Secondo alcuni rumours riportati lo scorso weekend dal Sunday Times, BskyB avrebbe intenzione di rilevare le società “sorelle” Sky Italia e Sky Deutschland dalla capogruppo Fox. La transazione sarebbe soprattutto legata al tentativo di Fox di acquisire Time Warner, ma le ragioni industriali dell’operazione sono evidenti. Rupert Murdoch in questo modo riunirebbe sotto un’unica società le attività europee del gruppo nel settore pay per view. Le conseguenze di un’operazione di questo tipo travalicano ovviamente sia i confini dei mercati finanziari, sia quelli geografici della sede di BSkyB.

Qualsiasi siano le ragioni di questa operazione (se prevalgano cioè quelle industriali o invece la volontà di fare cassa di Fox per fare l’offerta su Time Warner) la conclusione è la creazione sotto un unico veicolo di un player continentale presente in tre dei quattro principali mercati europei e parte di un colosso enorme e globale dei media. È difficile calcolare con precisione le sinergie del nuovo gruppo. ma è certo che ci siano e siano significative sia in termini di minori costi, sia in termini di contenuti, dato che diritti sportivi e format hanno più di un punto di contatto tra gli spettatori inglesi, italiani o tedeschi.

Secondo i rumours, BSkyB pagherebbe per il 100% di Sky Italia e il 57% di Sky Deutschland circa 7-10 miliardi di euro. Dato che Sky Italia è più grande di Sky Deutschland, la valutazione di cui sopra certificherebbe che già oggi Sky è la società media più grande in Italia in termini di valutazione. Il tema più interessante è però quello relativo all’impatto di un nuovo soggetto europeo della pay per view sul mercato italiano. Sappiamo che Mediaset è impegnata in un difficile e costosissimo rilancio nel segmento premium che l’ha vista aggiudicarsi i diritti in esclusiva per la Champions League 2015-2018; anche l’asta per i diritti della serie A, non in esclusiva, è stata ottenuta al costo di investimenti molto superiori a quelli delle stagioni precedenti.

Nonostante questo sforzo, la posizione di Mediaset nel segmento premium appare ancora debole rispetto a quella di Sky. Se Mediaset volesse andare fino in fondo nella scommessa servirebbero altri soldi, molti, e altri investimenti e quasi sicuramente un nuovo partner. Sfidare Sky, già parte di un gruppo europeo e partecipata da un colosso globale dei media che potrebbe trovarsi a possedere anche Time Warner, diventerebbe davvero complicato.

Gli eventi sportivi live si pagano sempre più cari e le prospettive economiche italiane non sembrano aiutare il settore sul lato dei ricavi. Mediaset dovrebbe ripensare non solo la propria tattica ma tutta la strategia e probabilmente cercare un’alleanza con altri operatori per poter affrontare una sfida con un colosso globale di dimensioni decine di volte superiori rispetto a quelle della società italiana. Ci sarebbe anche un problema “politico” nuovo perché alla televisione del politico Berlusconi si sostituirebbe quella di un gruppo che è stato lambito da diversi scandali (quello intorno a “news of the world” in Inghilterra per esempio) e con il principale azionista che ha avuto sicuramente simpatie politiche.

Le conseguenze però non riguardano solo Mediaset che è sotto i riflettori per tante ragioni, non ultima la recente sfida sui diritti del calcio. Un mercato così competitivo sia per gli investimenti che per il declino dei ricavi, che per la sfida dalle nuove tecnologie mette decisamente sotto pressione la Rai. La televisione di Stato è, come tutti gli altri, vittima di una recessione economica pesante ma non ha lo strumento dei contenuti premium live. Non solo non li ha, ma difficilmente li potrà mai avere perché, nella situazione attuale e posseduta al 100% dallo Stato, si presenterebbero dei problemi di concorrenza sleale insormontabili.

Se hanno ragione le altre televisioni a credere che lo strumento migliore per competere è quello dei contenuti live alla Rai manca un mezzo fondamentale in un mercato che si è evoluto moltissimo per la sfida portata da internet e da tutto quello che ci passa, sia illegalmente ma anche, in moltissimi casi, legalmente. Quota di mercato e ricavi strutturalmente in calo e costi invece strutturalmente fissi metterebbero alle corde, o forse lo avrebbero già fatto, qualsiasi operatore privato. La Rai ha il canone ma difficilmente si può ritenere, soprattutto nel contesto attuale, una risposta strategica, anche se, occorre ammetterlo, non ci si sorprenderebbe più di niente dopo la raffica di ingiunzioni di pagamento o simili arrivate.