In un’intervista pubblicata sul Financial Times on line di mercoledì, l’Amministratore delegato di Fca Sergio Marchionne ha detto di “essere convinto come non mai del fatto che il settore (auto) ha bisogno di muoversi e di muoversi velocemente verso un sentiero di consolidamento”; a dare un’ulteriore spinta al settore potrebbero esserci persino alcuni hedge fund “attivisti” che avrebbero messo nel mirino i produttori d’auto per convincerli a mettere finalmente in cantiere le fusioni. In questo scenario Fca è inevitabilmente destinata a essere al centro delle speculazioni: sia perché lo spin-off di Ferrari (nota anche l’FT come è stato già sottolineato su queste pagine) sembra preludere a un’evoluzione ulteriore di Fiat, sia perché il presidente e l’ad del gruppo italoamericano (c’è molto poco di “italo” ormai) vanno ormai da mesi ripetendo con una certa insistenza che il consolidamento è il futuro inevitabile del settore e che l’azionista è assolutamente diposto a diluirsi.



La convinzione di Marchionne dell’ineluttabilità e della convenienza di un processo di consolidamento è forte nonostante molte fusioni negli anni ‘90 abbiano creato “mostri ingestibili”. Si potrebbe anche leggere un riferimento alla fusione-cessione, fallita, a General Motors (in realtà è del 2000); in ogni caso è impossibile non rilevare la costanza con cui la proprietà e l’azionista di Fca fanno ormai da mesi arrivare il messaggio che l’orizzonte ultimo è quello di un ulteriore consolidamento di cui l’operazione con Chrysler è un passaggio, certamente importante, e non la conclusione.



Il panorama dei potenziali partner di Fiat Chrysler è in linea teorica abbastanza ampio e i soggetti coinvolti spaziano su almeno tre continenti (Europa, Stati Uniti e Asia): negli ultimi anni si sono fatti i nomi di società francesi e asiatiche (Suzuki) o indiane, operazioni in cui allo stato attuale il gruppo Fca avrebbe se non la leadership assoluta sicuramente un ruolo da protagonista.

Cosi non è per l’FT, o meglio così non è per una fonte del quotidiano inglese vicina a Marchionne, secondo cui i favoriti dell’ad italo-canadese sarebbero Volkswagen e General Motors, dato che “sono gli unici che sarebbero realmente in grado di digerirla”. Fca sarebbe quindi un boccone di gruppi molto più grandi; se questi fossero i partner possibili, tecnicamente e formalmente si potrebbe anche parlare di fusione, ma sostanzialmente sarebbe chiarissimo chi sarebbe il consolidatore e chi il consolidato (Volkswagen capitalizza 6/7 volte Fiat). Fca in dote porterebbe una quota di mercato importante nel mercato americano, marchi a cui manca tutto tranne che ottime potenzialità (Alfa Romeo) e una base produttiva già pesantissimamente ristrutturata anche nei paesi più ostici come l’Italia.



In Italia Fca ha fatto tutti i compiti a casa e ogni stabilimento ha ormai una missione produttiva chiara, mentre il baricentro del “cervello” del gruppo in termini di ricerca è stato sicuramente spostato negli ultimi anni verso gli Stati Uniti. In altre parole, chi si prende Fca dovrà fare poco o nulla in termini di tagli e ristrutturazioni e non dovrà preoccuparsi di opposizioni politiche, semplicemente perché le battaglie sono già state fatte e vinte.

Si sa che Volkswagen fatica molto sul mercato americano e che ha manifestato in diverse occasioni le proprie mire su Alfa fino al punto, si dice, da mettere sul piatto offerte miliardarie. Sul difficile mercato europeo in cui la domanda è da anni molto debole ci sarebbe la possibilità di ottenere sinergie significative. L’ostacolo più grande potrebbe forse essere messo dalla politica; non quella italiana ovviamente, dato che il gruppo ha già sede legale in Olanda, sede fiscale in Inghilterra ed è quotato anche a New York, ma da quella americana dato che si tratterebbe pur sempre di consegnare Chrysler ai “tedeschi”. In questo senso l’alternativa General Motors rende l’esito finale del consolidamento comunque realizzabile.

Si deve infine rilevare che ormai si discute di una fusione-vendita a General Motors o Volkswagen come di una possibilità assolutamente concreta mentre solo due anni fa sarebbe stata bollata come fantafinanza o peggio. Ancora qualche mese e probabilmente non farà più nemmeno effetto leggere la notizia che Fiat fa parte del gruppo Volkswagen.