Telecom Italia è tornata a essere oggetto di rumours e speculazioni nell’ultimo weekend quando è apparsa la notizia che l’ex monopolista italiano sarebbe in trattative con un nuovo partner; in particolare, secondo Il Corriere della Sera, Telecom Italia starebbe valutando un aumento di capitale riservato a Tre Italia, posseduta dalla cinese Hutchinson Whampoa. Il rumour, seppur inedito nel nome del partner, non è del tutto nuovo, perché già a fine novembre 2012 si era accennato alla possibilità di un aumento di capitale di Telecom Italia da 3 miliardi di euro riservato a Sawiris. Se anche fosse una “leggenda”, nonostante l’autorevolezza della fonte, bisognerebbe cercare il fondo di verità dietro a due notizie così “simili” a distanza di pochi mesi.
Su Telecom Italia si concentrano alcune spinte che sembrano poter condurre a un cambio di azionariato “strutturale”. A livello europeo il rafforzamento patrimoniale di alcune società telecom, ad esempio l’olandese Kpn, avviene in concomitanza all’ingresso di un nuovo investitore – nel caso di Kpn è America Movil di Carlos Slim (che è entrato anche nel capitale di Telekom Austria). La necessità di ridurre il debito si manifesta in un settore colpito dalla crisi, con investimenti in infrastrutture ancora molto ingenti e vittima di un contesto regolamentare pesante. Dopo anni di calma piatta il settore telecom europeo è tornato, evidentemente, appetibile per investitori alla ricerca di un impiego che possa dare ritorni nel medio-lungo periodo.
La scommessa miliardaria di Carlos Slim su Kpn al momento ha ritorni disastrosi, ma operazioni di questo tipo, fatte da operatori industriali, non si misurano nell’orizzonte temporale ristretto dei mercati azionari. La scommessa in questi casi non può che essere di lungo periodo; usare l’unità di misura dei “mesi” rischia di essere fuorviante e di far passare in secondo piano il fenomeno, vero e tangibile, che sta attraversando il settore telecom europeo.
L’altra “spinta” che coinvolge Telecom Italia deriva da un livello di indebitamento superiore a quello che viene ritenuto oggi consigliabile dal mercato (altrimenti non si spiegherebbe l’aumento di capitale da 3 miliardi di euro di Kpn) e da un azionariato che vede tra i protagonisti istituzioni finanziarie che sicuramente non possono considerare la società “core business” e che ancora più sicuramente hanno difficilmente voglia e risorse per accompagnarala in un eventuale rafforzamento patrimoniale, mentre il socio industriale Telefonica, oltre alla perdita sull’investimento, non sta nenache estraendo tutte le sinergie industriali possibili.
È per questi motivi che i rumours di cui sopra, anche se smentiti, non possono essere inclusi tra le “invenzioni giornalistiche”. Dopo tutto Telecom Italia è scalabile e per diventare azionisti di controllo non occorre nemmeno lanciare un’Opa essendo sufficiente salire al 29,9%, dato che Telco (Mediobanca 11,5%, Generali 30,7%, Intesa 11,5% e Telefonica 46,2%) non arriva al 23% delle azioni del gruppo.
In questo momento la difficilissima situazione economica, finanziaria e politica italiana costituisce una sorta di freno formidabile ai cambiamenti e ai passaggi di proprietà di gruppi così esposti al mercato nazionale e così regolamentati; l’assunzione non è altrettanto vera per gruppi più esposti ai mercati internazionali (Finmeccanica e dintorni, ma anche Eni/Saipem), ma nel caso di Telecom Italia qualsiasi potenziale investitore oggi è obbligato a valutazioni preliminari sul destino finanziario e politico italiano.
Siccome i fattori di incertezza sono tanti, di importanza capitale e imponderabili, tutto viene probabilmente rimandato a un futuro in cui sarà più facile fare previsioni. Le spinte, però, non scompaiono e rimangono vive anche se non sempre conquistano le prime pagine. Tra i gruppi che potrebbero essere coinvolti da cambiamenti e passaggi di proprietà rientra sicuramente Telecom Italia, insieme, ma questa è un’altra storia, a banche e assicurazioni. Per questo i rumour continueranno a uscire senza occupare le prime pagine fino alla “sorpresa” finale.