Ieri l’agenzia di rating Fitch ha confermato il rating “BBB+” sull’Italia cambiando l’outlook da negativo a stabile; com’era ampiamente previsto e prevedibile il cambiamento di outlook di Fitch non ha avuto effetti sui mercati; lo spread era in leggero aumento e la borsa in calo già in mattinata, prima che i timori sull’Ucraina prendessero il sopravvento condizionando la giornata. I tempi in cui le revisioni delle agenzie di rating muovevano spread e azioni sono finiti da diversi trimestri; forse quando la situazione si sarà “normalizzata” in termini di crescita economica e mercati finanziari i cambi di giudizio od outlook torneranno a pesare, anche se le agenzie di rating hanno sollevato negli ultimi anni diversi elementi di perplessità sia per il “timing” delle revisioni, sia perchè più in generale, e come per molti altri soggetti dei mercati, sembrano essere state “spiazzate” da scenari di mercato completamente nuovi e inesplorati.

Fatta questa premessa si può procedere con l’analisi delle ragioni del cambio di outlook di Fitch. L’agenzia individua quattro motivi principali: la recessione è finita nel secondo semestre del 2013; il debito sovrano ha beneficiato di un miglioramento delle condizioni finanziarie con tassi di interesse più bassi; il miglioramento dei requisiti patrimoniali delle banche che hanno approffittato dei mercati favorevoli per fare aumenti di capitale e che in generale beneficiano di mercati finanziari migliori; l’Italia ha un surplus primario.

Di queste quattro ragioni due, il costo del debito e la situazione delle banche, sono indipendenti dall’azione dei governi italiani. Il costo del debito in ribasso è dovuto all’azione delle banche centrali e i mercati effervescenti che permettono alle banche di fare aumenti senza difficoltà anche. L’uscita dalla recessione è, al momento, riconducibile, a un effetto di “base di paragone”; l’economia si è stabilizzata su livelli molto bassi che si confrontanto con basi di paragone sempre meno impegnative, ma il processo di ritorno ai valori pre-crisi non è nemmeno iniziato. Il surplus primario deriva invece da una pressione fiscale record che ha accentuato il ciclo negativo dell’economia peggiorando la recessione. L’Italia, in sostanza, non ha particolari meriti né per i mercati, né per la “salute” del deficit, dato che non deriva da tagli ma da aumenti delle tasse.

Per quanto riguarda il rating, che rimane fermo a BBB+, Fitch invece nota, in negativo, la fragilità dell’economia italiana senza inflazione e con un alto tasso di disoccupazione, la perdita di Pil significativa degli ultimi quattro anni e l’alto livello di debito. In positivo la volontà del governo di rispettare i target di decit, un’economia diversificata con poca leva privata e un sistema pensionistico sostenibile. Tra i possibili rischi Fitch menziona potenziali disordini politici con paralisi del governo e provvedimenti che mettanto a rischio i conti pubblici. I rischi al “rialzo” sono la crescita economica e la volontà di tenere sotto controllo debito e deficit pubblici. Fitch assume che non ci sia deflazione, che la crescita economica sia molto moderata e che il deficit rimanga al 3%.

Non emerge un quadro particolarmente incoraggiante. In sostanza non ci sarà una ripresa vera, ma il governo continuerà a rispettare i vincoli di bilancio. Soprattutto lo scenario tratteggiato da Fitch corrisponde a una prosecuzione della situazione attuale in cui i mercati rimangono positivi e in cui il governo continua a rispettare i target di debito senza alcun aiuto dalla crescita economica. Assumere la situazione attuale come “data” e immutabile non è però scontato. I mercati potrebbero entrare in una fase di volatilità, potrebbero emergere rischi geo-politici oppure partiti “irresponsabili” potrebbero prendere il potere.

In tutti questi i casi scomparirebbe buona parte delle motivazioni per cui Fitch ha cambiato outlook smettendo di contemplare la possibilità di un abbassamento del rating. La decisione di Fitch non è in nessun modo un riconoscimento all’Italia o alle sue riforme. I problemi strutturali dell’economia italiana e dello Stato rimangono irrisolti: il mercato del lavoro rimane particolarmente rigido, la pressione fiscale altissima e lo Stato inefficiente e indulgente con le amministrazioni che sprecano.

Più che un sospiro di sollievo le motivazioni della decisione di Fitch dovrebbero spingere a un esame di coscienza che non dovrebbe lasciare particolarmente soddisfatti. Il tema vero è la crescita economica con il taglio della spesa pubblica inefficiente; cose che Fitch non prende neanche in considerazione semplicemente perchè non ci sono ancora.