a circa 450 miliardi di euro, una cifra che mette il risultato di ieri in una prospettiva molto diversa: si tratta infatti di meno del 5% del totale per il 2013. Il tutto è stato condito da espressioni e dichiarazioni di questo tenore: “Il mercato è molto razionale, poco emotivo, finalmente. I timori sulle sorti dell’euro sono stati dissipati. Cipro ha creato qualche perplessità ma non più di tanto”. È la Cannata che “parla” in un’intervista a Reuters dopo che a metà ottobre 2012 dichiarava che lo spread sarebbe potuto scendere a 200 punti (ieri eravamo a 300 dopo i 350 di fine marzo).
Non si può raccontare la storia di ieri dimenticandosi del contesto economico-finanziario in cui si svolge. Il contesto è quello in cui i tassi sui conti correnti sono a zero, le obbligazioni corporate mal prezzate e in cui sulle scadenze a breve si trova poco di interessante. È un contesto in cui i flussi verso le società di gestione del risparmio italiane (le quotate: Banca Generali, Mediolanum e Azimut) sono a livelli record con gli italiani alla ricerca di un rendimento anche minimo. È quello in cui i treasuries americani e i Bund hanno rendimenti sotto l’inflazione e in cui è crollato, in circostanze quanto meno sospette, uno degli ultimi baluardi dei risparmiatori (l’oro). È anche quello in cui la banca centrale giapponese decide un esperimento di immissione di liquidità senza eguali nella storia stampando moneta a tutto spiano. Non è in nessun modo un contesto normale, è invece certamente un contesto anomalo in cui le esplosioni di volatilità diventano “normali”; con il 2,25% a cinque anni in un contesto “normale” non si sarebbe raccolto un decimo.
Trarre conclusioni sulla “razionalità dei mercati” o degli investitori è quantomeno azzardato, così come i proclami sulla fine dei timori sull’euro. I mercati, sempre ammesso che lo siano mai stati, certamente non sono razionali in questi giorni e sostenere che i rischi di un certo investimento siano nulli, quello nel Btp nello specifico, non è un’affermazione per niente pacifica. Piuttosto bisognerebbe sottolineare quanto sia fuorviante una certa interpretazione delle vicende europee e in particolare dell’Italia.
Il successo di ieri non sarebbe probabilmente replicabile in nessuno dei Piigs e probabilmente anche in diversi paesi dell’area euro. La politica di rientro del deficit e di nuove tasse che è stata imposta all’Italia in questi mesi, con lo spread che è arrivato a sorpassare abbondamente i 500, e con una crisi economica che non si vedeva dalla Seconda guerra mondiale, si sta rivelando sempre più assurda. Ma soprattutto sono stati “assurdi” i timori che hanno coinvolto l’Italia a fine 2011 e che hanno posto le basi per un governo tutto austerity e “riforme” che ha distrutto l’economia. Ancora oggi sui giornali non si trova una riga sulle nuove nubi che si ammassano in zona Francoforte con i proclami sulla ricchezza degli italiani che non promettono niente di buono in termini di minore austerity.
Gloriarsi per il successo del Btp Italia diventa davvero fuori luogo in questo contesto economico finanziario; di più: è da incoscienti. Ma è tutto in linea perchè non c’è uno straccio di governo dal giorno delle elezioni e nessuno si sente “di fretta” perchè tanto lo spread è a 300 e le emissioni vanno. È chiaro che la finanza è un tema noioso e spesso anche complicato, ma la perdita di tempo dell’Italia diventa ogni giorno che passa sempre più colossale a fronte di una situazione economica drammatica e di una finanziaria in cui il giorno prima non succede niente e quello dopo ci sono movimenti di borsa che non si vedevano da trent’anni.
Chi celebra il Btp Italia “fa l’interesse” dell’Italia? No.