Nel giorno dei risultati annuali e della conference call relativa con analisti e investitori, Fiat, dopo un paio di sospensioni per eccesso di ribasso, ha chiuso in Borsa con un calo del 4,11%. I risultati del quarto trimestre sono stati inferiori alle stime degli analisti, anche a causa di una pessima performance in Sud America e in Brasile, vittima di un rallentamento economico importante; risultati sotto le stime degli analisti, ma anche sotto i target dati dalla società a fine ottobre quando, in teoria, non ci sarebbe stato molto di ignoto sul finale dell’anno. Anche i target per il 2014 sono stati inferiori a quanto il mercato si aspettava. La performance di ieri non è stata particolarmente entusiasmente, ma non si deve dimenticare che il titolo dall’inizio dell’anno era salito di quasi il 30% e che il calo di ieri in un orizzonte temporale anche solo di qualche settimana non appare particolarmente “grave”.



Sarà anche per questo che un -4% che in altri giorni avrebbe preso ogni spazio “mediatico” oggi viene messo in secondo piano, dopo la notizia del nuovo logo del gruppo Fiat-Chrysler, FCA (Fiat Chrysler Automobiles) e quella della nuova sede legale, in Olanda, e fiscale, a Londra, oltre all’intenzione di quotare la società anche a New York. In realtà, la notizia delle nuove sedi di Fiat non dovrebbe suscitare troppo clamore dopo l’annuncio dell’acquisizione di Chrysler e, soprattutto, dopo quanto successo a Fiat industrial/Cnh. La novità delle sedi si può tranquillamente ritenere scontata e prevista e sicuramente così è stato per il mercato e gli investitori.



C’è una certa inerzia nel modo in cui si osserva e si “studia” Fiat. Per molti mesi e qualche anno ci si è, giustamente, concentrati sugli aspetti finanziari e sulle evoluzioni societarie del gruppo. L’acquisto di una partecipazione in Chrysler, la divisione tra Fiat e Fiat industrial, la saga del raggiungimento del 100% del gruppo americano oltre ai rumours di cessione di marchi hanno tenuto banco. Non c’erano dubbi due mesi fa su quale fosse il tema più importante per Fiat e coincideva con l’annosa vicenda delle opzioni per l’acquisto di Chrysler e la trattativa con il Veba.



Per quanto importante, tutto questo oggi rappresenta il passato; Fiat è cambiata radicalmente e così sono anche cambiati i temi su cui ci si deve concentrare. Rimane sicuramente l’obiettivo di realizzare tutti i benefici finanziari derivanti dall’acquisizione del 100% di Chrysler e, in particolare, quelli relativi ai minori oneri finanziari che il gruppo potrebbe ottenere trasferendo cassa da Chrysler a Fiat. Non è un tema banale, perchè si potrebbero recuperare centinaia di milioni di euro in minore costo del debito liberando spazio per investimenti e per la remunerazione degli azionisti. Rimane il tema di una maggiore presenza in Asia e in particolare in Cina attraverso il coinvolgimento di un nuovo partner.

Il tema più importante è però quello industriale con il lancio di nuovi modelli, il recupero di quote di mercato e il riposizionamento del gruppo verso modelli di fascia alta. Si deve quindi parlare di strategie, modelli e se siano o meno migliori di quelli della concorrenza.

È impossibile non notare tra i tanti dati contenuti nella presentazione di ieri che il reddito operativo di Maserati nel quarto trimestre 2013 è stato di 123 milioni contro i 13 del 2012 (decuplicato), grazie alle ottime vendite della Quattroporte e della Ghibli prodotte in Italia. È un buon segnale per la parte italiana del gruppo che dovrebbe concentrarsi sulla produzione di modelli di fascia alta. Fiat in Italia può sfruttare una capacità produttiva importante e uno scudo fiscale di 4 miliardi di euro; questo rappresenta l’incentivo che il gruppo ha per mantenere una base produttiva in Italia. Perchè questa potenzialità venga sfruttata occorre lanciare nuovi modelli e occorre che i nuovi modelli funzionino e vendano.

Il 2014 dovrebbe essere, finalmente, l’anno di rilancio di Alfa Romeo con modelli prodotti in Italia. Fiat torna a essere una società auto “normale” che si valuta in base ai modelli e alla strategia; anche le ripercussioni sul “sistema Paese” si misurano sul successo dei modelli prodotti. Siamo agli inizi, promettenti, di un percorso lungo e per niente facile perchè i concorrenti non si sono fermati; concorrenti sia tra i produttori auto che tra i paesi per accapparrarsi impianti e investimenti. E meglio accantonare quanto prima le vicissitudine “finanziarie”, le nuove sedi e i nuovi mercati di quotazione, da ora in avanti si deve ritornare a parlare di modelli e numero di auto vendute e, per inciso, è da qui che passa il futuro industriale di Fiat in Italia, oltre, mai dimenticarselo, che da un recupero di competitività del sistema.