Le riforme dovrebbero essere la priorità del nuovo governo Renzi: lavoro, fisco, amministrazione pubblica saranno nell’agenda del nuovo primo ministro quando sarà nominata la “squadra” su cui per ora si sprecano rumour di ogni ordine e grado. Com’è noto, dato l’andamento economico italiano e le resistenze formidabili che di solito si materializzano quando si parla di riforme anche solo di buon senso, il compito di Renzi non sarà per niente facile e l’agenda sembra già particolarmente affollata. Sfortuna o fortuna vuole che oltre alle riforme ci sia una quantità ragguardevole di temi caldi che richiedono attenzioni anche tra le società quotate a Milano.

Telecom Italia, che controlla l’asset strategico della rete in Italia, è da anni senza strategie; l’azionista di maggioranza relativa Telefonica, a cui le istituzioni finanziarie italiane hanno ceduto le proprie quote, tutela interessi in Brasile che, agli occhi del mercato, sono parsi più volte potenzialmente confliggenti con quelli degli azionisti di Telecom Italia. In particolare, la controllata brasiliana, Tim Brasil, sembra al centro degli interessi di Telefonica e molti si interrogano se una potenziale operazione di fusione con GVT, che avrebbe sicuramente sensibili ragioni industriali, non sia in realtà ostacolata dalla presenza del socio spagnolo. Non sarebbe uno scandalo per nessuno a nessuna latitudine se il governo italiano decidesse di spendere qualche energia per decidere come garantire che si continui a investire sulla rete in Italia e che la principale società di telecomunicazioni possa essere aiutata a crescere.

Saipem, una delle società di oil services più importanti al mondo e posseduta da Eni (l’azionista di maggioranza relativa è il Tesoro italiano) è incorsa in una serie di incidenti, anche giudiziari, che hanno determinato difficoltà notevoli sia finanziarie che reputazionali. Quanto questo sia dipeso da vicende interne al gruppo non è noto, ma dato che l’Italia non ha né particolare peso internazionale, né particolari risorse energetiche e che, almeno fino a oggi, il petrolio ha fatto girare le macchine e il gas il riscaldamento e le centrali elettriche non sarebbe folle, né contestabile in alcuna sede, se il prossimo governo decidesse di occuparsi della vicenda magari evitando svendite folli.

Finmeccanica, che controlla società attive nel campo della difesa e alcune delle principali società industriali italiane (Ansaldo Sts, Ansaldo Breda), ha bisogno di un confronto con il proprio principale azionista (il governo italiano) perché si proceda con la ristrutturazione e magari con una ridefinizione del perimentro delle società controllate. In India non è stata fatta una gran figura (ma siamo certi che Finmeccanica sia l’unico esempio nell’industry della difesa mondiale a incorrere in pratiche “sub-ottimali”) ed è impensabile in qualsiasi geografia del globo che una società che si occupa di difesa non abbia il supporto dal governo del proprio Paese.

La principale società industriale italiana, Fiat, ha appena chiuso un accordo di importanza storica con il completamento dell’acquisizione di Chrysler. Il destino di decine di migliaia di dipendenti del gruppo in Italia dipende dalle scelte che la società guidata da Marchionne prenderà nei prossimi anni. Il fatto che ieri il governo francese abbia deciso di sottoscrivere l’aumento di capitale di Psa suggerisce che l’industria auto, per le enormi ricadute occupazionali che ha, possa legittimamente entrare nell’ambito delle preoccupazioni di un governo (anche di quello americano come noto). Posto che è comunque necessario e opportuno creare le condizioni per rendere il Paese competitivo per qualsiasi impresa non sarebbe scandaloso se il governo si interessasse di Fiat e delle decine di migliaia di italiani che ci lavorano; anche perchè, nonostante il mercato abbia pochissima memoria, gli incentivi e gli aiuti che i contribuenti italiani hanno dato alla Fiat in decenni possono anche essere ricordati in sede di trattative e colloqui. A proposito, non si può dare per scontato che il perimetro del gruppo Fiat sia ormai definito per sempre; Iveco, per esempio, avrebbe bisogno di un parner (o un compratore).

Poi c’è il capitolo delle banche che portano i segni sotto forma di sofferenze di anni di crisi. In sede europea i governi difendono, ovviamente le proprie banche, qualcuno, a Londra, le ha nazionalizzate. Senza crediti dal sistema bancario l’economia ristagna. Il sistema bancario avrebbe bisogno di tutto il sostegno possibile del governo in sede di stress test. Sarebbe anche il caso di salvaguardare le banche popolari, oggetto di appetiti sui mercati, che come noto sono un retaggio dell’Italia più retrograda e di certo un modello sorpassato (Lehman invece andava benissimo!). In una fase di restringimento del credito e, ancora di più, di necessità di finanziare il debito pubblico, il risparmio degli italiani (sempre ammesso che a qualcuno non venga in mente l’idea demenziale di una patrimoniale che distrugga per sempre qualsiasi mercato interno e il ceto medio) è un bene da tutelare massimamente e di certo uno dei punti di forza del Paese in un mondo di stati con famiglie indebitate. Speriamo che Renzi non ascolti i consigli interessati di chi vuole portare in Italia le “magnifiche sorti” dell’azionariato internazionale e finanziario, che tanto bene ha fatto e ha mostrato in questi anni, perchè spazzi via la retrograda finanzia italiana.

Un solo modestissimo consiglio per Renzi: non ascolti gli articoli che spesso compaiono sui quotidiani internazionali che, giustamente, fanno altri interessi (altri nel senso di non italiani), né le voci di certi “italiani” che stanno o pensano all’estero. Nella migliore delle ipotesi c’è il rischio di interessi ormai non più allineati ai nostri, nella peggiore l’idea che da questa parte delle Alpi siano rimasti i fannulloni, i collusi o i poco coraggiosi che hanno bisogno dei consigli di quelli più bravi che ce l’hanno fatta da soli (e che, in fondo fondo, quelli rimasti meritano di pagare per la propria mediocrità e per i propri errori). Di solito questi ultimi leggono gli articoli di cui sopra e se ne ispirano convinti senza alcun dubbio che contengano una verità superiore in un mix devastante di spocchia e ingenuità estreme.