I rumours sull’esito degli stress test sulle banche europee, che verranno diffusi domenica 26, hanno lasciato ieri qualche segno sui mercati finanziari, sia nella provincia dell’impero, il listino di Milano, che ha tra le banche la componente più importante, sia, più in generale, sui mercati finanziari dato che ai rumours di cui sopra si attribuiva l’indebolimento dell’euro a metà mattinata.

La cronaca della mini crisi di nervi che ha colpito i mercati inizia con le indiscrezioni riportate ieri mattina dall’agenzia spagnola Efe secondo cui undici banche europee, di cui tre italiane (Monte dei Paschi, Banco Popolare e Banca Popolare di Milano), non supereranno gli esami della Bce; il tema è così sensibile per tutto il settore finanziario europeo che la Bce ha immediatamente diffuso una nota per smentire i rumours dichiarando che “qualunque conclusione tratta prima del risultato finale degli stress test è altamente speculativa”.

Il tema, che potrebbe apparire per soli “tecnici” del mercato, è in realtà di fondamentale importanza per il settore finanziario europeo e per i singoli sistemi finanziari nazionali. La premessa è che i bilanci bancari non sono in grado, per la complessità del settore e per la moltitudine delle variabili in gioco, di dissipare tutti i dubbi degli investitori e in un certo senso sono in grado solo fino a un certo punto di comunicare il reale stato di una banca o di un’assicurazione; l’affermazione non è particolarmente incauta dopo una crisi iniziata proprio con il fallimento di banche che fino al giorno prima venivano considerate da tutti assolutamente solide (da Lehman Brothers in giù).

La crisi economica europea ha sicuramente colpito anche le banche e il loro portafoglio di crediti e titoli lasciando gli investitori liberi di speculare sulla reale entità dei danni e sull’effettiva sufficienza delle misure messe in atto negli ultimi anni, inclusi gli aumenti di capitale. Dubitare delle banche o di interi sistemi bancari e finanziari è più grave, per la fiducia dei mercati, di dubitare di qualche impresa industriale. Il sistema italiano per la gravità della crisi che ha colpito l’Italia è un osservato speciale.

Prima però di arrivare ai possibili impatti degli stress test sul sistema bancario italiano bisogna aprire almeno una parentesi. Questi stessi stress test che pendono oggi sulla testa del sistema bancario italiano, se fatti, diciamo, tra la fine del 2008 e il 2010 avrebbero probabilmente gettato nel panico sistemi bancari di altri paesi. Il sistema bancario italiano è stato colpito certamente da una crisi economica che si è protratta oltre qualsiasi stima e che ancora oggi colpisce un Paese il cui sistema produttivo deve sostenere un’amministrazione pubblica identica a quella del 2007 (ma il Pil è calato del 10%), ma alla vigilia della crisi il sistema era certamente molto più solido di altri, sicuramente quelli tedesco e francese, pieni di titoli tossici e debiti sovrani di Paesi non particolarmente solidi. Le grandi regole europee a volte hanno grandissime eccezioni e si piegano e modulano secondo esigenze che non sono sempre perfettamente imparziali.

In ogni caso gli stress test di domenica secondo le attese del mercato apriranno una nuova ondata di fusioni e acquisizioni sul sistema bancario italiano. La tesi è che i test, eliminando le incertezze sulla qualità del bilancio delle banche italiane, renderanno molto meno rischiose operazioni di fusione o acquisizione dato che compratori o partner si riterranno più tutelati da spiacevoli sorprese. Il consolidamento nel settore che gli investitori si attendono per il 2015 potrà essere interno al mercato italiano con fusioni tra operatori nazionali o potrebbe anche vedere istituti esteri rafforzare la propria posizione in Italia o aprirla ex-novo.

Le deboli prospettive dell’economia italiana in questo momento costituiscono un freno, ma è chiaro che operazioni di questo tipo spesso sono decise secondo ottiche di medio lungo termine in cui a essere comprata è una quota di mercato o un certo numero di clienti in una certa zona europea più che l’andamento dei prossimi due trimestri. Analisti e investitori domenica pomeriggio si troveranno per “fare i compiti” prima dell’apertura del mercato di lunedì. Qualsiasi siano i risultati, da quel giorno partirà un processo che si concluderà nel 2015 e che vedrà un’ulteriore riorganizzazione del sistema bancario italiano: una fase delicata per una parte molto importante del sistema economico italiano.