Questa settimana Marchionne ha incontrato l’amministratore delegato di General Motors per la prima volta dall’invio della missiva in cui si suggeriva una fusione tra Fiat Chrysler e il gruppo americano. La riunione non era in realtà un incontro a due, ma un incontro con il segretario dei Trasporti americano e tutti i capi dell’auto. L’incontro ha dato all’ad di FCA l’occasione di ribadire che “GM è la società che offre il massimo in termini di sinergie”, ma che il gruppo italoamericano ha guardato a tutti i grandi concorrenti “in maniera piuttosto dettagliata”, inclusa Volkswagen. A proposito dell’analisi sui vantaggi di una fusione con GM, Marchionne ha specificato che l’analisi è stata rifatta e resta valida e che il concetto è “un evergreen”, anche se il gruppo “non cerca un fidanzato qualsiasi, dobbiamo scegliere con cura con chi parlare”.
A un mese esatto dallo sbarco di Ferrari a Piazza Affari non sono sfuggiti rumours e poi i commenti sul calendario dei lanci dei nuovi modelli Alfa Romeo. La Giulia presentata a giugno arriverà sul mercato solo a metà 2016; il gruppo ha in pratica mostrato in pompa magna un modello che non esiste nei concessionari e che non si potrà comprare per almeno altri sei mesi. È tutta la nuova gamma Alfa Romeo che però vedrà la luce successivamente ai tempi preventivati. La nuova gamma completa del marchio del biscione non sarà pronta prima del 2020, secondo una presentazione pubblicata ieri da FCA e i target di vendita al 2018, sempre di Alfa Romeo, appaiono sempre più “sfidanti”.
La motivazione ufficiale di questo ennesimo rinvio su Alfa Romeo è il rallentamento dell’economia cinese, ma è chiaro che un lasso temporale di 12 mesi tra la presentazione della Giulia e la commercializzazione appare comunque singolare, oltre al fatto che la presenza di FCA in Cina è modesta. Una motivazione per il rinvio è stata offerta dallo stesso Marchionne parlando dello scandalo diesel di Volkswagen: “Se il maggior gruppo mondiale taglia i prezzi di vendita effettivi del 20%, credete che non abbia anche un impatto sulle strategie di Alfa Romeo?”.
Il rilancio di Alfa Romeo è sempre apparso in realtà una missione complicata. Il tentativo di FCA era ed è quello di entrare nel segmento premium che però è dominato da Audi, Mercedes e Bmw che competono con soddisfazione da anni, avendo prodotto modelli di successo e che oggi hanno una gamma di vetture di grande qualità percepita dai consumatori e dai compratori potenziali. La sfida di FCA richiede non solo tanti investimenti e modelli assolutamente riusciti, ma soprattutto la costruzione di una reputazione nel segmento che per il momento non c’è e che non è raggiungibile con scorciatoie, ma solo con il consolidamento di modelli successivi di qualità. In un contesto di mercato complicato, dove le prospettive economiche sono incerte per un gruppo che ha deficit competitivi significativi, sia in termini di presenza geografica che di modelli, lanciarsi in questa avventura è un mestiere rischioso.
Lanciarsi in un’avventura di questo tipo sapendo o scommettendo che una fusione con un colosso dell’auto è alle porte fornisce una grande rete di sicurezza e soprattutto ridimensiona notevolmente i rischi derivanti da un fallimento che sostanzialmente lascerebbe il gruppo al punto di partenza, senza segmento premium, ma con un sacco di debiti in più dopo gli investimenti fatti. Riprendere le dichiarazioni di Elkann di autunno 2014 e confrontarle con quelle di questa settimana, “l’importante è non guardare a un’eventuale partnership come una necessità”, sembra suggerire un cambiamento di scenario.
È molto probabile che a cambiare non sia stato l’obiettivo finale, una fusione con un player globale, ma l’orizzonte temporale di un’operazione; GM per il momento non sembra condividere l’urgenza di Marchionne mentre Volkswagen ha in questa fase altre priorità. Questo mutamento di scenario potrebbe aver contribuito a rimodulare la strategia in chiave più conservativa e a concentrarsi sulle opportunità più immediate, come per esempio il marchio Jeep. Il rilancio di Alfa può quindi ancora aspettare.