La battaglia tra Mediaset e Sky per la trasmissione delle partite di serie A 2015-2018 si è conclusa ieri: Sky trasmetterà tutte le partite sul satellite, mentre Mediaset trasmetterà sul digitale terrestre quelle delle otto squadre principali. Dell’asta, che si era conclusa due settimane fa e che aveva visto Sky vincitrice con l’offerta migliore sia sul digitale che sul satellite, è rimasto ben poco. Il nuovo esito, più che di una decisione della Lega Calcio, è frutto, con ogni probabilità, di un accordo, o armistizio, tra Sky e Mediaset.

Lo scenario che viene consegnato dopo l’accordo di ieri non si discosta particolarmente da quello attuale, tranne che per un dettaglio finanziario sostanziale: Mediaset pagherà circa il 30-40% in più (circa 100 milioni all’anno in più) per i diritti della serie A. Dopo mesi di novità, cominciate con l’ottenimento da parte di Mediaset dei diritti per la Champions League, la saga si conclude, per ora, in questo modo: su Sky si vedranno tutte le partite di serie A ma non quelle di Champions League, su Mediaset si vedranno le partite di Coppa più quelle delle otto squadre principali di serie A. Mediaset si accolla un costo superiore di qualche centinaio di milioni di euro rispetto alle stagioni precedenti.

In termini economico-finanziari la domanda che occorre farsi per capire se le decisioni di Mediaset saranno vincenti è quanti nuovi abbonati verranno fatti e quanto in più saranno disposti a pagare i nuovi e i vecchi abbonati. L’offerta sportiva è più ricca di quella attuale, contando la Champions League, e giustifica, probabilmente, agli occhi del cliente un prezzo superiore; è chiaro però che la vera sfida e sui nuovi abbonati. Non è noto come verrà modulata l’offerta Mediaset, se si potrà scegliere, per esempio, di comprare il “pacchetto Champions” indipendentemente da quello “serie A”e se sì quanto saranno i costi dell’uno e dell’altro. Le variabili però da tenere in considerazione sono di più e di diverso genere: è certo, per esempio, che il pacchetto Champions sarà più appetibile tanto più le squadre italiane saranno competitive e tanto più le squadre partecipanti saranno importanti. Fare previsioni è davvero difficilissimo e capire quanto la competizione europea sia in grado di impreziosire e differenziare l’offerta agli occhi dei clienti e quanti ne possa allettare è estremamente complesso.

A queste incertezze si contrappongono invece le certezze attuali. Queste sono relative ai maggiori costi, molto consistenti, che si dovranno sostenere. È possibile che i nuovi diritti non siano sufficienti per spostare il baricentro dell’attuale scenario competitivo che vede Sky in posizione molto migliore sulla pay per view. Mediaset avrebbe dovuto e dovrebbe fare molto di più per scalzare Sky dalla sua attuale posizione dominante. E può giocare due partite: la prima è quella che non prevede la pay per view, la seconda è quella che la vede scendere nell’arena dei contenuti premium pay. Nel secondo caso, però, data la presenza di Sky, occorrerebbe iniziare una battaglia lunga e costosissima. Non sembra essere a ogni modo questo il caso, come suggerisce l’accordo di ieri.

Sky a sua volta, con l’accordo con Telecom Italia media, potrebbe cominciare a offire contenuti premium e pay, magari sul cinema e sulle offerte televisive, anche sul digitale dopo aver appena lanciato canali solo sull’online. In questo caso sarebbe Sky a recitare la parte dell’“attaccante”. A complicare ulteriormente la situazione potrebbe essere lo sbarco, per ora non previsto anche per un deficit infrastrutturale sulla rete, in Italia di operatori come Netflix che a fine 2014 arriverà in sei paesi europei. In questo caso si aggiungerebbe un’offerta pay, principalmente film e serie tv, poco costosa che occuperebbe la fascia non interessata ai contenuti live o meno ricca.

Sia la strategia di Sky che quella di Netflix sono chiare e definite; quella di Mediaset, come testimoniato dall’offerta sulla Champions, sta cambiando. Mediaset però non può “vincere a metà” a causa dei costi elevati che ha deciso di sostenere e che servono per competere sulla pay tv. La società, allo stato attuale, non sembra essere attrezzata, anche finanziariamente, per andare fino in fondo sulla pay tv. L’alternativa è che decida, alla fine, di abbandonare la partita e collocarsi su una fascia di mercato meno pregiata.

Lo scenario è quindi in grande movimento sia per gli operatori attuali che per il possibile arrivo di nuovi attori: in palio c’è il mercato televisivo italiano e servono soldi e idee. L’unica cosa certa è che l’ultima puntata è ancora molto lontana.