L’annuncio dello spin-off di Ferrari, comunicato al mercato ieri pomeriggio, ha fatto chiudere il titolo Fiat Chrysler Automobiles a +12,79%; anche Exor ha festeggiato con un rialzo del 7,03%. Fiat Chrysler prima venderà il 10% di Ferrari (di cui possiede il 90% mentre la quota rimanente fa capo a Piero Ferrari) e poi assegnerà l’80% agli azionisti di Fiat che si ritroveranno quindi con due titoli quotati, Ferrari e FCA.
L’operazione, come compreso immediatamente dal mercato, comporta innanzitutto una grande creazione di valore “finanziario”. Ferrari è un asset “premium”, uno dei marchi più famosi del mondo e appartiene molto di più al settore lusso rispetto, in un certo senso, a quello dell’auto. È chiaro che sia una Fiat che una Ferrari sono macchine con quattro ruote e un motore, ma non occorre essere un ingegnere per comprendere le differenze abissali in termini tecnologici e, soprattutto, di mercato e clientela di riferimento; le differenze sono tra l’altro molto ben rappresentate dai diversi margini.
Oggi però Ferrari è “annegata” in un gruppo molto più grande e soprattutto con fondamentali economici molto diversi e peggiori. Chi voleva essere socio di Ferrari doveva accettare di essere socio anche di qualcosa di molto diverso e dalle prospettive industriali molto più incerte. Era come, per usare un esempio, se una bellissima casa al mare fosse abitabile solo al prezzo di stare per 11 mesi all’anno in un’anonima e bruttina casa in periferia. Con lo spin-off emergerà tutto il valore di Ferrari oggi nascosto in Fiat.
Dal punto di vista di Exor o dell’azionista di minoranza non cambia nulla nella sostanza, perché la quota posseduta in Ferrari sarà la stessa ma cambia moltissimo nella forma. FCA nel comunicato stampa ha dichiarato che l’operazione è “nell’ambito di un piano per la realizzazione di una struttura di capitale appropriata a sostenere lo sviluppo di lungo termine del gruppo”; secondo la società, quindi, lo spin-off avrebbe un senso industriale oltre che finanziario di “massimizzare il valore dei nostri business per gli azionisti”. La cessione di una quota di Ferrari e lo spin-off, con una quota di debito, possono certamente rafforzare la struttura patrimoniale di FCA in una fase di investimenti ingenti, per il rilancio di Alfa Romeo, e di risultati non particolarmente brillanti.
In ogni caso lo spin-off di Ferrari non risolve il problema industriale di FCA e, soprattutto, non risolve i problemi di una società che, secondo le dichiarazioni di un mese fa del suo Presidente, opera in un mercato “ancora frammentato”; è utile inoltre ricordare che, sempre un mese fa, Jaki Elkann dichiarava che la quota della famiglia potrebbe essere diluita “se ci sarà la possibilità di rendere la società più forte”.
Ieri i risultati di FCA sono passati in secondo piano, ma lo stesso titolo che ha chiuso quasi a +13%, prima dell’annuncio dello spin-off era passato in negativo perché i risultati avevano deluso le attese. Sul mercato nordamericano, nonostante un aumento dei volumi, i margini sono peggiorati nel terzo trimestre; il settore auto rimane molto competitivo, richiede grandi investimenti e ci sono almeno sei gruppi auto che vendono più auto di FCA, che oltretutto è molto debole in alcuni mercati chiave come l’Asia. In questo scenario, e dopo le dichiarazioni di Elkann, immaginare una fusione che coinvolga Fiat è tutto tranne che fanta-finanza.
Lo stesso spin-off di Ferrari può essere assolutamente funzionale a un’evoluzione di questo tipo: Exor (gli Agnelli) controlleranno direttamente Ferrari, l’asset più pregiato, prima che un’eventuale fusione li diluisca. Qualsiasi cosa accadrà a FCA in futuro non coinvolgerà il controllo di Ferrari che rimarrà nelle mani di Exor.
Nel futuro di Fiat Chrysler, ancora di più dopo l’annuncio dello spin-off di Ferrari, ci sono altre operazioni. L’obiettivo di medio termine è quello di mettere al riparo l’investimento che Exor ha in FCA e fare in modo che possa produrre risultati e dividendi stabili. Rimane sullo sfondo il destino di Alfa Romeo, impegnata in un piano di rilancio molto oneroso e dagli esiti in certi, e di tutto il resto del gruppo. Il processo non terminerà sicuramente tra qualche mese, ma nel corso di qualche anno gli esiti potrebbero sorprendere, anche perché Alfa continua a interessare, per esempio a Volkswagen, e perché la quota di mercato in Nord America fa gola a molti.