Ieri sera, dopo qualche ora dalla chiusura del mercato, Banca Monte Paschi ha emesso un comunicato stampa a conclusione della riunione del cda in cui si è discusso del piano da proporre alle autorità per colmare il deficit patrimoniale da 2,1 miliardi di euro. Il deficit è quello emerso negli stress test comunicati al mercato domenica 26 ottobre e che hanno determinato un calo di circa il 30% delle azioni della banca toscana nelle ultime due settimane. Il piano che verrà proposto alle autorità prevede innanzitutto un aumento di capitale in opzione fino a un massimo di 2,5 miliardi di euro; l’aumento di capitale servirà anche a rimborsare integralmente gli aiuti di stato (“Monti bond”) per 1,07 miliardi.
Riguardo l’aumento, la banca ha precisato che sarà eseguito nel 2015 e che è assistito da un consorzio di garanzia tra cui compaiono primarie banche d’affari globali (Ubs è il “global coordinator”, Citi, Goldman Sachs, e Mediobanca “Co-Global coordinator”). Insieme all’aumento la banca ha annunciato cessioni per circa 220 milioni e ha dichiarato che chiederà una “mitigazione” del deficit per circa 390 milioni (la differenza tra utili operativi stimati per il 2014 e quelli stimati nello scenario avverso degli stress test).
Alla chiusura di ieri Monte Paschi capitalizzava poco più di 3,5 miliardi di euro. L’aumento di capitale, che a questo punto potrebbe aggirarsi tra 1,5 e 2 miliardi di euro, avrà impatti molto importanti sull’azionariato della banca toscana e potrebbe essere l’occasione per cambiare sensibilmente la compagine azionaria; i mercati finanziari non sono più quelli della prima metà del 2014, le attese sulla “ripresa” italiana e dell’Europa sono praticamente scomparse e la volatilità e l’incertezza sono aumentate anche, e soprattutto, sul mercato italiano. L’aumento di capitale potrebbe anche avvenire in un contesto dei mercati sfidante con le inevitabili conseguenze sul prezzo e sulla diluizione. L’economia italiana, che lascia più di qualche preoccupazione e perplessità, non consiglia scommesse basate su un miglioramento sensibile delle condizioni economiche a breve termine.
Queste considerazioni e questo nuovo contesto verranno con ogni probabilità riflessi nel prezzo dell’aumento che diventa un’occasione unica per chiunque decida di entrare nella partita e acquisire una posizione influente se non di controllo.
A questo proposito vale la pena sottolineare che Monte Paschi nel comunicato di ieri ricorda di essere assistita da Ubs e Citi in qualità di Financial Advisors “per la strutturazione e l’implementazione delle azioni contenute nel Capital Plan” e “per esplorare tutte le alternative strategiche a disposizione della Banca”. In queste “alternative strategiche” a disposizione il mercato, come sta già accadendo, continuerà a vedere ipotesi di aggregazione, fusione o acquisto che hanno negli ultimi giorni spinto al rialzo il titolo della banca.
È difficile sostenere che il mercato e gli investitori siano preda di qualche strana allucinazione o abbaglio cresciuto in una fase di liquidità abbondante. Il consolidamento sul mercato bancario italiano coinvolgerà buona parte del settore indipendentemente da ammanchi di capitale; a oggi non c’è nessun azionista nel capitale di Mps con una quota superiore al 5% e la somma delle quote dei soci con partecipazioni superiori al 2% non arriva al 15%; manca infine un soggetto industriale o una compagine di soggetti che possa in qualche modo garantire un controllo stabile.
Le domande sul destino “industriale” di Monte Paschi erano legittime ancora prima del risultato degli stress test e oggi dopo la loro pubblicazione e il comunicato stampa di ieri sono ancora più inevitabili. L’aumento di capitale costituisce con ogni probabilità un’occasione ideale per cominciare a mettere fine a questi dubbi e per dare delle risposte alle speculazioni del mercato.
Il fatto che Mps sia la terza banca italiana e che le vicende che la riguardano impattino tutto il sistema bancario italiano contribuirà a mantenere alta l’attenzione. Il mercato è certamente “sul pezzo”, un po’ meno forse “il sistema Paese”; al 2015, che sembra ancora lontano quando evocato, mancano due mesi scarsi e meno di un mese e mezzo contando le vacanze. Le risposte ai dubbi del mercato potrebbero anche arrivare prima di quanto si pensi.