A partire da oggi, 12 giugno, i clienti inglesi che sottoscriveranno Sky sports 5 trasmesso da BSkyB (l’equivalente inglese della nostra Sky) avranno per due anni un abbonamento internet a banda larga gratuito. Questa è l’ultima novità della sfida in corso tra BskyB e British Telecom in Inghilterra, iniziata con l’acquisto dei diritti in esclusiva della Champions League da parte della compagnia telefonica per le stagioni dal 2015/16 al 2017/18 a quasi il doppio del prezzo pagato in precedenza da Sky. La notizia ha fatto precipitare in borsa sia il titolo di British Telecom che quello di BskyB.
I contenuti live sono il miglior strumento competitivo e il calcio, per la sua popolarità, è a sua volta il contenuto live più “prezioso”; gli altri contenuti non hanno la stessa popolarità e “trasversalità” del calcio e sono, in molti casi, facilmente reperibili, illegalmente, a costo zero. Le società telecom hanno investimenti ingenti e possiedono già la rete, ma non vengono retribuite quanto “meriterebbero” per l’importanza del servizio che erogano. Attaccare alla propria offerta di banda il contenuto live è uno straordinario strumento di fidelizzazione della clientela e di differenziazione dell’offerta.
La competizione non avviene più sui singoli euro, in più o in meno, del costo mensile dell’accesso a internet ma si sposta su un livello completamente diverso in cui un dato operatore telecom ha in esclusiva un contenuto in grado di differenziarlo totalmente dagli altri concorrenti mentre la banda larga è in un certo senso un costo fisso. La reazione di BskyB con l’offerta di internet gratuita sposta la sfida sullo stesso terreno di British telecom: l’utente ha comunque necessità di una connessione a internet mentre l’utente premium è quello che può e vuole pagare il contenuto “premium” e cioè lo sport live. La conseguenza finanziaria di questa guerra è, nel breve, minori profitti per le società del settore, media o telecom, che chiedono lo stesso prezzo offrendo di più oppure che chiedono meno di quanto hanno pagato per i diritti. Questa è la ragione delle performance borsistiche negative.
Questo trend non è però confinato al solo mercato inglese. Il 2 giugno Telefonica ha annunciato l’acquisto del 56% di Canal + (pay tv in Spagna) per 750 milioni di euro. La strategia di Telefonica è sostanzialmente equiparabile a quella di British Telecom, anche se con modalità differenti, con l’incorporazione della pay tv come elemento distintivo della propria offerta. In questo caso la mossa di Telefonica ha impatti anche su Mediaset dato che Mediaset Espana possiede il 22% di Canal +. Secondo Bloomberg, Telefonica avrebbe infatti offerto 350 milioni a Mediaset per arrivare al 100% di Canal +. Mediaset in questo modo potrebbe finanziare parte del costo, 660 milioni, sostenuto per l’esclusiva della Champions League 2015/2018.
Nel mercato italiano la sfida è tra Mediaset e Sky. Mediaset ha ottenuto l’esclusiva delle tre stagioni di Champions League dal 2015 e 2018 a inizio febbraio; non sono ancora chiari gli esiti della gara per le stagioni di serie A 2015-2018 di settimana scorsa, dato che Sky si sarebbe aggiudicata l’esclusiva sia sul digitale che sul satellite, ma è già chiaro che se Mediaset volesse assicurarsi anche la serie A sul digitale dovrebbe pagari altri 680 milioni. Se Mediaset volesse andare fino in fondo nella sua scommessa sul calcio dovrebbe sostenere un costo per i diritti di molto superiore a quello attuale. La società dovrebbe aumentare il costo o conquistare molti nuovi abbonati ma la sfida è difficile nonostante i nuovi contenuti, per la presenza di un concorrente temibile, per una difficile situazione economica e perchè sarebbe necessario uno sforzo commerciale e organizzativo notevole.
È per questo che i rumours su un possibile partner/cavaliere bianco che affianchi Mediaset in questo investimento ingente continuano da mesi, ma finora ai rumours non sono seguite le notizie e qualcuno pensa che le cifre investite e la portata della sfida abbiano spaventato più di un potenziale partner. In alternativa Mediaset avrà davanti a sè anni di risultati deboli e bassa generazione di cassa o addirittura dovrà venire a patti con Sky anche sulla Champions League per diminuire il peso finanziario dei diritti.
È presto per trarre conclusioni definitive perchè in Italia la situazione è ancora in evoluzione. Una cosa però è certa: Telecom Italia per ora non è della partita e non c’è niente che assomigli neanche lontanamente a quello che stanno facendo BT e Telefonica. La società è concentrata sul mobile ma soprattutto, pare, non ha una rete in grado di offrire contenuti in HD su tutto il territorio nazionale e quindi, nemmeno volendo, sarebbe in grado di fare quello che sta facendo BT; ci vorrebbero investimenti miliardari che però non si fanno mentre rimane forte l’impressione che manchi una strategia chiara. Ci sarà ancora molto da raccontare.